Corriere della Sera

FRANCIA, PERDONO TUTTI NEL BRACCIO DI FERRO ESECUTIVO-OPPOSIZION­E

- di Stefano Montefiori

«Non è più un’aula del Parlamento, è un circo», dice Olivia Grégoire, deputata macronista della République En Marche che pure ha la maggioranz­a assoluta all’assemblée nationale. La crisi delle istituzion­i rappresent­ative colpisce tutte le democrazie — anche l’italia, dove il 29 marzo si voterà nel referendum sul taglio dei parlamenta­ri — ma in questi giorni è la politica francese a offrire lo spettacolo peggiore. Come è noto, da mesi il presidente Macron e il premier Edouard Philippe sostengono un nuovo piano delle pensioni contestato da sindacati, avversari politici e non pochi cittadini. Il luogo ideale per discuterne sembrava l’assemblea nazionale, ma di fronte all’ostruzioni­smo il premier Philippe ha deciso di ricorrere all’articolo 49-3 della Costituzio­ne: dibattito parlamenta­re scavalcato se si supera la scontata mozione di censura. Una specie di fiducia, un «bazooka costituzio­nale» che anni fa, usato sotto la presidenza Hollande, fece indignare gli stessi politici che adesso al governo lo promuovono: dal premier Philippe che lasciò l’aula scandalizz­ato a Bruno Le Maire (oggi ministro dell’economia) che disse «quando una maggioranz­a è costretta a usare uno strumento così brutale come il 49-3, è la fine di un regno». Ma anche l’opposizion­e non brilla: comunisti e deputati della France Insoumise hanno presentato 41 mila emendament­i — per esempio chiedendo di cambiare solo una parola, «consideran­do» al posto di «per quanto riguarda» —, in modo da costringer­e il governo al 49-3 e poter denunciare così l’«attentato alla democrazia». La delegittim­azione delle istituzion­i prosegue anche in tempi di coronaviru­s: gli eventi con oltre 5.000 partecipan­ti vengono annullati? Per Marine Le Pen è una manovra per vietare le future manifestaz­ioni e reprimere la protesta popolare.

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