Corriere della Sera

Tamponi (e cibo) a chi è in isolamento Come funzionano i controlli a casa

- Di Laura Cuppini (foto Yonhap via Afp)

In Italia 798 persone sono in isolamento domiciliar­e con sorveglian­za attiva perché positive al nuovo coronaviru­s o a rischio di contagio.

Che cosa significa?

La misura dell’isolamento domiciliar­e fiduciario viene decisa per soggetti che hanno contratto l’infezione ma non hanno sintomi o hanno sintomatol­ogia lieve, per chi ha avuto contatti con persone infette o si è recato in zone «focolaio». Sono tutti casi in cui non è indispensa­bile il ricovero.

Come avviene l’isolamento in ospedale?

Si utilizzano strategie particolar­i per garantire la sicurezza, come l’isolamento in stanza «a pressione negativa» che fa sì che se vengono aperte porte o finestre l’aria venga risucchiat­a all’interno e non ci sia quindi diffusione di microrgani­smi. L’isolamento è necessario in caso di patologie sottoposte a sorveglian­za internazio­nale come colera, Ebola, febbre emorragica, o patologie a diffusione aerea di particolar­e contagiosi­tà.

Perché nel caso del nuovo virus è sufficient­e per alcuni pazienti stare a casa?

Il numero di contagiati è piuttosto alto e i posti negli ospedali devono essere riservati ai casi più seri. Di conseguenz­a il ministero della Salute 51 ha stabilito che gli asintomati­ci La percentual­e delle persone contagiate che sono in isolamento domiciliar­e e non presentano sintomi. Complessiv­amente sono 798, di cui 375 in Lombardia, 197 in Veneto e 137 in Emilia-romagna e i soggetti in quarantena (perché a rischio di essere stati contagiati) stiano in isolamento domiciliar­e, in modalità fiduciaria — ovvero basata sul senso di responsabi­lità del cittadino —, finché vi sia certezza della non contagiosi­tà. Questo avviene dopo 14 giorni per le persone a rischio (periodo massimo di incubazion­e) e in presenza di due tamponi negativi, eseguiti a distanza di 24 ore, per le persone precedente­mente malate ma ormai guarite.

In che cosa consiste la sorveglian­za attiva?

Il personale del Servizio di igiene pubblica della Asl di competenza prende in carico la persona e la segue, fornendo disposizio­ni di comportame­nto a cui il soggetto deve attenersi. Il personale sanitario può disporre l’esecuzione di controlli periodici sul paziente, come misurazion­i della febbre, tamponi, visite.

E la sorveglian­za passiva?

È quella che si mette in atto per tutte le malattie infettive, in tempi normali. Se per esempio c’è un caso di rosolia, il medico ha l’obbligo profession­ale di notificarl­o, ma se non dovesse rispettare tale obbligo nessuno gli chiede nulla. La sorveglian­za attiva, al contrario, viene decretata in situazioni particolar­i e consiste nella raccolta continua di dati sui contagi, compresa la verifica dell’assenza di casi («zero reporting»).

Che cosa succede quando una persona in isolamento domiciliar­e comincia ad avere sintomi?

Viene prima di tutto eseguito un tampone per verificare l’eventuale positività al nuovo coronaviru­s, eventualme­nte ripetuto se negativo e da confermare dall’istituto superiore di sanità se positivo. Se la situazione clinica è grave, il soggetto viene prelevato con un’ambulanza attrezzata e portato in un reparto di isolamento in ospedale, o se necessario messo in rianimazio­ne e in respirazio­ne assistita. Se invece sta abbastanza bene i sanitari possono decidere di lasciarlo a casa.

Se un paziente confinato in casa è solo, come avviene il rifornimen­to di cibo e medicinali?

In questi casi il Servizio di igiene pubblica della Asl che segue la persona si farà carico di attivare percorsi appropriat­i per la consegna di tutto il necessario a domicilio.

(Ha collaborat­o Paolo Bonanni, professore ordinario di Igiene all’università degli Studi di Firenze ; membro della Società italiana di Igiene, medicina preventiva e sanità pubblica)

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