Corriere della Sera

«La vera priorità? Garantire liquidità alle aziende: non devono fallire»

Boone (Ocse): coordiniam­oci in Europa

- Di Federico Fubini

Laurence Boone, capoeconom­ista dell’ocse, ha appena presentato l’ultimo rapporto dell’organismo di Parigi: afferma che l’epidemia di Covid-19 mette a rischio l’economia mondiale e l’impatto è già molto serio.

Perché lei dice che, in uno scenario negativo, la crescita mondiale nel 2020 potrebbe dimezzarsi all’1,5%?

«La situazione cambia ogni giorno. Se resta come è oggi, la nostra ipotesi è che lo choc economico riguardi soprattutt­o la Cina nel primo trimestre dell’anno. Ma c’è grande incertezza: è anche possibile che la diffusione del virus sia prolungata e più ampia, al punto che le misure di contenimen­to in altri Paesi abbiano lo stesso impatto che in Cina. Soprattutt­o nei Paesi dell’emisfero nord, fra cui Stati Uniti,

Giappone ed Europa».

Sull’italia lei prevede crescita zero. È così?

«L’italia aveva già una bassa crescita. Nel nostro scenario di base prevediamo che cresca zero nel 2020 perché ha l’impatto dello choc in arrivo dalla Cina, come altri Paesi, poi c’è l’avvio delle misure di contenimen­to del virus. In quel caso pensiamo che ci sia una contrazion­e dell’economia nel primo trimestre, come nell’ultimo del 2019, poi una ripresa progressiv­a da aprile. Alla fine del 2021 l’italia sarebbe vicina a dove sarebbe comunque stata».

Non è ottimistic­o pensare che le misure sanitarie che oggi bloccano l’economia finiscano subito?

«Subito magari no, ma meglio non fare congetture. La situazione è molto fluida e non facciamo proiezioni sull’epidemia, possiamo solo stimare l’impatto di vari scenari. Se i focolai oggi nel Nord non si sviluppano con molta più forza, si può immaginare che la situazione non peggiori. Più difficile è valutare come reagiranno le persone».

d Nelle nostre previsioni alla fine del 2021 l’italia sarebbe vicina a dove sarebbe comunque stata senza virus

L’italia può rispondere da

sé o serve un coordiname­nto europeo?

«Ci sono buoni argomenti per una risposta multilater­ale: a livello sanitario, di politica monetaria e soprattutt­o di bilancio. Se vogliamo sostenere la fiducia fra le persone, coordinare la risposta sanitaria aiuterebbe molto: non si avrebbero più tante misure di sicurezza o divieti di viaggio diversi. Una risposta collettiva sarebbe importante».

Anche per l’emergenza economica?

«In politica di bilancio, sarebbe di grande aiuto una dichiarazi­one congiunta del G7 o del G20 per ricordare che i governi si impegnano a proteggere le imprese e l’economia in genere. In Europa, potremmo pensare a un coordiname­nto e a una spiegazion­e delle misure che raccomandi­amo tutti insieme. Costano per i bilanci, ma andrebbero autorizzat­e perché la situazione è eccezional­e».

Mentre Cina e Stati Uniti reagiscono, l’europa non si muove troppo lentamente?

«Visto come sono legate fra loro le nostre economie, una risposta di bilancio coordinata aumentereb­be l’efficacia delle misure nazionali con effetti di sinergia e sulla fiducia. Per ora la localizzaz­ione dei focolai ha preso tanta gente di sorpresa, ma i movimenti della scorsa settimana rendono tutti un po’ più ansiosi. Mi aspetterei una risposta decisa da parte delle autorità europee. Abbiamo un po’ di esperienza dalla crisi finanziari­a, sappiamo quali misure si possono prendere per sostenere persone e imprese colpite dalle misure anti-epidemia».

Perché consiglia alle banche centrali di dare liquidità?

«Primo, perché è importante per far funzionare bene i mercati finanziari. E certo non vogliamo che le imprese falliscano. Le loro entrate di cassa oggi si stanno riducendo ma loro devono pagare i creditori, le tasse, i salari, i contributi. I governi possono rinviare o ridurre certe scadenze e chiedere alle banche di facilitare le imprese creditrici. Ma per questo, bisogna che le banche abbiano abbastanza liquidità. È super-importante».

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