Tamponi (e cibo) a chi è in isolamento Come funzionano i controlli a casa
In Italia 798 persone sono in isolamento domiciliare con sorveglianza attiva perché positive al nuovo coronavirus o a rischio di contagio.
Che cosa significa?
La misura dell’isolamento domiciliare fiduciario viene decisa per soggetti che hanno contratto l’infezione ma non hanno sintomi o hanno sintomatologia lieve, per chi ha avuto contatti con persone infette o si è recato in zone «focolaio». Sono tutti casi in cui non è indispensabile il ricovero.
Come avviene l’isolamento in ospedale?
Si utilizzano strategie particolari per garantire la sicurezza, come l’isolamento in stanza «a pressione negativa» che fa sì che se vengono aperte porte o finestre l’aria venga risucchiata all’interno e non ci sia quindi diffusione di microrganismi. L’isolamento è necessario in caso di patologie sottoposte a sorveglianza internazionale come colera, Ebola, febbre emorragica, o patologie a diffusione aerea di particolare contagiosità.
Perché nel caso del nuovo virus è sufficiente per alcuni pazienti stare a casa?
Il numero di contagiati è piuttosto alto e i posti negli ospedali devono essere riservati ai casi più seri. Di conseguenza il ministero della Salute 51 ha stabilito che gli asintomatici La percentuale delle persone contagiate che sono in isolamento domiciliare e non presentano sintomi. Complessivamente sono 798, di cui 375 in Lombardia, 197 in Veneto e 137 in Emilia-romagna e i soggetti in quarantena (perché a rischio di essere stati contagiati) stiano in isolamento domiciliare, in modalità fiduciaria — ovvero basata sul senso di responsabilità del cittadino —, finché vi sia certezza della non contagiosità. Questo avviene dopo 14 giorni per le persone a rischio (periodo massimo di incubazione) e in presenza di due tamponi negativi, eseguiti a distanza di 24 ore, per le persone precedentemente malate ma ormai guarite.
In che cosa consiste la sorveglianza attiva?
Il personale del Servizio di igiene pubblica della Asl di competenza prende in carico la persona e la segue, fornendo disposizioni di comportamento a cui il soggetto deve attenersi. Il personale sanitario può disporre l’esecuzione di controlli periodici sul paziente, come misurazioni della febbre, tamponi, visite.
E la sorveglianza passiva?
È quella che si mette in atto per tutte le malattie infettive, in tempi normali. Se per esempio c’è un caso di rosolia, il medico ha l’obbligo professionale di notificarlo, ma se non dovesse rispettare tale obbligo nessuno gli chiede nulla. La sorveglianza attiva, al contrario, viene decretata in situazioni particolari e consiste nella raccolta continua di dati sui contagi, compresa la verifica dell’assenza di casi («zero reporting»).
Che cosa succede quando una persona in isolamento domiciliare comincia ad avere sintomi?
Viene prima di tutto eseguito un tampone per verificare l’eventuale positività al nuovo coronavirus, eventualmente ripetuto se negativo e da confermare dall’istituto superiore di sanità se positivo. Se la situazione clinica è grave, il soggetto viene prelevato con un’ambulanza attrezzata e portato in un reparto di isolamento in ospedale, o se necessario messo in rianimazione e in respirazione assistita. Se invece sta abbastanza bene i sanitari possono decidere di lasciarlo a casa.
Se un paziente confinato in casa è solo, come avviene il rifornimento di cibo e medicinali?
In questi casi il Servizio di igiene pubblica della Asl che segue la persona si farà carico di attivare percorsi appropriati per la consegna di tutto il necessario a domicilio.
(Ha collaborato Paolo Bonanni, professore ordinario di Igiene all’università degli Studi di Firenze ; membro della Società italiana di Igiene, medicina preventiva e sanità pubblica)
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