Ma da dove viene il diritto di odiare?
Uno studente di liceo si alza compunto e con aria molto seria ribatte alla mia dichiarazione di rifiuto dell’odio con una precisa rivendicazione: «Io voglio avere il diritto di odiare». Cerco di ragionare: «I diritti non possono essere assoluti, non ti pare? altrimenti uno potrebbe alzarsi e dichiarare, con la stessa tua determinazione: io voglio avere il diritto di uccidere!».
«Ma io non voglio uccidere, voglio solo odiare, se qualcuno mi fa un torto io voglio poterlo detestare». «Ma tu credi che l’odio rimedi al male fatto?».
«Per me l’odio è un diritto primario», ribatte lui. E io cerco ancora di ragionare: «Guarda che l’odio avvelena chi lo prova e spesso porta ad azioni irrazionali e pericolose, per esempio alla vendetta, ti pare giusto vendicarsi?».
«Beh, se posso farlo, mi vendico». «Ecco, vedi che l’odio non sta fermo ma tende all’aggressione verso l’odiato, che a sua volta vorrà vendicarsi e la catena non si fermerà più».
«Perché non va bene la vendetta?» chiede con voce innocente e sicura. «Perché ti comporteresti come un animale, secondo istinto e non come dovrebbe comportarsi una persona che ragiona, che riflette e che vive in un sistema di istituzioni che agiscono secondo leggi precise e non secondo istinti primordiali. La più grande conquista, pensaci, del mondo moderno è stato proprio questo passaggio dalla vendetta privata alla giustizia, delegata a un sistema indipendente e sopra le parti che si chiama magistratura. Ricorda poi che la vendetta è proprio la pratica di tutte le mafie che rifiutano ogni legge civile e democratica che non sia la propria legge del potere».
Il ragazzo non mi sembra convinto, ma mi dice che ci penserà. Intanto si alza una ragazza che incalza il suo compagno: «Metta che uno mi violenti, non ho il diritto di odiarlo?».
Cerco rifugio in un bellissimo esempio di non odio che ci ha dato in questi giorni la senatrice Liliana Segre, che continua a ripetere che lei non odia i suoi aguzzini, li giudica e li condanna, ma non vuole essere deturpata da un sentimento che avvilisce la persona che lo prova.
A questo punto c’è da domandarsi: chi ha messo nella testa di questi ragazzi che l’odio è un diritto? Non sarebbe male chiederselo con una certa preoccupazione.