Corriere della Sera

Gli animali di Stella

Mccartney porta i peluche in passerella «Io, il marchio etico»

- Paola Pollo

PARIGI Orgogliosa­mente i primi e ora gli unici a non usare nulla, ma proprio nulla che abbia a che fare con gli animali e l’inquinamen­to e il degrado ambientale. Stella Mccartney: «Io, il marchio etico». Si presenta così la stilista. Con più grinta che mai, seminando allegria e speranza. Sono pupazzi enormi e colorati quelli che accolgono i suoi ospiti nel foyer dell’opera, tra marmi e legni d’oro e affreschi meraviglio­si. Mucche e lupi e coccodrill­i e orsi distribuis­cono piantine omaggio con l’invito a tornare a casa e invasarle subito. Gli stessi pupazzi che poi usciranno con le modelle nel finale. La fiducia in un futuro migliore. «Non c’è mai stato un momento in cui abbiamo avuto più speranze di porre fine all’uso della pelliccia e della pelle, una pratica crudele per gli animali e dannosa per il pianeta — scrive la figlia di Sir Paul —. Siamo orgogliosa­mente l’unica casa di moda di lusso al mondo che non mette vera pelle sulla passerella e diamo il benvenuto ai nostri amici di moda per unirsi a noi». Fedelissim­a manda poi in scena la sua collezione ambientalm­ente corretta con pellicce e blouson e pullover in lana grossa, mantelle e abiti e blazer di eco pelle traforata. E poi la parte che ha a che fare con la ricerca, l’etica contro gli eccessi e la spettacola­rizzazione di una moda troppo esagerata e stravagant­e che «francament­e trovo insopporta­bile». Così Stella si guarda indietro a cercare nell’eleganza di donne e uomini del passato: artisti, pittori, attrici. E crea un guardaroba più fantasioso e teatrale rispetto al suo solito: tute (il suo must) e abiti e tuniche vagamente decò costruiti con pannelli e asimmetrie.

Lo sporty chic di Sacai. Il marchio fondato nel 1999 da Chitose Abe, giapponese, cresciuta confeziona­ndo abiti per bambole. Una strada scritta ma che lei ha saputo percorrere bene: allieva di Watanabe, un lungo periodo da Comme des Garçons. E poi le esperienze in North Face, Nike, Beat, Apple e nei gioielli. Storia imprescind­ibile dalla sua moda che è un concentrat­o dei mondi così diversi che ha attraversa­to. Una dicotomia che si traduce in una collezione che è l’ideale confronto fra Oriente e Occidente, tradizione e tecnologia. Abiti destruttur­ati e ricostruit­i: i pantaloni maschili aperti che diventano uno chemisier plissettat­o, la zip sulla tunica di chiffon ricamato, il raso sdrammatiz­zato per l’anorak, i gioielli sul bomber.

La parigina? Impertinen­te e «sregolata», così dice (e fa) Giambattis­ta Valli. Una ragazza che sceglie porcellane di Meissen per le sue colazioni ma ascolta Billie Eilish a palla. Che arreda la sua casa con antichi mobili orientali ma ai muri appende i bianchi e nero di Henry Cartier Bresson e i nudi di Newton. Una che se la cava bene con i pizzi e lo chiffon e i ricami e i cerchietti con i fiocchi, ma anche con le mini e i mocassini e gli anfibi. Tant’è che alle feste o/all’altare ci va in rosa di taffeta e scarpe maschili. Anche. Altrimenti con i corti e ricamati indossa i sandali a spillo tacco 10 e gambe nude, già .... in pieno

La figlia di Sir Paul «Orgogliosi di essere l’unico brand del lusso che non usa pelle e pelliccia»

Giambattis­ta Valli «La mia ragazza senza regole e disinibita, che aggiunge al proprio look pezzi maschili»

inverno: impertinen­za&sregolatez­za. «Senza regole e disinibita, indipenden­te e sessualmen­te libera. E che oggi al suo guardaroba femminile aggiunge un po’ di pezzi maschili, come i mocassini, certo. È la prima volta che affronto questo tema, ma l’ho sentito mio». In prima fila Rick Owens, stilista fra i più irriverent­i, applaude.

Da Givenchy si ritorna alla formalità della borghese con i grandi capelli, i lunghi cappotti vestaglia, le tuniche indossate sopra i pantaloni, i tailleur oversize, le bluse e le gonne di marabù, i guanti lunghi di pelle, gli abiti a pois. Molto signora, old Hollywood. L’esprit della maison c’è, ma ha un senso oggi?

 ??  ?? Moda etica L’uscita finale della sfilata di Stella Mccartney, ieri a Parigi. Mescolati alle modelle, pupazzi giganti di lupi, orsi, mucche, coccodrill­i, che hanno ballato in passerella. Il brand, da sempre, non utilizza pelli e pelliccia, puntando su materiali alternativ­i per una moda animalista e ambientali­sta
Moda etica L’uscita finale della sfilata di Stella Mccartney, ieri a Parigi. Mescolati alle modelle, pupazzi giganti di lupi, orsi, mucche, coccodrill­i, che hanno ballato in passerella. Il brand, da sempre, non utilizza pelli e pelliccia, puntando su materiali alternativ­i per una moda animalista e ambientali­sta
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2 Givenchy, ritorno alla formalità borghese
3 La ragazza impertinen­te di Giambattis­ta Valli 3
1 Sacai, disegnato dalla giapponese Chitose Abe, collezione che mette in dialogo Oriente e Occidente 2 Givenchy, ritorno alla formalità borghese 3 La ragazza impertinen­te di Giambattis­ta Valli 3
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