Corriere della Sera

Il G7 prepara le armi per evitare la recessione Ma la Bce rimane cauta e attende una schiarita

Oggi e domani summit sull’impatto dell’epidemia

- Di Federico Fubini

frattempo la Banca del popolo della Cina ha già lanciato iniezioni straordina­rie di liquidità, mirate a sostenere le imprese che hanno visto arrestare drammatica­mente i flussi di cassa a causa del blocco sanitario. La Federal Reserve americana ha fatto capire che lavora a nuovi tagli dei tassi — venerdì sera è intervenut­o il presidente Jerome Powell — e ci si potrebbe arrivare senza neanche attendere la prossima riunione di vertice il 17-18 marzo. Intanto la Casa Bianca ha già fatto filtrare che studia nuovi tagli alle tasse per rispondere a una possibile frenata globale imposta dal coronaviru­s. Quanto alla Banca del Giappone, secondo l’agenzia «Market News» è anch’essa sul punto di lanciare altre misure stranomist­a ordinarie di liquidità. E persino Hong Kong si è mossa immediatam­ente: quest’anno distribuir­à l’equivalent­e di duemila euro per abitante, di fatto sottoscrit­ti dall’autorità monetaria, sotto forma di assegni ai cittadini o di garanzie sui prestiti alle imprese.

Come nel 2008 l’area euro invece per ora prende tempo, come se la serietà delle conseguenz­e economiche di Covid-19 non fosse entrata ancora del tutto nei radar. Christine Lagarde, la nuova presidente che ha preso le redini della Banca centrale europea da Mario Draghi, giovedì ha detto che non lavora a nessuna reazione particolar­e «perché lo scenario di base è di un contenimen­to (del coronaviru­s, ndr) in tempi relativame­nte brevi». Il suo capoeco

● Christine Lagarde, 64 anni, francese, presidente della Banca centrale europea da novembre 2019

● Dal 2011 è stata numero uno del Fondo monetario internazio­nale Philip Lane giorni prima aveva già previsto «una ripresa a V», senza neanche aspettare di misurare quanto esteso sia il contagio in Europa e nel mondo. La vede diversamen­te invece il colosso tedesco Basf, che vive da settimane le crisi dei fornitori e gli ostacoli sulle catene globali del valore. Spiega il suo amministra­tore delegato Martin Brudermüll­er, prevedendo che l’economia internazio­nale vivrà il momento peggiore nei primi sei mesi dell’anno: «Non ci aspettiamo che gli effetti siano del tutto superati entro la fine del 2020».

Americani, europei e giapponesi ne parleranno oggi e domani negli Stati Uniti a un incontro del G7 Finanze, per la prima volta tutto dedicato a come salvare la ripresa internazio­nale dall’epidemia. Di certo però gli investitor­i internazio­nali hanno già notato che l’europa, per ora, resta indietro nella corsa a sostenere le imprese e la crescita: negli ultimi dieci giorni il dollaro si è già svalutato del 2% sull’euro — dando un margine di vantaggio all’export americano — mentre mosse simili si notano anche fra la moneta unica e lo yen giapponese o lo yuan cinese.

Niente di tutto questo significa che l’area euro giri le spalle all’italia in particolar­e: non incontrerà sicurament­e ostacoli a Bruxelles l’impiego

di poco più di quattro miliardi in deficit in più da parte del governo di Roma, anche perché le regole di bilancio prevedono deroghe in «circostanz­e eccezional­i». Ma un margine di spesa in più per lo 0,2% del Prodotto lordo in un solo Paese non risolve un’incertezza molto più profonda su tutta l’area euro e sull’italia in particolar­e.

Per misurare la minaccia, basta seguire l’evoluzione della Cina. Dopo il crollo degli indici di fiducia, gran parte degli analisti prevede ormai che la seconda economia del mondo perderà almeno due punti di crescita quest’anno. Nella Repubblica popolare oggi vive un contagiato da Covid-19 ogni diciassett­emila abitanti: una densità doppia rispetto all’italia, dove però le aree coinvolte dai blocchi precauzion­ali dell’attività sono le più dinamiche e il turismo subirà contraccol­pi ovunque. Difficile dunque che la perdita di Prodotto lordo per l’italia si fermi a pochi decimali nel 2020, abbastanza piccola da poter essere contrastat­a a livello nazionale. Ora come dieci anni fa, l’italia ha bisogno di una reazione europea: la sfida sarà far capire che non è nell’interesse di un solo Paese. Perché è forse possibile fermare dei rifugiati sulle frontiere, ma la marcia di un virus no.

La Bce non prevede interventi straordina­ri «perché lo scenario di base è di un contenimen­to del virus in tempi relativame­nte brevi»

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Alla Bce

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