LA VITA DI UN ANZIANO NON VALE DI MENO
Risponde Aldo Cazzullo
Caro Aldo, sono un’ottantaduenne con qualche problema di salute. Come me, milioni di persone! Siamo bersagliati da quell’orribile frase, che viene ripetuta ogni giorno ossessivamente nelle notizie online, in Tv e sui quotidiani, riguardo al numero dei morti che via via si accumulano: erano tutti anziani con malattie pregresse. Il che dovrebbe voler dire: tranquilli, il virus non uccide voi! Le scrivo perché sono amareggiata, se è giunta o no per me l’ora della fine lo deciderà il Signore, ma per ora sono arzilla ed auspico che i media dimostrino in avvenire maggiore sensibilità nei confronti di soggetti fragili quali sono gli anziani con malattie pregresse. Gentile signora,
Abbiamo ricevuto molte lettere sul tema, ma la sua è la più bella, e merita di essere pubblicata per intero. Altri giornalisti, da Vittorio Feltri a Enrico Mentana, sono già intervenuti per ricordare che la vita di un anziano non vale meno di quella di un giovane. È opportuno ribadirlo, perché la frequenza con cui si sente ripetere che l’ennesima vittima del coronavirus (anche se molte se ne sono andate «con» e non «per» il virus) assume talora un tono quasi sollevato che è davvero inaccettabile.
Non a caso tra gli articoli più dolorosamente belli di questi giorni ci sono le interviste ai figli dei primi morti, che ribadiscono: non era il paziente zero o il paziente uno o il paziente X; era mio padre, e aveva diritto anche solo di sperare in una fine più serena, non intubato, circondato da gente in tuta e mascherina, impossibilitato di vedere per l’ultima volta i suoi cari. Non è mai il momento giusto di dire addio a un genitore. Anche quando è molto anziano, è sempre troppo presto. Figurarsi nell’atmosfera plumbea di questi giorni, magari con esequie frettolose, e il timore di essere rimasti a propria volta contagiati.
La verità è che la paura ispira talora comportamenti poco nobili. Cui fa da contraltare uno spirito di resistenza e di umanità testimoniato da migliaia di storie di ricercatori, medici, infermieri. Aggrappiamoci a queste, nella certezza che alla fine la battaglia sarà vinta.