Valentino e la nuova fluidità
Giacche e pantaloni cross-gender Pierpaolo Piccioli: «Uguaglianza è la sola parola che conta»
PARIGI Uguaglianza e nessun bisogno di catalogazioni. Questa la fotografia del mondo d’oggi per Pierpaolo Piccioli. La moda di Valentino di conseguenza si concentra sull’umanità degli individui per esaltarne emozioni e sentimenti, senza distinzioni di sesso, forme, età e colore della pelle. Cappotti e giacche e pantaloni cross-gender, che hanno elementi di uno e dell’altra. Tweed e ricami, tagli maschili e spalle femminili, corsetti di lana e pantaloni da uomo, mini a pieghe e paletot classico, canotte di chiffon e pastrano over size. Il maculato trattato come un tessuto maschile. I picot dei marinai più gentili. Le cappe militari a fiori o dipinte con gli acquarelli di Marlene Dumas. E la pelle domata in mantelle e gonne pencil. Il messaggio è forte, incisivo. La fluidità scorre. Non ci sono solo top a interpretarla. Ragazze qualunque, scelte su Instagram: «Facce e corpi espressioni di una generazione che si sente naturalmente così, senza categorie. Ho voluto mescolarli a Irina (Shayk) o Natasha (Poli) o Maria Carla (Boscono) o Kaia (Gerber), come ho fatto con i codici classici dell’abbigliamento». Cenni punk nelle scarpe: sneaker e stivaletti dalla suola di gomma grossa: «Un movimento che per primo non fece distinzioni», spiega lo stilista. E per la prima volta il giorno che sovrastala la sera per esprimere al meglio il messaggio che è già chiaro nelle prime uscite: venti «divise» nere per tutte, tailleur e cappotti e gonne e bluse. «Uguaglianza è l’unica parola che conta. Poi scegli chi ti piace e chi no. Corro dei rischi? Affrontarli con il linguaggio della moda è il mio essere designer», insiste Piccioli. La sera resta un assaggio prezioso di tuniche ricamate. Forti e nuovi gli accessori: la nuova «atelier bag» lavorata in double come il cashmere in petali o fiocchi di pelle, grande o piccola per lei e per lui. E sono applausi e grida a scena aperta.
È uno spettacolo emozionale unico quello messo in scena per Balenciaga da Demna Gvasalia, lo stilista, ex profugo georgiano, che ha inventato un linguaggio per il lusso e l’eleganza elaborandoli con lo sguardo di chi ha vissuto di disperazione e speranza. Un immaginario che lui affida da sempre a modelli e modelle che sceglie per strada. Così anche ieri: un esercito qualunque inviato in una passerella che è un lago nero, dove persino le prime file (vuote) sprofondano (metafora della moda?) e per soffitto nuvole minacciose, un mare in tempesta, un’alba rossa, un fuoco, un buco nero e una città accelerata. Sovvertire è la parola chiave. Cosa? I codici. Ogni capo sfida le convenzioni: sport, religione, ossessione e seduzione sono rielaborate per diventare proposizioni alla moda, stravaganti, drammatiche, erotiche o minacciose.
Ancora lui&lei, uguali sono. Teatrale rappresentazione di Thom Browne del guardaroba unisex: un’arca di Noe approda in un bosco innevato. Check e tweed, biancorosso-blu, i completi sartoriali, i cappotti precisi, i piuminipaletot, le gonne a pieghe, i pantaloni al ginocchio, le camicie bianche e i pullover: non manca nulla dell’immaginario dello stilista americano. Neppure le borse-animali: leoni, foche, serpenti, maiali, scimmie, rinoceronte, ippopotamo, alce, cane, gatto... e tutti giù per terra.
L’utile come bello. Da Hermès Nadège Vanhee-cybulski si serve dei codici della maison per dar forza a quello che secondo lei è il pensiero del momento. Così la semplicità del cappotto maschile di montone, cappe e completi di nappa, giacche e trench da equitazione sono perfetti per interpretazione. Il messaggio di Issey Miyake di Satoshi Kondo è più che esplicito: inclusione, un solo abito a unire ragazzi di tutto il mondo. Sfilata ricca di spunti con i capi che escono da macchine tecnologiche che tessono, tagliano, cuciono allo stesso tempo. Poi i nuovi plissè patchwork e colorati.
Issey Miyake
Il messaggio è esplicito: un solo abito ad unire ragazzi di tutto il mondo