LA CONVENIENZA TRASVERSALE A STERILIZZARE LE POLEMICHE
Si comincia a delineare un atteggiamento che magari non sarà da unità nazionale, ma certamente esprime una convenienza trasversale. Per questo, anche i critici più tetragoni del governo, i fautori di crisi e nuovi esecutivi, o addirittura di elezioni anticipate sull’onda del coronavirus, hanno abbassato i toni. Si sono resi conto che nell’opinione pubblica l’uso strumentale di un’epidemia che non solo spaventa ma può mettere in ginocchio l’economia delle regioni più ricche d’italia, provoca una forte ripulsa.
Assecondare quanto sta decidendo lo Stato è una necessità, prima che una scelta. Arrivano tuttora fiammate antieuropee, soprattutto nell’opposizione; e recriminazioni per il modo in cui Palazzo Chigi avrebbe comunicato l’emergenza nella prima fase. Ma in realtà tutti hanno fermato temporaneamente le ostilità. In fondo, l’emblema di questa sospensione è l’insistenza con la quale si chiede uno slittamento di alcune settimane del referendum sul taglio dei parlamentari.
La decisione non è stata ancora presa, ma la data della consultazione, il 29 marzo, risulta troppo vicina per consentire un’informazione adeguata, con alcune zone di fatto in quarantena. Tutti sono in attesa di capire se nei prossimi giorni, dopo un picco prevedibile di contagi, la situazione sarà messa sotto controllo. Il traguardo presenta una doppia implicazione. La prima è quella che riguarda la salute pubblica e i suoi riflessi sul piano politico internazionale, in termini di immagine dell’italia.
La seconda, strettamente legata alla prima, è il contraccolpo economico che l’epidemia sta provocando. È difficile dare torto al segretario del Pd, Nicola Zingaretti, quando
L’epidemia e l’europa
Si aspetta l’evoluzione dell’epidemia per capire i danni all’immagine dell’italia e la flessibilità che ci concederà l'unione europea
sostiene che «la prima misura economica è sconfiggere il virus e far vedere al mondo che il nostro Paese ferma l’espansione del contagio». È un tema che trova ascolto nella stessa opposizione. Giorgia Meloni, di Fratelli d’italia, sostiene che i 3,6 miliardi di euro previsti in aiuti alle imprese probabilmente non bastano. Ma invita ad aspettare e vedere che cosa decide in concreto il governo di Giuseppe Conte.
«Correttamente», secondo Meloni, « ha affrontato l’europa, per dire che deve detrarre dal Patto di stabilità le spese che avremo per fronteggiare questo fenomeno». È un approccio ben diverso da quello del governatore leghista del Veneto, Luca Zaia, che polemicamente accusa: «L’europa? Chi l’ha vista?». In realtà, a sentire il commissario Ue agli affari economici, Paolo Gentiloni, ci sarebbe «massima apertura e disponibilità» da parte della Commissione, «quando arriverà la richiesta del governo italiano» di fronte alle «circostanze eccezionali» che si stanno verificando.