Le scuse di Zaia all’ambasciatore Li: «Ho sbagliato»
ROMA «Signor ambasciatore sono davvero dispiaciuto». Inizia così la lettera inviata ieri dal governatore leghsta del Veneto, Luca Zaia, a Li Junhua, capo della diplomazia cinese in Italia, che aveva protestato per quella sua frase: «Abbiamo visto tutti i cinesi mangiare topi vivi».
«Quando si sbaglia si sbaglia», scrive Zaia, specificando di non voler «accampare scuse» né di sentirsi giustificato per la «stanchezza accumulata» o la «frettolosità di esposizione di concetti più articolati» che qualcuno ha «frainteso, altri volutamente strumentalizzato».
Il presidente del Veneto, che prima del contagio in Italia aveva chiesto invano l’obbligo di quarantena per chi tornava dalla Cina, dà atto al governo cinese di «grande prova di fermezza, resistenza, determinazione, nel combattere il virus», e ringrazia la comunità cinese nel Veneto, «grandi lavoratori ben integrati», per la responsabilità dimostrata ponendosi in autoisolamento.
Su quello che davvero voleva dire però Zaia, laureato in Scienze veterinarie, non arretra di un millimetro. Lo spiega meglio: «So che in Cina esiste un grosso problema di regole igienico sanitarie», dice, citando la decisione del comitato permanente del 13° congresso nazionale del popolo di vietare consumo e commercio illegale di animali selvatici. E «so che ne esiste un altro di sicurezza alimentare nei mercati locali in cui vengono messi in vendita capi vivi e morti senza alcun controllo», aggiunge, pur precisando che «non riguarda le grandi città come Pechino e Shanghai».
Il riferimento è alla norma varata il 24 febbraio sul consumo di carne di animali selvatici, ritenuta una possibile causa del coronavirus che, secondo le ipotesi degli scienziati, dal pipistrello potrebbe essere passato al pangolino (un formichiere in via di estinzione dalla carne prelibata in Cina) e poi all’uomo. Tutti reperibili, come i serpenti, in quei mercati.
Sottolineando che non è suo stile «aggredire e sottolineare diversità di pelle, di religione, di genere, di scelte sentimentali», Zaia rimarca di aver fatto riferimento solo «alla diversità di contesti nei quali il virus si trova ad agire, facilitato in particolare dalle differenti norme igieniche e dai protocolli alimentari identificabili in Cina e Italia».
«Non volevo offendere nessuno», chiude, e auspica un incontro.
La Cina
«Il governo cinese ha dato grande prova di fermezza, resistenza, determinazione, nel combattere il virus»