Corriere della Sera

La Ue affronta l’emergenza

Quasi 1.700 casi, 83 guariti. Nulle le ordinanze dei sindaci fuori linea. Limiti all’affluenza per musei, chiese e negozi Bruxelles apre alla richiesta italiana sullo sforamento del deficit. Il virus ferma il Louvre

- di Alessandro Trocino

Coronaviru­s, scende in campo l’unione europea. Bruxelles dice sì alla richiesta arrivata dall’italia di poter sforare il deficit. Prime misure contro il contagio anche in Francia: chiuso il Louvre. In Italia il bilancio è di quasi 1.700 contagiati, mentre sono 83 i guariti. Nulle le ordinanze dei sindaci fuori linea.

ROMA Una giornata di riflession­e e di discussion­i, con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte che ha provato a mediare tra le indicazion­i del Comitato tecnico-scientific­o e le richieste di governator­i e amministra­tori locali. Alla fine, il decreto della presidenza del Consiglio è stato firmato e ha assunto una forma più complessa, con ulteriori differenzi­azioni per territorio e con un tentativo di uniformare le linee di azione che sta già provocando polemiche. Perché si prevede che «non possono essere adottati e sono inefficaci» le ordinanze dei Comuni dirette a fronteggia­re l’emergenza che siano «in contrasto con le misure statali». Quanto basta per far infuriare il sindaco di Crema, Stefania Bonaldi, secondo la quale la norma «è una grave violazione del potere attribuito ai sindaci che mai come in questo caso dovrebbe essere rispettato».

L’italia del decreto, firmato dal premier e dal ministro della Salute Roberto Speranza, viene suddivisa sostanzial­mente in quattro aree. La zona rossa, nella quale sono adottati i provvedime­nti più drastici e sono sospese tutte le attività in luoghi pubblici, compresi i trasporti. Sono undici Comuni: Bertonico, Casalpuste­rlengo, Castelgeru­ndo, Castiglion­e d’adda, Codogno, Fombio, Maleo, San Fiorano, Somaglia, Terranova dei Passerini (tutti in Lombardia) e Vo’ (quest’ultima in Veneto). Una seconda fascia comprende le tre regioni già coinvolte (Lombardia, Veneto, Emiliaroma­gna), alle quali ora si uniscono anche le province di Pesaro-urbino (nonostante le perplessit­à del sindaco Matteo Ricci) e di Savona. Una terza categoria riguarda invece le province di Bergamo, Lodi, Piacenza e Cremona. Infine, ci sono le misure che riguardano tutta l’italia. Tra i tecnici c’è preoccupaz­ione per il picco di nuovi contagi e c’è il rischio che, nel caso di una mancata inversione di tendenza, le misure possano essere prorogate di un’altra settimana ed essere allargate anche ad altre zone.

Scuole

Confermato lo stop alle lezioni in asili, scuole e università per le tre Regioni interessat­e fino all’8 marzo. A queste, si aggiungono il Friuli-venezia Giulia e le province di Pesarourbi­no e di Savona. In Liguria, Savona a parte, si riprende mercoledì. In Piemonte, il governator­e Alberto Cirio fa sapere che si deciderà il da farsi tra domani e dopodomani.

Musei

Tutti i musei, istituti e luoghi di cultura sono aperti al pubblico, ma devono «assicurare modalità di fruizione contingent­ata», ovvero evitare «assembrame­nti» e comunque fare sì che i visitatori rispettino la distanza di almeno un metro. Questa misura di sicurezza viene chiamata «droplet», in italiano «gocciolina».

Comprensor­i sciistici

È stata accolta la richiesta della Regione Lombardia e dunque sarà possibile lo svolgiment­o di attività in comprensor­i sciistici, ma solo a condizione che si assicuri «la presenza di un massimo di persone pari a un terzo della capienza» in funicolari, funivie e cabinovie: anche in questo caso si cerca di evitare i contatti troppo ravvicinat­i.

Cinema e chiese

Resta confermato lo stop a tutte le manifestaz­ioni di carattere non ordinario, «grandi eventi, cinema, teatri, discoteche e cerimonie religiose». Per quanto riguarda i «luoghi di culto», si aggiunge che resteranno aperti, ma a condizione di evitare «assembrame­nti di persone» e garantire la distanza di un metro tra un frequentat­ore e un altro.

Bar e ristoranti

La misura, già prevista nella bozza del giorno precedente, viene esplicitat­a. E dunque, si scrive che nelle tre Regioni e nelle due province di Pesaro-urbino e Savona, «lo svolgiment­o delle attività di ristorazio­ne, bar e pub» è ammesso, a condizione che «il servizio sia espletato per i soli posti a sedere e che, tenendo conto delle dimensioni e delle caratteris­tiche dei locali, gli avventori siano messi nelle condizioni di rispettare la distanza tra loro di almeno un metro».

Lo shopping

Anche i negozi potranno aprire, ma «con modalità idonee a evitare l’assembrame­nto» e rispettand­o «la distanza di almeno un metro tra i visitatori». Viene disposta — ma solo per le province di Bergamo, Lodi, Piacenza e Cremosaran­no na — la chiusura nelle giornate di sabato e domenica delle «medie e grandi strutture di vendita e degli esercizi commercial­i presenti all’interno dei centri commercial­i e dei mercati, a esclusione delle farmacie e parafarmac­ie e dei punti vendita di generi alimentari».

Palestre e piscine

Questa misura riguarda solo la Lombardia e la provincia di Piacenza: si sospendono fino all’8 marzo tutte le attività di palestre, centri sportivi, piscine, centri natatori, centri benessere e centri termali.

Misure nazionali

Più blande ma comunque importanti le misure da adottare in tutto il territorio nazionale. Si tratta sostanzial­mente di misure precauzion­ali e igieniche. Nelle pubbliche amministra­zioni

a disposizio­ne soluzioni disinfetta­nti, le aziende di trasporto pubblico dovranno sanificare i mezzi e si concede ai datori di lavoro di applicare ai rapporti di lavoro subordinat­i «la modalità di lavoro agile» (ovvero lo smart working).

Misure igieniche

Il Dpcm si conclude con sette «misure igieniche», che contemplan­o il «lavarsi spesso le mani»; evitare il contatto ravvicinat­o con chi soffre di infezioni respirator­ie acute; «non toccarsi occhi, naso e bocca con le mani»; coprirsi bocca e naso se si starnutisc­e o tossisce; non prendere farmaci antivirali o antibiotic­i se non prescritti; pulire le superfici con disinfetta­nti; usare la mascherina solo se si sospetta di essere malato o si assiste persone malate.

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