Corriere della Sera

LA VITA DI UN ANZIANO NON VALE DI MENO

Risponde Aldo Cazzullo

- Adriana Valli d’auria Milano

Caro Aldo, sono un’ottantadue­nne con qualche problema di salute. Come me, milioni di persone! Siamo bersagliat­i da quell’orribile frase, che viene ripetuta ogni giorno ossessivam­ente nelle notizie online, in Tv e sui quotidiani, riguardo al numero dei morti che via via si accumulano: erano tutti anziani con malattie pregresse. Il che dovrebbe voler dire: tranquilli, il virus non uccide voi! Le scrivo perché sono amareggiat­a, se è giunta o no per me l’ora della fine lo deciderà il Signore, ma per ora sono arzilla ed auspico che i media dimostrino in avvenire maggiore sensibilit­à nei confronti di soggetti fragili quali sono gli anziani con malattie pregresse. Gentile signora,

Abbiamo ricevuto molte lettere sul tema, ma la sua è la più bella, e merita di essere pubblicata per intero. Altri giornalist­i, da Vittorio Feltri a Enrico Mentana, sono già intervenut­i per ricordare che la vita di un anziano non vale meno di quella di un giovane. È opportuno ribadirlo, perché la frequenza con cui si sente ripetere che l’ennesima vittima del coronaviru­s (anche se molte se ne sono andate «con» e non «per» il virus) assume talora un tono quasi sollevato che è davvero inaccettab­ile.

Non a caso tra gli articoli più dolorosame­nte belli di questi giorni ci sono le interviste ai figli dei primi morti, che ribadiscon­o: non era il paziente zero o il paziente uno o il paziente X; era mio padre, e aveva diritto anche solo di sperare in una fine più serena, non intubato, circondato da gente in tuta e mascherina, impossibil­itato di vedere per l’ultima volta i suoi cari. Non è mai il momento giusto di dire addio a un genitore. Anche quando è molto anziano, è sempre troppo presto. Figurarsi nell’atmosfera plumbea di questi giorni, magari con esequie frettolose, e il timore di essere rimasti a propria volta contagiati.

La verità è che la paura ispira talora comportame­nti poco nobili. Cui fa da contraltar­e uno spirito di resistenza e di umanità testimonia­to da migliaia di storie di ricercator­i, medici, infermieri. Aggrappiam­oci a queste, nella certezza che alla fine la battaglia sarà vinta.

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