«La vera priorità? Garantire liquidità alle aziende: non devono fallire»
Boone (Ocse): coordiniamoci in Europa
Laurence Boone, capoeconomista dell’ocse, ha appena presentato l’ultimo rapporto dell’organismo di Parigi: afferma che l’epidemia di Covid-19 mette a rischio l’economia mondiale e l’impatto è già molto serio.
Perché lei dice che, in uno scenario negativo, la crescita mondiale nel 2020 potrebbe dimezzarsi all’1,5%?
«La situazione cambia ogni giorno. Se resta come è oggi, la nostra ipotesi è che lo choc economico riguardi soprattutto la Cina nel primo trimestre dell’anno. Ma c’è grande incertezza: è anche possibile che la diffusione del virus sia prolungata e più ampia, al punto che le misure di contenimento in altri Paesi abbiano lo stesso impatto che in Cina. Soprattutto nei Paesi dell’emisfero nord, fra cui Stati Uniti,
Giappone ed Europa».
Sull’italia lei prevede crescita zero. È così?
«L’italia aveva già una bassa crescita. Nel nostro scenario di base prevediamo che cresca zero nel 2020 perché ha l’impatto dello choc in arrivo dalla Cina, come altri Paesi, poi c’è l’avvio delle misure di contenimento del virus. In quel caso pensiamo che ci sia una contrazione dell’economia nel primo trimestre, come nell’ultimo del 2019, poi una ripresa progressiva da aprile. Alla fine del 2021 l’italia sarebbe vicina a dove sarebbe comunque stata».
Non è ottimistico pensare che le misure sanitarie che oggi bloccano l’economia finiscano subito?
«Subito magari no, ma meglio non fare congetture. La situazione è molto fluida e non facciamo proiezioni sull’epidemia, possiamo solo stimare l’impatto di vari scenari. Se i focolai oggi nel Nord non si sviluppano con molta più forza, si può immaginare che la situazione non peggiori. Più difficile è valutare come reagiranno le persone».
d Nelle nostre previsioni alla fine del 2021 l’italia sarebbe vicina a dove sarebbe comunque stata senza virus
L’italia può rispondere da
sé o serve un coordinamento europeo?
«Ci sono buoni argomenti per una risposta multilaterale: a livello sanitario, di politica monetaria e soprattutto di bilancio. Se vogliamo sostenere la fiducia fra le persone, coordinare la risposta sanitaria aiuterebbe molto: non si avrebbero più tante misure di sicurezza o divieti di viaggio diversi. Una risposta collettiva sarebbe importante».
Anche per l’emergenza economica?
«In politica di bilancio, sarebbe di grande aiuto una dichiarazione congiunta del G7 o del G20 per ricordare che i governi si impegnano a proteggere le imprese e l’economia in genere. In Europa, potremmo pensare a un coordinamento e a una spiegazione delle misure che raccomandiamo tutti insieme. Costano per i bilanci, ma andrebbero autorizzate perché la situazione è eccezionale».
Mentre Cina e Stati Uniti reagiscono, l’europa non si muove troppo lentamente?
«Visto come sono legate fra loro le nostre economie, una risposta di bilancio coordinata aumenterebbe l’efficacia delle misure nazionali con effetti di sinergia e sulla fiducia. Per ora la localizzazione dei focolai ha preso tanta gente di sorpresa, ma i movimenti della scorsa settimana rendono tutti un po’ più ansiosi. Mi aspetterei una risposta decisa da parte delle autorità europee. Abbiamo un po’ di esperienza dalla crisi finanziaria, sappiamo quali misure si possono prendere per sostenere persone e imprese colpite dalle misure anti-epidemia».
Perché consiglia alle banche centrali di dare liquidità?
«Primo, perché è importante per far funzionare bene i mercati finanziari. E certo non vogliamo che le imprese falliscano. Le loro entrate di cassa oggi si stanno riducendo ma loro devono pagare i creditori, le tasse, i salari, i contributi. I governi possono rinviare o ridurre certe scadenze e chiedere alle banche di facilitare le imprese creditrici. Ma per questo, bisogna che le banche abbiano abbastanza liquidità. È super-importante».