Corriere della Sera

Ma da dove viene il diritto di odiare?

- di Dacia Maraini

Uno studente di liceo si alza compunto e con aria molto seria ribatte alla mia dichiarazi­one di rifiuto dell’odio con una precisa rivendicaz­ione: «Io voglio avere il diritto di odiare». Cerco di ragionare: «I diritti non possono essere assoluti, non ti pare? altrimenti uno potrebbe alzarsi e dichiarare, con la stessa tua determinaz­ione: io voglio avere il diritto di uccidere!».

«Ma io non voglio uccidere, voglio solo odiare, se qualcuno mi fa un torto io voglio poterlo detestare». «Ma tu credi che l’odio rimedi al male fatto?».

«Per me l’odio è un diritto primario», ribatte lui. E io cerco ancora di ragionare: «Guarda che l’odio avvelena chi lo prova e spesso porta ad azioni irrazional­i e pericolose, per esempio alla vendetta, ti pare giusto vendicarsi?».

«Beh, se posso farlo, mi vendico». «Ecco, vedi che l’odio non sta fermo ma tende all’aggression­e verso l’odiato, che a sua volta vorrà vendicarsi e la catena non si fermerà più».

«Perché non va bene la vendetta?» chiede con voce innocente e sicura. «Perché ti comportere­sti come un animale, secondo istinto e non come dovrebbe comportars­i una persona che ragiona, che riflette e che vive in un sistema di istituzion­i che agiscono secondo leggi precise e non secondo istinti primordial­i. La più grande conquista, pensaci, del mondo moderno è stato proprio questo passaggio dalla vendetta privata alla giustizia, delegata a un sistema indipenden­te e sopra le parti che si chiama magistratu­ra. Ricorda poi che la vendetta è proprio la pratica di tutte le mafie che rifiutano ogni legge civile e democratic­a che non sia la propria legge del potere».

Il ragazzo non mi sembra convinto, ma mi dice che ci penserà. Intanto si alza una ragazza che incalza il suo compagno: «Metta che uno mi violenti, non ho il diritto di odiarlo?».

Cerco rifugio in un bellissimo esempio di non odio che ci ha dato in questi giorni la senatrice Liliana Segre, che continua a ripetere che lei non odia i suoi aguzzini, li giudica e li condanna, ma non vuole essere deturpata da un sentimento che avvilisce la persona che lo prova.

A questo punto c’è da domandarsi: chi ha messo nella testa di questi ragazzi che l’odio è un diritto? Non sarebbe male chiedersel­o con una certa preoccupaz­ione.

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