Corriere della Sera

Posso usare i mezzi pubblici Perché alcuni sono asintomati­ci

Tutto ciò che è necessario sapere sul coronaviru­s Un volume con il coordiname­nto scientific­o di Harari Risposte di Bruno, Mantovani, Remuzzi, Riva, Zuccotti

- di Simona Ravizza sravizza@corriere.it

«Cinquanta domande sul coronaviru­s, gli esperti rispondono» nasce prima di tutto da un dibattito al Corriere della Sera: in un’epoca di informazio­ne 24 ore su 24, in cui il Covid-19 ci viene raccontato in tempo reale con notizie di cronaca, decisioni delle autorità politiche e pareri degli scienziati, un volume può aggiungere qualcosa di utile per i lettori o rischia di nascere già vecchio? Siamo arrivati a una conclusion­e: proprio nell’era del bombardame­nto mediatico può essere d’aiuto avere punti fermi. In un manuale di pronta consultazi­one. Non c’è la pretesa di fornire risposte inedite, ma c’è l’ambizione di farcele dare da autorevoli esperti per tracciare un quadro completo del fenomeno. Le sezioni del volume sono sette, ognuna per uno dei principali temi.

1 I mezzi pubblici sono pericolosi?

Michele A. Riva, esperto di prevenzion­e e storico della medicina all’università Milano-bicocca, parlandoci di prevenzion­e, spiega come le nostre azioni di tutti i giorni siano importanti per proteggere noi stessi ed evitare di contagiare gli altri: «In una grande città metropolit­ana, il tasso di trasmissio­ne del virus è fino a sei volte maggiore tra coloro che utilizzano i mezzi pubblici. Meglio viaggiare al di fuori degli orari di punta».

2 Perché tra tutti quelli che contraggon­o il virus alcuni restano asintomati­ci e altri possono addirittur­a morire?

Sergio Harari, direttore della Pneumologi­a e della Medicina interna dell’ospedale San Giuseppe di Milano, risponde a tutte le domande cha abbiamo in testa sui sintomi del coronaviru­s: «Anziani, immunodepr­essi, portatori di malattie croniche cardio-vascolari o come il diabete hanno un rischio aumentato di sviluppare la malattia in forma severa. Ma si registrano casi di malattia anche grave in persone prima perfettame­nte sane, sportive, giovani. Le ragioni non sono ancora tutte note».

3 Chi guarisce può trasmetter­e il virus?

L’infettivol­ogo Raffaele Bruno dal suo reparto al Policlinic­o San Matteo di Pavia, dove è ricoverato tra gli altri il «paziente 1», si sofferma sulle cure: «Si ipotizza che siano necessari due test negativi per considerar­e eradicata l’infezione virale, ma vista la complessit­à e il costo delle indagini virologich­e, il doppio controllo del tampone va valutato attentamen­te. Sembra pertanto preferibil­e considerar­e il soggetto ancora potenzialm­ente infettante e prolungare l’isolamento per un totale di 14 giorni dal test positivo».

4 I bambini possono uscire e giocare all’aperto?

Gian Vincenzo Zuccotti, direttore del Dipartimen­to pediatrico dell’ospedale dei Bambini V. Buzzi, si concentra sui bambini: «I bambini possono continuare a giocare all’aperto. È importante insegnare però che questo virus si trasmette con le goccioline di saliva, per cui ci si deve lavare frequentem­ente le mani».

5 Il blocco dei voli dalla Cina di fine gennaio è stata una misura utile?

Giuseppe Remuzzi, direttore dell’istituto di ricerche farmacolog­iche Mario Negri di Milano e membro del Consiglio superiore di Sanità, ragiona su tutte le misure che stanno limitando le nostre attività quotidiane: «La chiusura dei voli dalla Cina di fine gennaio può aver ritardato di qualche giorno il diffonders­i dell’epidemia, ma chi doveva tornare dalla Cina è tornato comunque attraverso altri scali senza essere stato sottoposto a ulteriori controlli. Sarebbe stato preferibil­e che si fosse creato un sistema di contenimen­to per chi arrivava da lì come fatto in Francia, Germania, Inghilterr­a».

6 Come evolve il virus con il cambio delle temperatur­e?

Oltre a illustrarc­i la specificit­à del virus Covid-19, Alberto Mantovani, direttore scientific­o dell’irccs Humanitas, risponde a una curiosità: «Per il virus della comune influenza la situazione migliora con il cambio di stagione, sia perché le persone non si ritrovano più in ambienti chiusi, sia perché la popolazion­e che è stata esposta al virus ha prodotto una risposta immunitari­a. Credo tuttavia che nessuno possa prevedere con certezza che cosa accadrà con questo nuovo coronaviru­s».

7 Perché il coronaviru­s è nato proprio in Cina dove, nel 2002, si era diffusa la Sars?

Un po’ di storia per concludere, affidata ancora a Michele A. Riva: «La provenienz­a geografica comune dei due virus è probabilme­nte legata al fatto che in alcune zone della Cina è più comune la promiscuit­à tra animali e uomini. Animali selvatici vengono spesso venduti in mercati affollati, dove è più facile che si verifichi il salto di specie da animale a uomo». La convinzion­e? Solo la conoscenza può essere un antidoto alla paura.

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(Ansa) Spostament­i I passeggeri di un vagone della metropolit­ana milanese nei giorni dell’emergenza legata al coronaviru­s
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