«La didattica sul web ha dei limiti Noi faremo soltanto del ripasso»
La preside del liceo milanese Beccaria: per i ragazzi non è facile
Ho condiviso più informazioni possibile con le famiglie e ho ricevuto messaggi di fiducia e disponibilità, c’è stato il ritrovarsi in un’identità di scuola
«Non si può prendere la didattica ordinaria e trasferirla in remoto. Ci stiamo misurando con un momento di emergenza, in cui si naviga a vista. Stiamo cercando di attrezzarci con gli strumenti che già abbiamo, come il registro elettronico, e altri, che siano videoconferenze o software, per tenere gli studenti allenati e portarli a un rientro soft. Ma non prevediamo di mandare avanti i programmi, sostituendo l’attività didattica ordinaria con quella virtuale».
Da settembre Simonetta Cavalieri guida il liceo Classico Beccaria di Milano, uno dei più antichi d’italia, con 1.250 studenti e 85 docenti. La settimana scorsa alcuni insegnanti hanno inviato compiti, esercizi, indicazioni di testi o video agli alunni. Qualcuno ha provato le video-lezioni via Skype, ma ora, in vista della nuova settimana di chiusura, la preside ha diramato delle linee guida. «È un invito, non di un’imposizione — spiega —. Stiamo cercando di fare il possibile perché i ragazzi possano lavorare con attività di recupero, approfondimento, revisione di argomenti già trattati. Da martedì contiamo di partire con questo pseudoorario di lezione».
Perché non portare avanti i programmi? «Perché siamo in una situazione nuova e fuori da ogni previsione. La videoconferenza ha dei limiti e il risultato è diverso a seconda di chi la propone. Fra i docenti c’è chi conosce questi mezzi e li usa abitualmente e chi meno, io stessa ho imparato a fare videoconferenze con il mio staff grazie all’aiuto di alcuni professori. Gestire l’attività amministrativa in remoto non è semplice, nonostante si abbia l’accesso digitale alla segreteria, al protocollo. La peggiore difficoltà è stata annullare le gite». Ma chissà che anche da un momento così complicato non venga qualcosa di buono. La speranza di Cavalieri è che «questo sforzo per implementare la didattica a distanza non serva solo per questa emergenza, ma la faccia diventare una modalità di lavoro utile in futuro, adatta al recupero o a una didattica più personalizzata». Del resto, in questi giorni frenetici, sono arrivati segnali confortanti. «Ho cercato di condividere più informazioni possibile con le famiglie — dice la preside —. E ho ricevuto messaggi di fiducia e disponibilità, c’è stato il ritrovarsi in un’identità di scuola». Resta da capire come reagiranno gli alunni alla didattica virtuale. «Anche per loro è un mondo nuovo e non sarà facile. Ma è un messaggio che la vita è complessa e non abbiamo sempre il controllo delle variabili in gioco. Però possiamo affrontare insieme, studenti e prof, questo tempo diverso».