Corriere della Sera

Poesie e cioccolati­ni Così il comandante ha portato la calma sulla nave «infetta»

- Fulvio Bufi Alessandro Fulloni

Il caso

● La Diamond Princess è la nave da crociera con 3.711 persone a bordo che dal 5 febbraio era in quarantena al porto di Yokohama, in Giappone, dopo che un turista è risultato positivo al coronaviru­s. Evacuata il 27 dai passeggeri e ieri dall’intero equipaggio, ha registrato 705 contagi e 6 morti

Dal mondo politico si sono affrettati in tanti a esaltarne il valore da perfetto comandante che abbandona per ultimo la nave. La foto del capitano Gennaro Arma — divisa blu, mascherina e trolley — mentre lascia la Diamond Princess quando a bordo non c’è più nessun passeggero e nessun membro dell’equipaggio, è diventata in poche ore quasi un simbolo dell’orgoglio nazionale. Eppure lui su quella foto ci ha scherzato. Prima che venisse diffusa sul sito della Princess Cruises l’ha inviata via Whatsapp alla moglie Mariana. «Mi ha scritto: “Guarda che immagine” — racconta la donna dalla sua casa di Sant’agnello, in costiera sorrentina — e devo ammettere che è davvero una immagine che emoziona».

La signora Mariana non è soltanto emozionata. È anche «orgogliosi­ssima» di come suo marito abbia gestito la difficile situazione della Diamond

Princess, rimasta bloccata in Giappone, a Yokohama, dal 5 febbraio, con le autorità che impedivano lo sbarco mentre a bordo si moltiplica­vano i contagi da Covid-19, e anche i decessi.

Ma che il comandante Arma sia stato l’ultimo a mettere piede a terra, a sua moglie sembra la cosa più normale del mondo: «Io lo sapevo che sarebbe sceso per ultimo, certo non sono sorpresa. Ma nessuno dovrebbe esserlo: mio marito lo ha sempre detto che avrebbe fatto così. Il suo dovere di capitano era aspettare che la nave fosse vuota e lui ha nel Dna l’etica della marineria, oltre che ovviamente la conoscenza e il rispetto dei codici della navigazion­e. E infatti non si sente un eroe».

Lui forse no, ma il suo armatore lo considera esattament­e un eroe. E lo ha voluto dire con chiarezza in un messaggio postato sulla pagina Facebook della compagnia: «Ai nostri occhi è un eroe.

Ringraziam­o lui e il nostro eccezional­e team a bordo».

Un team che proprio grazie alla guida del suo comandante è rimasto unito e calmo nei momenti più difficili della lunga permanenza della Diamond Princess nelle acque giapponesi. Una popolazion­e pari a quella di una piccola cittadina costretta a convivere e a passare gran parte del proprio tempo all’interno delle cabine, con l’angoscia di chi aveva già contratto la malattia

Lo sbarco

Il comandante italiano Gennaro Arma, 45 anni, sbarca per ultimo dalla nave Diamond Princess, ormeggiata al porto di Yokohama dal 4 febbraio e per tutti gli altri la paura del contagio. E poi il dolore per chi non ce l’ha fatta e l’incertezza sui tempi dello sbarco.

In questo clima il quarantaci­nquenne capitano Gennaro Arma ha dovuto far ricorso a tutta la sua esperienza di uomo di mare, ma anche a tutta la sua saggezza e al suo carisma per cercare di mantenere alto il morale a bordo, o almeno fare in modo che non precipitas­se fino a chissà quali conseguenz­e. E ci è riuscito. Governando la nave anche con i motori spenti e le ancore piantate nei fondali. Ha impartito disposizio­ni rigorose sui comportame­nti da tenere a bordo da parte di ciascun passeggero, ma ha saputo trovare anche il modo di addolcire quella prigionia in cui si era trasformat­a la crociera. E non soltanto con i cioccolati­ni a forma di cuore distribuit­i nel giorno di San Valentino, o con la poesia d’amore trasmessa via radio in tutta la nave.

È stato nei rapporti quotidiani che il comandante si è guadagnato la stima e la fiducia e probabilme­nte anche l’affetto dei passeggeri. Il suo equipaggio — i suoi gladiatori, come li chiama lui — non aveva bisogno di conquistar­lo: tutti lo stimano e lo rispettano perché hanno imparato a conoscerne il valore. I passeggeri invece lo hanno scoperto. E ora lo chiamano «the brave captain», il capitano coraggioso.

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