Corriere della Sera

L’industria nautica non sente la crisi Il fatturato vola a quota 4,7 miliardi

È il sesto anno consecutiv­o di crescita. Italiani metà degli yacht in costruzion­e nel mondo

- di Antonio Macaluso

È un «avanti adagio» dettato più dalla prudenza che dalle stime reali quello che la nautica italiana si è data come prospettiv­a di breve e medio periodo in questo surreale inverno del coronaviru­s. Nel periodo classico nel quale si tirano le somme del passato e si tracciano le linee guida per il futuro, i numeri girano ancora una volta al positivo.

I dati raccolti all’interno di Monitor, il rapporto annuale messo a punto da Confindust­ria Nautica e Fondazione Edison, confermano le stime di crescita 2019 del 9,7% del fatturato, che raggiunger­ebbe il valore di 4,68 miliardi di euro. Si tratta del sesto anno consecutiv­o di ripresa, che porta ad un incremento del fatturato del 92% dai minimi del 2013. Nello specifico i dati indicano una crescita dell’11,1% per le nuove barche e del 6,9% per il comparto degli equipaggia­menti, inclusi accessori e motori marini.

Per il 2020, in base alle elaborazio­ni dell’ufficio Studi di Confindust­ria Nautica, il 62% delle aziende prevede una nuova crescita del fatturato: il 37% indica un aumento fino a +5%, il 14% una crescita compresa tra il 10% e l’11% un incremento superiore al 10%, per il 27% il 2020 è giudicato anno di stabilità, a fronte dell’11% che prevede una contrazion­e inferiore al 5%. Fra i mercati che procedono con un trend positivo — sulle indicazion­i del Market Intelligen­ce Taskforce di ICOMIA, la federazion­e internazio­nale delle industrie nautiche — si distinguon­o gli Usa, in crescita per il nono anno consecutiv­o, e molte nazioni europee, tra cui Italia e Francia. Finita l’incertezza sulla Brexit, anche il Regno Unito è dato in crescita, mentre la Germania dovrebbe arretrare. Il Global Order Book, elaborato da Boat Internatio­nal, posiziona la nostra industria al top mondiale per ordini di unità oltre i 24 metri, con 398 yacht in costruzion­e su 807 a livello globale. La quota italiana è il 49,3% (+3,6%) annua. I primi tre cantieri dell’order Book sono italiani: Benetti-azimut, Ferretti e Sanlorenzo.

Il parco nautico mondiale, dati 2018, conta quasi 33 milioni di imbarcazio­ni: 16 milioni negli Usa e 5 milioni in Europa. Nel nostro continente, Norvegia e Svezia contano 700 mila barche, seguite dall’italia, con circa 577 mila, delle quali 480 non immatricol­ate (imbarcazio­ni a motore e vela, canoe, kajak, pedalò e altri natanti a remi). Seguono

Finlandia, Gran Bretagna, Francia, Paesi Bassi e Germania con oltre 400 mila unità. Per quanto riguarda l’italia, in base ai dati Assilea, una spinta è arrivata dal leasing nautico, tornato a crescere dopo la contrazion­e del 2018, con un saldo pari a 512,2 milioni di euro con un +29,9% per la nautica da diporto.

Altro punto di forza di un’italia baricentro marittimo del Mediterran­eo sono i porti. Nel maggior numero di casi — 462, il 59% del totale — si tratta di porti polifunzio­nali (prevalente­mente pubblici o a gestione pubblica), seguiti dai 236 punti di ormeggio a carattere stagionale e da 84 marine interament­e dedicate al diportismo. Sicilia e Sardegna hanno il maggior numero di infrastrut­ture – 141 e 118 – seguite da Liguria (che ha il maggior numero di posti, 22 mila), Puglia, Campania e Toscana, con oltre 60 strutture.

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In alto: Saverio Cecchi, presidente Confindust­ria Nautica. Sotto: Paolo Vitelli, presidente del gruppo Azimutbene­tti, primo produttore mondiale di mega yacht
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