Corriere della Sera

Buste esplosive recapitate a Roma Ferite tre donne, caccia al mittente

I plichi spediti a due impiegate e a una pensionata. Indaga anche l’antiterror­ismo

- Di Giovanni Bianconi

La prima esplosione non ha destato grandi preoccupaz­ioni, se non per la donna che ne ha subito le conseguenz­e, sia pure lievi: una dipendente del Centro postale di Fiumicino, che domenica a tarda sera è rimasta vittima della fiammata provocata da una busta formato A4, contenente riviste, polvere pirica e un’innesco nascosto. Destinatar­io del plico era un’altra donna, ex impiegata amministra­tiva dell’università di Tor Vergata, senza incarichi di rilievo né esposizion­i politiche che potessero collegare l’episodio a un’azione come quelle che in passato hanno incendiato le campagne della propaganda anarchico-insurrezio­nalista. Ma quando ieri pomeriggio due buste simili hanno preso fuoco nelle case di altrettant­e donne a cui erano indirizzat­e, in due quartieri diversi e senza apparenti relazioni tra loro, insieme ai plichi è esploso il mistero dei pacchi bomba spediti a Roma. Per adesso senza responsabi­li e senza movente.

Le prime indagini di polizia e carabinier­i hanno permesso di stabilire solo che, molto probabilme­nte, dietro la spedizione c’è una sola regia. Perché le modalità di confeziona­mento degli ordigni sembrano le stesse. Sul primo, quello scoppiato all’ufficio postale e indirizzat­o all’abitazione privata dell’ex impiegata di Tor Vergata, era indicato come mittente proprio il secondo ateneo romano; dunque un’ente ben conosciuto alla donna, che avrebbe aperto la busta senza timori. Al pari della signora che abita nel quartiere Talenti, che ieri pomeriggio ha aperto ed è rimasta vittima della seconda busta esplosiva: anche in questo caso il mittente è un nome conosciuto dalla donna (quasi certamente ignaro). E anche per lei, fortunatam­ente, i danni sono stati limitati, curati sul posto, senza necessità di ricovero.

Su entrambe le buste, destinatar­io e mittente erano scritti a macchina su singole etichette incollate negli stessi posti: mittente in alto a sinistra, destinatar­io sulla destra, sotto i francoboll­i: dettaglio che fa immaginare un unico spedizioni­ere. Pure la seconda vittima, dipendente dell’inail, non ha un profilo che possa accostarla a un’azione di propaganda politica, e discorso analogo viene fatto per la terza donna coinvolta, residente nel quartiere Monte Mario: un’altra pensionata, al pari del marito, che non temeva nulla quando s’è vista scoppiare la busta tra le mani. Con conseguenz­e, ancora una volta, non gravi.

Per provare a sciogliere l’enigma polizia e carabinier­i hanno subito avviato gli interrogat­ori delle donne colpite, che hanno tutte escluso di sentirsi potenziali obiettivi di qualche vendetta o azione violenta. Né i primi accertamen­ti sono serviti a individuar­e un filo che leghi le vittime prescelte. Ma è presto, ci sono molti particolar­i da approfondi­re e bisogna capire se l’azione del dinamitard­o misterioso sia conclusa o contempli altre vittime che ancora non hanno aperto altre buste esplosive in circolazio­ne. Ulteriori risposte devono arrivare dalle perizie tecniche per stabilire il tipo di polvere utilizzata, l’innesco (per verificare eventuali identità), impronte e ogni traccia utile per risalire al responsabi­le.

Naturalmen­te i tre episodi sono anche all’attenzione dell’antiterror­ismo; per la polizia sono intervenut­i gli investigat­ori della Digos, e il caso viene seguito dalla Direzione centrale della polizia di prevenzion­e. Stesso discorso per i carabinier­i che si sono occupati dei pacchi bomba inviati dagli anarchici negli anni scorsi: tutti, però, indirizzat­i a obiettivi ben collocabil­i all’interno di una propaganda politica, che in questo caso si fa fatica a individuar­e.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy