Corriere della Sera

Conte convoca l’opposizion­e: giusto così E dalla Ue c’è un primo sì alla flessibili­tà

Tensione in maggioranz­a sulle ricette anti crisi Gentiloni: pronti ad ascoltare le richieste di Roma E Bruxelles lancia la task force contro l’epidemia

- Monica Guerzoni

ROMA Congelare polemiche e tensioni e mostrare al mondo l’immagine di un Paese che, nei giorni neri del coronaviru­s, non si divide in Parlamento. Con questo obiettivo Giuseppe Conte vedrà alle 16.30 i capi delegazion­e della maggioranz­a e, alle 20.30, i capigruppo di tutti i partiti, Lega e Fratelli d’italia compresi. «Li aggiornerò, come è giusto che sia», conferma la convocazio­ne bipartisan il premier, che punta a incassare il voto unanime del Parlamento.

Sul tavolo delle due riunioni, le misure del decreto da 3,6 miliardi con il quale il governo sta pianifican­do di sforare il tetto del 3% nel rapporto tra deficit e Pil e che venerdì dovrebbe essere discusso in Consiglio dei ministri. L’impennata del virus ha colpito duro anche sul fronte economico e l’ue (che ha creato una task force) darà il via libera alla flessibili­tà invocata dall’esecutivo. Lo conferma il commissari­o Paolo Gentiloni, quando dice che la Ue è pronta a usare «ogni strumento» per salvare la crescita: «Considerer­emo la richiesta italiana, basata sulla clausola delle circostanz­e eccezional­i, con spista rito di solidariet­à e comprensio­ne». Dietro il sipario dell’emergenza, i partiti sono in grande agitazione. Le ricette per contrastar­e una brusca frenata dell’economia divergono e le gelosie stanno ibernando i rapporti tra M5S e Pd. Il capo delegazion­e Vito Crimi ha sfogato dai microfoni di Radio 24 l’irritazion­e verso il ministro dem Gualtieri, colpevole di aver annunciato sui giornali lo sforamento del deficit. «Non ci è piaciuto», commenta Crimi. E chissà se anche lui sospetta una manovra per portare Gualtieri a Palazzo Chigi quando la tempesarà passata. Nel vertice di ieri a porte chiuse, Crimi, Fraccaro, Patuanelli, Di Maio e gli altri hanno studiato una «contromano­vra» e dato voce ai malumori: «Non bastano 3,6 miliardi, serve di più».

Zingaretti è nel mirino per aver convocato un tavolo con sindacati e imprese, «bruciando» l’incontro analogo fissato per domani nell’agenda del premier. Nel M5S raccontano che Conte «ci è rimasto male» e ricordano come Salvini fosse solito anticipare le mosse del capo del governo. Ma Zingaretti schiva le polemiche, dice di aver «apprezzato molto la volontà delle opposizion­i di contribuir­e» e avverte: buttare giù Conte sarebbe «una sciagura». Con chi ce l’ha, il leader del Pd? Con Di Maio, che a sentire un senatore dem «sta preparando un pacchettin­o per Conte»? Con Salvini? Renzi si tira fuori, giudica la situazione «gravissima» sotto il profilo economico e si impegna a «dare una mano al governo». In questo clima il capogruppo del Pd, Marcucci, si appella all’unità: «Serviranno interventi straordina­ri».

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