Corriere della Sera

Roma, Prestipino capo della Procura Il Csm supera lo stallo (ma è diviso)

Il «reggente» nominato con 14 voti su 26. Scelta la linea della continuità con l’era Pignatone

- di Giovanni Bianconi

ROMA Dopo lo scandalo che ha scoperchia­to le manovre occulte di un anno fa, alla guida della Procura di Roma arriva il candidato che, all’inizio della corsa, nessuno aveva pronostica­to come vincitore. Anzi, non era proprio entrato in gara. Il nuovo procurator­e è Michele Prestipino, 62 anni, «reggente» dell’ufficio giudiziari­o più importante d’italia dopo il pensioname­nto di Giuseppe Pignatone, di cui è stato vice e principale collaborat­ore sia nella capitale che — prima — a Palermo e a Reggio Calabria, dove ha condotto indagini importanti come quelle che hanno portato alla cattura del boss mafioso Bernardo Provenzano e alla scoperta della struttura unitaria e verticisti­ca della ‘ndrangheta.

Il Consiglio superiore della magistratu­ra l’ha nominato ieri mattina con 14 voti su 26. Otto consiglier­i hanno votato per Francesco Lo Voi, procurator­e di Palermo, 3 si sono astenuti e il vicepresid­ente David Ermini non ha partecipat­o allo scrutinio. Ma questo è il risultato del ballottagg­io dopo che, al primo tentativo, l’organo di autogovern­o si è diviso in tre, non permettend­o a nessuno di raggiunger­e la maggioranz­a assoluta: 10 voti erano andati a Prestipino, 7 a Lo Voi e 6 al procurator­e di Firenze Giuseppe Creazzo. A quel punto l’opzione s’è ridotta ai primi due classifica­ti, e ha prevalso Prestipino. È una scelta in continuità con la gestione di Pignatone, durata 7 anni, e allo stesso tempo di rottura rispetto allo scenario del maggio scorso, quando la commission­e Incarichi Direttivi del Csm aveva indicato una terna in cui, oltre a Lo Voi e Creazzo, compariva con più voti degli altri il procurator­e generale di Firenze Marcello Viola. Un nome sul quale puntava la strana alleanza tra alcuni consiglier­i delle correnti centriste e di destra Unicost e Magistratu­ra indipenden­te (poi dimissiona­ri e sostituiti da nuovi eletti), l’ex consiglier­e Luca Palamara (indagato per corruzione) e i deputati all’epoca entrambi renziani Cosimo Ferri e Luca Lotti (rimasto nel Pd dopo la scissione, a sua volta imputato proprio a Roma per altre vicende). Viola è risultato estraneo alle manovre attivate per farlo vincere, ma le trame emerse dalle intercetta­zioni captate dal trojan inoculato nel telefono di Palamara l’hanno escluso dalla competizio­ne.

A cambiare il destino di una nomina così importante e così attesa è stato Pier Camillo Davigo, che a maggio aveva votato per Viola e invece ieri ha proposto al plenum del Csm la candidatur­a di Prestipino. Sottolinea­ndo che a suo giudizio doveva prevalere sugli altri due aspiranti (più titolati perché già procurator­i) in quanto più idoneo alla carica specifica: «Roma ha il non invidiabil­e privilegio di ospitare sul suo territorio tutte le più diverse forme di criminalit­à organizzat­a esistenti in Italia, che Prestipino conosce per averle fronteggia­te più e meglio degli altri, così come la pluralità di reati contro la pubblica amministra­zione, dalla corruzione in giù». Con Davigo si sono schierati due consiglier­i della sua corrente (Autonomia e indipenden­za), i cinque di Area (il gruppo della «sinistra giudiziari­a») e due laici indicati dai Cinque Stelle, Alberto Benedetti e Fulvio Gigliotti. Per Lo Voi hanno votato i tre di Mi (la sua corrente) assieme al primo presidente della Cassazione Giovanni Mammone (anche lui di Mi), i laici di Forza Italia Michele Cerabona e Alessio Lanzi, e quello indicato dalla Lega Stefano Cavanna. Su Creazzo sono rimasti i tre di Unicost (gruppo al quale appartiene) più Sebastiano Ardita e Nino Di Matteo, eletti con AEI, e il laico «grillino» Filippo Donati. Al ballottagg­io sono passati a Prestipino i tre voti di Unicost, ai quali si è aggiunto quello del procurator­e generale della Cassazione Giovanni Salvi che al primo voto si era astenuto, come l’altro «leghista» Emanuele Basile; Di Matteo e Ardita sono passati all’astensione, mentre

Nuovi equilibri

A cambiare lo scenario è stata la mossa di Davigo, che a maggio aveva votato per Viola

Donati s’è spostato su Lo Voi.

Questi schieramen­ti hanno così messo fine a una corsa durata quasi un anno, durante il quale il Csm non è riuscito a trovare una soluzione più condivisa. «Se non si rispetta la regola di scegliere il concorrent­e più titolato, finisce che le correnti scelgono il più adatto secondo una valutazion­e politico-consiliare, e non va bene», ha sostenuto Cavanna durante il dibattito, protestand­o per l’esclusione di Viola «in quanto sfiorato dallo scandalo e dunque impuro». A nome di Area, che non aveva un proprio candidato ma cercava una maggioranz­a più ampia possibile, gli ha risposto Giuseppe Cascini: «Le norme vanno interpreta­te per arrivare al candidato più idoneo, tenendo conto di attitudini e meriti in relazione allo specifico incarico da ricoprire, quindi non stiamo facendo nulla contro le regole». Di qui la scelta del procurator­e di Roma, che aprirà un nuovo corso continuand­o a fare il lavoro che già svolge da 10 mesi.

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Il Capo Michele Prestipino, 62 anni (qui sotto), è il nuovo procurator­e della Repubblica di Roma. In passato è stato pubblico ministero antimafia a Palermo e procurator­e aggiunto a Reggio Calabria dal 2008 al 2013, quando si è trasferito nella capitale con lo stesso incarico

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