Corriere della Sera

Amuchina

- di Alessandro D'avenia

Continui a sfregarti le mani per eliminare ogni atomo di impurità. Cerchi una purezza impossibil­e sulla Terra, perché la Terra è terra: me lo ha ricordato mercoledì scorso il rito delle ceneri, polvere sono e polvere ritornerò. Allora ti guardi le mani che dai sempre per scontate, tranne quando ti rivelano a che cosa ti aggrappi per non affondare: ma io sono davvero solo polvere? Per gli antichi di puro c’era solo il vino non tagliato con acqua e il divino non tagliato col tempo, e quindi immortale: a noi mortali la vita «in purezza» non è data. Il tempo ci rende «sanamente impuri», in lotta continua contro la morte, e per questo fecondi e creativi nel costruire la vita. Un virus ci ha ricordato questa impurità, sgretoland­o le facciate di febbrili routine e mostrandoc­i le fondamenta su cui viviamo, perché è di fronte alla paura della morte che si vede, tra ridicolo e ferocia, chi siamo veramente. Le fondamenta di una società che si dice «progredita» appaiono incerte e siamo costretti a chiederci su cosa abbiamo costruito, in cosa abbiamo avuto fede e, magari, come ricostruir­e.

Così fece Giovanni Boccaccio con il Decameron, all’inizio del quale narra il disfacimen­to di Firenze, resa un cimitero dalla peste del 1348. Anche lui vi aveva perso amici e parenti, e nella sua narrazione cercava salvezza per sé e i lettori: «Questo orrido cominciame­nto vi sarà, non altrimenti che ai camminanti, una montagna aspra e erta, presso alla quale un bellissimo piano e dilettevol­e sia riposto». continua a pagina 27

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy