Tende per i controlli e 400 mila mascherine arrivate dal Sudafrica Un freno al contagio
I diversi scenari di intervento della Protezione civile Dalle caserme per chi non può fare la quarantena a casa ai porti dove gestire eventuali emergenze sulle navi
ROMA Le 400 mila mascherine sono arrivate ieri sera dal Sudafrica e saranno distribuite in tutte le regioni, con priorità per quelle dove ci sono i focolai. Le 309 tende per effettuare il triage sono state montate di fronte agli ospedali. E poi ci sono i 160 «ventilatori» da consegnare alle Asl per la terapia intensiva, le oltre 70 strutture per un totale di 6.656 posti letto messe a disposizione della Difesa dove sistemare le persone che devono fare la quarantena e non possono rimanere a casa. Il piano della Protezione civile per il contenimento del coronavirus è operativo. Prevede diversi scenari di intervento, compresa la gestione di eventuali emergenze sulle navi per evitare che possa ripetersi quanto accaduto in Giappone con migliaia di persone bloccate a bordo. Ed esclude che possano essere requisite strutture private o alberghi, come invece accade quando ci sono calamità naturali.
Mascherine e tende
Più volte in questi giorni è stata chiesta la fornitura di mascherine, in particolare quelle con il filtro, proprio per «isolare» i positivi e limitare la possibilità di contagio. Il commissario Angelo Borrelli ha disposto l’acquisto di 400 mila dispositivi e da questa mattina comincerà la distribuzione. «Sarà privilegiata la Lombardia che avrà la fornitura maggiore, con 200 mila pezzi», chiarisce il responsabile della logistica della Protezione civile Luigi D’angelo, che si sta occupando della pianificazione degli interventi sin dai primi casi di positività al Covid-19. E poi 25 mila in Veneto, 25 mila in Piemonte, 20 mila in Liguria e 5 mila per tutte le altre Regioni.
Le 309 tende sono state invece montate di fronte agli ospedali per evitare che i cittadini
Esiste una distanza di sicurezza?
La distanza di sicurezza per evitare un contagio da una persona infetta è stata calcolata in 1,82 cm. Questo è un numero che si basa su una media matematica.
Va bene anche mantenere una distanza di un metro?
Nel decreto legge varato dal governo con le nuove misure di sicurezza sul coronavirus, al capitolo sulla riapertura in Lombardia di musei, istituti e luoghi di cultura si parla di «far sì che i visitatori rispettino la distanza di almeno un metro»: la discrepanza di cifre si riferisce al fatto che a un metro la potenzialità di contagio tramite tosse o starnuti è comunque irrisoria.
Le misure entrino nei reparti e dunque per abbassare il rischio di contrarre il virus, ma anche perché lì verranno effettuati i primi accertamenti. Sono invece 100 quelle sistemate nelle carceri. Ai 735 poliziotti, carabinieri, finanzieri e soldati che già si occupano della vigilanza nelle «zone rosse» si aggiungono oltre 1.000 volontari per effettuare i test, di loro 500 sono stati destinati agli aeroporti. Il «filtro» all’interno degli scali ha consentito di misurare la febbre a ben tre milioni e 400 mila passeggeri: 1.500 superavano la soglia consentita, ma nessuno di loro è poi risultato positivo al virus.
Navi e caserme
Per effettuare la vigilanza attiva e la quarantena non tutti possono rimanere a casa. Spesso gli appartamenti non sono infatti adeguati ad evitare il contagio tra familiari perché non hanno stanze e servizi isolati. Ecco perché è stato chiesto alla Difesa di mettere a disposizione strutture in ogni regione: 77 caserme che vengono adesso utilizzate per ospitare gli asintomatici e — semmai ce ne fosse bisogno — potrebbero servire anche per tenere sotto controllo i pazienti con sintomi lievi. In totale sono a disposizione 2.189 stanze per 6.656 posti letto. È la Croce Rossa a gestirle, occupandosi dei pasti, delle pulizie e dell’assistenza. Se la situazione dovesse peggiorare dal punto di vista sanitario e ci fosse carenza di posti per i malati, ogni Regione ha invece individuato un ospedale che dovrebbe essere svuotato dagli altri pazienti per poter far entrare soltanto chi ha contratto il virus.
L'obiettivo in questo momento è evitare il più possibile il contagio, ma anche il panico. Dunque sono stati delineati tutti i possibili scenari di emergenza. Tra questi c’è l’eventuale contagio su una nave da crociera. Proprio per evitare che tutti i turisti siano costretti a rimanere a bordo con un rischio altissimo di ammalarsi, sono stati individuati una serie di porti che hanno strutture adeguate all’accoglienza e allo smistamento dei passeggeri: Civitavecchia, Bari, Ancona e Ravenna. La procedura prevede che i crocieristi siano sottoposti al triage prima dello sbarco e vengano poi divisi tra asintomatici da destinare alle caserme e sintomatici da trasferire in ospedale. I nuclei familiari non dovranno essere divisi e i turisti stranieri saranno subito rimpatriati.