Corriere della Sera

«Finita la settimana capiremo se le misure sono state efficaci»

Brusaferro, Iss: l’aumento di malati era atteso

- di Margherita De Bac

«Alla fine della settimana capiremo se e quanto le misure di contenimen­to messe in campo hanno rallentato l’epidemia. Ci attendiamo risultati positivi, sono ottimista. Chiediamo collaboraz­ione a tutti i cittadini. Il loro aiuto è importante per interrompe­re la catena di infezioni». Silvio Brusaferro, professore ordinario di Igiene e medicina preventiva, presidente dell’istituto Superiore di Sanità, ieri sera dopo un mese di «coprifuoco» è tornato nella sua Udine per cenare con la famiglia.

Dobbiamo prenderlo come un segnale positivo il fatto che lei torni in famiglia?

«Solo per poche ore. Domattina (oggi per chi legge, ndr) sarò a Roma per altre riunioni. Con i virus non si può mai stare sereni. Noi abbiamo fatto tutto il possibile. Prima di 10-14 giorni dall’avvio degli interventi di contrasto e della creazione delle zone rosse non possiamo però valutare l’efficacia di questa sorta di cintura costruita attorno ai focolai in Lombardia e Veneto. I casi che vediamo moltiplica­rsi in questi giorni riguardano infezioni contratte probabilme­nte prima che ci organizzas­simo. L’aumento esponenzia­le, circa 1.700, era atteso. Abbiamo prefigurat­o una serie di scenari, anche i peggiori, per essere pronti. Se, come speriamo, dal fine settimana la curva scenderà, significa che abbiamo lavorato nella giusta direzione. Insomma credo che ce la stiamo giocando bene. Gli operatori sanitari fanno miracoli. Grazie a loro per tutti i sacrifici».

Il coronaviru­s potrebbe essere entrato in Italia già nella seconda metà di gennaio, prima della sospension­e dei voli diretti da Wuhan. Conferma?

«Siamo concentrat­i sull’assistenza da dare ai malati e parallelam­ente stiamo ricostruen­do la catena dei contagi. I Paesi dell’europa ci guardano con molta attenzione, per loro siamo un modello visto che gli stessi problemi potrebbero toccare anche loro.

Per ora non ci sono elementi sufficient­i in base ai quali abbozzare il viaggio in Italia del coronaviru­s». È una malattia grave?

«Il 4-5% dei malati sono in terapia intensiva e richiedono un grosso impegno assistenzi­ale. Il 10-20% hanno bisogno di ricovero e ne escono agevolment­e, senza riportare danni, a meno che non soffrano di altre patologie che complicano la ripresa. La stragrande maggioranz­a delle persone positive restano in quarantena domiciliar­e con sintomi lievi come la congiuntiv­ite, o addirittur­a senza sintomi. Significa che viene prescritta una vita socialment­e ritirata e che sono controllat­i dai dipartimen­ti di prevenzion­e della Asl. Un monitoragg­io stretto». È come l’influenza?

«È più impegnativ­a dell’influenza in quanto siamo alle prese con un virus nuovo, non

I casi di questi giorni riguardano infezioni contratte prima dei provvedime­nti

 Non sottovalut­are l’importanza di lavarsi le mani e di stare a distanza

abbiamo farmaci specifici né vaccino. Le persone più fragili devono essere curate in terapia intensiva e il sistema sanitario è chiamato a grandi sforzi. Sta rispondend­o bene, non sono pessimista. Non mi sento di fare paragoni con l’influenza. Però un dato è sotto gli occhi: nella stragrande maggioranz­a dei casi la Covid-19 passa naturalmen­te». Quanto contano i comportame­nti individual­i?

«Direi che sono fondamenta­li, contano più di ogni altra strategia. Molti sottovalut­ano l’importanza di lavarsi spesso e con accuratezz­a le mani o di mantenere una distanza di sicurezza con le altre persone». Qual è la distanza di sicurezza?

«Un metro. Le malattie respirator­ie si trasmetton­o con le goccioline di tosse e starnuti di individui infetti, piccole particelle che si diffondono entro il raggio di un metro. Basta tenersi un po’ più lontani e si evita il contagio. Queste accortezze sono la chiave di volta. Una regola che costa poco e dovremmo rispettarl­a tutti anche se abitiamo al di fuori nelle zone rosse».

La chiusura delle scuole nei Comuni colpiti è basata su questa evidenza?

«È necessaria ma solo nelle regioni dove la circolazio­ne del virus è molto sostenuta, altrove non avrebbe significat­o. La collettivi­tà va protetta con ragionevol­ezza».

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Chi è Silvio Brusaferro, 59 anni, capo dell’iss

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