«Ammortizzatori sociali anche per bar e ristoranti»
Il Caffè Palombini all’eur, a Roma, è uno storico ritrovo di aperitivi. Da quando è cominciata l’emergenza coronavirus, lo Spritz è vietato al banco e si consuma solo al tavolo, «un segno di civiltà», dice Sergio Paolantoni, amministratore delegato del Gruppo Palombini Eur. Ma anche nella Capitale, dove il virus quasi non si è visto, l’effetto sulle casse di ristoratori, bar e pubblici esercizi si è sentito, con ristoranti vuoti e incassi in picchiata. Tanto per cominciare, racconta Paolantoni, decine sono le camere di albergo annullate: «Non è un dettaglio: ad ogni camera cancellata corrispondono cene e pranzi nei ristoranti, pause al bar e nelle caffetterie, questi sono clienti che non tornano più». Un effetto «devastante». Il Gruppo Palombini è un’azienda da 150 dipendenti che, oltre al locale dell’eur, bar in università e musei, ha anche un’attività di catering. Ecco, «basti pensare che tutti gli eventi di marzo sono stati annullati. E in maggio si doveva tenere a Roma un grande appuntamento di una multinazionale: cancellato, duemila persone, oltre a tutto l’indotto». Come intervenire se l’emergenza continua? «Il governo deve considerare il nostro comparto alla pari del settore turistico ed estendere anche a noi le misure di sostegno: i bar sono piccole realtà, ma sono aziende che pagano tasse e contributi, siamo il 10% del tessuto economico del Paese: io chiedo ammortizzatori sociali e sostegni anche per noi».
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Bar e ristoranti
Dove il virus non c’è l’effetto sulle casse di bar e ristoranti si è fatto sentire lo stesso