Per Arcelor l’eventuale recesso costerà 500 milioni. La protesta dei sindacati
C’è l’accordo sul futuro dell’ex Ilva. Tanto che Arcelor Mittal è pronta a fare marcia indietro sul recesso. Mentre i commissari di Ilva in amministrazione straordinaria ritireranno la procedura d’urgenza presso il tribunale di Milano. I sindacati, però, contestano l’intesa. E la stessa cosa fa il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, che oggi non parteciperà al vertice convocato a palazzo Chigi dal premier Giuseppe Conte per insediare il nuovo Tavolo per Taranto. «Questa intesa ha il merito di tenere in Italia un investitore importante in un settore strategico», rivendicano invece fonti vicine al governo.
Veniamo ai punti salienti dell’accordo firmato ieri da Arcelor Mittal e Ilva in amministrazione straordinaria. La prima seguita dagli avvocati Bonsignore, Emanuele e Scassellati
(Cleary Gottlieb) e Gianni (GOP) mentre i commissari Ilva sono stati supportati dagli studi Bonellierede e Freshfields. Primo: Arcelor Mittal anticipa l’acquisto di Ilva
al 31 maggio 2022 (fino a ieri era previsto il 23 agosto 2023). Secondo: i livelli produttivi a regime non cambiano e restano fissati in 8 milioni di tonnellate di acciaio l’anno, il piano industriale prevede un forno elettrico e la produzione di acciaio preridotto. Terzo: entro il 30 novembre di quest’anno dovrà essere sottoscritto un «contratto di investimento» con cui investitori pubblici (si parla di Invitalia o Cdp) e privati (le banche con crediti prededucibili ma anche eventuali nuovi partner del settore siderurgico) entreranno nel capitale della società con quote di minoranza. Quarto: se questo