«Finita la settimana capiremo se le misure sono state efficaci»
Brusaferro, Iss: l’aumento di malati era atteso
«Alla fine della settimana capiremo se e quanto le misure di contenimento messe in campo hanno rallentato l’epidemia. Ci attendiamo risultati positivi, sono ottimista. Chiediamo collaborazione a tutti i cittadini. Il loro aiuto è importante per interrompere la catena di infezioni». Silvio Brusaferro, professore ordinario di Igiene e medicina preventiva, presidente dell’istituto Superiore di Sanità, ieri sera dopo un mese di «coprifuoco» è tornato nella sua Udine per cenare con la famiglia.
Dobbiamo prenderlo come un segnale positivo il fatto che lei torni in famiglia?
«Solo per poche ore. Domattina (oggi per chi legge, ndr) sarò a Roma per altre riunioni. Con i virus non si può mai stare sereni. Noi abbiamo fatto tutto il possibile. Prima di 10-14 giorni dall’avvio degli interventi di contrasto e della creazione delle zone rosse non possiamo però valutare l’efficacia di questa sorta di cintura costruita attorno ai focolai in Lombardia e Veneto. I casi che vediamo moltiplicarsi in questi giorni riguardano infezioni contratte probabilmente prima che ci organizzassimo. L’aumento esponenziale, circa 1.700, era atteso. Abbiamo prefigurato una serie di scenari, anche i peggiori, per essere pronti. Se, come speriamo, dal fine settimana la curva scenderà, significa che abbiamo lavorato nella giusta direzione. Insomma credo che ce la stiamo giocando bene. Gli operatori sanitari fanno miracoli. Grazie a loro per tutti i sacrifici».
Il coronavirus potrebbe essere entrato in Italia già nella seconda metà di gennaio, prima della sospensione dei voli diretti da Wuhan. Conferma?
«Siamo concentrati sull’assistenza da dare ai malati e parallelamente stiamo ricostruendo la catena dei contagi. I Paesi dell’europa ci guardano con molta attenzione, per loro siamo un modello visto che gli stessi problemi potrebbero toccare anche loro.
Per ora non ci sono elementi sufficienti in base ai quali abbozzare il viaggio in Italia del coronavirus». È una malattia grave?
«Il 4-5% dei malati sono in terapia intensiva e richiedono un grosso impegno assistenziale. Il 10-20% hanno bisogno di ricovero e ne escono agevolmente, senza riportare danni, a meno che non soffrano di altre patologie che complicano la ripresa. La stragrande maggioranza delle persone positive restano in quarantena domiciliare con sintomi lievi come la congiuntivite, o addirittura senza sintomi. Significa che viene prescritta una vita socialmente ritirata e che sono controllati dai dipartimenti di prevenzione della Asl. Un monitoraggio stretto». È come l’influenza?
«È più impegnativa dell’influenza in quanto siamo alle prese con un virus nuovo, non
I casi di questi giorni riguardano infezioni contratte prima dei provvedimenti
Non sottovalutare l’importanza di lavarsi le mani e di stare a distanza
abbiamo farmaci specifici né vaccino. Le persone più fragili devono essere curate in terapia intensiva e il sistema sanitario è chiamato a grandi sforzi. Sta rispondendo bene, non sono pessimista. Non mi sento di fare paragoni con l’influenza. Però un dato è sotto gli occhi: nella stragrande maggioranza dei casi la Covid-19 passa naturalmente». Quanto contano i comportamenti individuali?
«Direi che sono fondamentali, contano più di ogni altra strategia. Molti sottovalutano l’importanza di lavarsi spesso e con accuratezza le mani o di mantenere una distanza di sicurezza con le altre persone». Qual è la distanza di sicurezza?
«Un metro. Le malattie respiratorie si trasmettono con le goccioline di tosse e starnuti di individui infetti, piccole particelle che si diffondono entro il raggio di un metro. Basta tenersi un po’ più lontani e si evita il contagio. Queste accortezze sono la chiave di volta. Una regola che costa poco e dovremmo rispettarla tutti anche se abitiamo al di fuori nelle zone rosse».
La chiusura delle scuole nei Comuni colpiti è basata su questa evidenza?
«È necessaria ma solo nelle regioni dove la circolazione del virus è molto sostenuta, altrove non avrebbe significato. La collettività va protetta con ragionevolezza».