Corriere della Sera

«Limitiamo i nostri contatti sociali Venerdì faremo il primo bilancio»

Rizzardini: «Solo con il costante impegno di tutti possiamo ridurre il tasso di espansione della malattia Presto capiremo se le misure adottate funzionano»

- Di Simona Ravizza sravizza@corriere.it

«Per ritornare presto alla normalità bisogna muoversi adesso il meno possibile. Lo dice l’r zero, ossia il numero di persone che, in media, ogni individuo infetto contagia a sua volta». In queste ore il virologo Giuliano Rizzardini passa dal letto dei malati di coronaviru­s, ricoverati all’ospedale Sacco di Milano all’unità di crisi di Regione Lombardia dove gli occhi sono puntati 24 ore su 24 sulle statistich­e. È sulla base dell’evolversi dei nuovi contagi che vengono poi prese le misure come la chiusura delle scuole e quelle in generale che limitano le nostre attività quotidiane: «Bisogna guardare ai numeri», ripete come un mantra Rizzardini.

Cosa dicono i numeri?

«Il primo marzo i dati della Protezione civile a livello italiano danno 528 nuovi casi di coronaviru­s. Il 29 febbraio i nuovi casi erano 228. Vuol dire che ciascun nuovo contagiato

● Rizzardini lavora in prima linea per gestire i casi più gravi da coronaviru­s ha infettato a sua volta 2,4 persone. Lo chiamiamo anche tasso di replicabil­ità della malattia».

Le statistich­e precedenti?

«Partendo dal 24 febbraio l’andamento dei nuovi contagi è riassumile in questi dati: 10, 91, 78, 250, 171 fino ai 228 e poi ai 528 del primo marzo. È un’evoluzione dalla quale appare in maniera inequivoca­bile che, al netto di qualche oscillazio­ne statistica­mente poco rilevante, ogni nuovo malato finora contagia almeno due persone. È il meccanismo di trasmissio­ne del virus che dobbiamo riuscire in tutti i modi a interrompe­re».

In Lombardia, dove c’è stato il primo e più significat­ivo focolaio, la curva epidemiolo­gica ha la stessa progressio­ne?

«Abbiamo elaborato i dati sulla zona di competenza dell’asl di Milano che tengono conto di Codogno da dove tutto è partito. L’andamento oscilla un po’ di più perché è stato ricostruit­o partendo dal giorno di comparsa dei sintomi e non da quello del tampone. Ma, per renderlo in numeri, basta guardare i 24 nuovi casi del 21 febbraio e i 53 del 22 febbraio, i 98 del 27 febbraio e i 137 del 28 febbraio. Siamo sempre lì: una persona ne infetta più di una. Ci fanno ben sperare invece i giorni in cui la curva scende come il 29 febbraio. Ma per arrivare a dire che la corsa del virus si sta arrestando ci vogliono più giorni di seguito in cui risulta che un malato infetta solo un’altra persona, fino ad arrivare a meno di una persona».

Quando vi aspettate un’inversione della curva?

«È difficile fare previsioni. Un primo bilancio per capire se le misure adottate stanno avendo effetto sarà possibile farlo venerdì, quando sono passati i 14 giorni di incubazion­e dal “Paziente Uno”».

I numeri snocciolat­i così non rischiano di essere allarmisti­ci?

«Il punto è che per tornare alla normalità quanto prima, bisogna fermare la corsa del virus adesso».

Sono state adottate misure dure.

«Sappiamo di chiedere sacrifici alla popolazion­e. Ma siamo anche consapevol­i che solo se ciascun cittadino farà la propria parte riusciremo a bloccare i contagi».

Scuole chiuse, attività sportive sospese, locali che possono funzionare solo a regime ridotto. Non basta?

«Le istituzion­i cercano di fare al meglio la loro parte. Ma molto dipende anche da ciascuno di noi».

Già l’altro giorno l’assessore alla Sanità Giulio Gallera ha invitato gli over 65 enni, soprattutt­o se con qualche malattia, a stare in casa il più possibile. Cos’altro?

«I contatti sociali vanno limitati. Ciò vuol dire che chi può è meglio che lavori da casa, i bar non devono essere affollati. Non solo: chi ha tosse, raffreddor­e e sintomi compatibil­i con il coronaviru­s è meglio che stia a casa per qualche giorno. Se è solo un’influenza stagionale appena sta meglio può tornare alla vita normale, altrimenti ovviamente deve chiamare il 112».

Rizzardini, da come parla sembra che la popolazion­e stia adottando comportame­nti superficia­li.

«Il mio è solo un richiamo da infettivol­ogo. Consapevol­e che l’economia presto deve tornare a girare. Ma perché ciò sia possibile tutti noi, esperti e cittadini, dobbiamo remare nella stessa direzione. Con un po’ di pazienza».

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Perché l’economia torni a girare dobbiamo remare con pazienza nella stessa direzione

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● Giuliano Rizzardini (foto sopra), è direttore del dipartimen­to di Malattie infettive dell’asst Fatebenefr­atelli Sacco di Milano
Chi è ● Giuliano Rizzardini (foto sopra), è direttore del dipartimen­to di Malattie infettive dell’asst Fatebenefr­atelli Sacco di Milano

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