Corriere della Sera

Gli enigmi di Homeland

Claire Danes: «Mi preparo con le donne della Cia La serie specchio della realtà dall’iraq alla Russia»

- Renato Franco

La stagione finale Le ambiguità dei rapporti internazio­nali

Un cerchio che si chiude, la storia che si riavvolge all’inizio. Dal 9 marzo alle 21.50 su Fox va in onda la stagione finale (l’ottava) di Homeland, una delle serie capolavoro degli ultimi 30 anni anche per la sua capacità di raccontare — spesso di anticipare — la realtà facendo intratteni­mento. Homeland aveva centrato l’obiettivo con la sua idea di partenza che era già un colpo di scena: il marine americano Nicholas Brody che dopo 8 anni di prigionia in Iraq torna in patria, celebrato come eroe di guerra ma in realtà convertito all’islam e infiltrato di al-qaida. Otto stagioni dopo tocca alla protagonis­ta Carrie Mathison (Claire Danes) portarsi addosso quelle stimmate: dopo i sette terribili mesi di reclusione in un gulag russo, l’agente della Cia è sospettata di essere al servizio dei russi, di nuovo a ricordarci che spesso il nemico è in casa, nella homeland (patria in inglese) del titolo.

La serie — basata su un format israeliano sviluppato in Usa da Howard Gordon e Alex Gansa — ha avuto tutto: il meccanismo di una storia piena di colpi di scena, intrisa di spionaggio e controspio­naggio; lo scavo profondo nella psicologia spesso fragile dei personaggi; il racconto romanzato (nei codici cinematogr­afici dell’intratteni­mento di massa) ma credibile della realtà che ci circonda in un periodo storico in cui il Medio Oriente è centro del mondo, sia per millenarie questioni spirituali (Gerusalemm­e da cui tutto ha origine) sia per questioni geopolitic­he. Una serie totalmente immersa nella realtà (era tra le preferite di Obama) che in questa stagione si apre con l’accordo tra americani e talebani in Afghanista­n, esattament­e quello che è successo davvero dieci giorni fa.

«Nel corso del tempo la serie è diventata sempre di più un’immagine istantanea, quasi una polaroid, di ciò che stava accadendo — ha raccontato Claire Danes —. Prima che gli sceneggiat­ori iniziasser­o a scrivere il copione, ad ogni nuova stagione, abbiamo sempre passato una settimana a Washington, a parlare con politici, giornalist­i e insider. Erano immersioni nelle stanze del potere, per cercare di capire quali sarebbero stati i temi rilevanti da trattare». Oggi è centrale lo scollament­o tra servizi segreti e la più alta carica dello Stato: «Homeland affronta le contraddiz­ioni e le ambiguità delle politiche internazio­nali attuali, e mai come stavolta azzarda un j’accuse contro la nostra amministra­zione. Da quando è arrivato Trump alla Casa Bianca il cambiament­o è stato radicale, la sfiducia del presidente nei confronti della comunità di intelligen­ce è un fatto senza precedenti. La sintonia reciproca tra servizi segreti e il ramo esecutivo è essenziale per la sicurezza di tutti noi e per un senso più vasto di giustizia».

Sono passati nove anni dalla messa in onda del primo episodio, due dalla settima stagione complicata dalla gravidanza (reale) dell’attrice e da problemi di logistica nelle riprese. Per Claire Danes è tempo di bilanci: «Non mi era mai capitato di recitare una donna tanto complessa, un personaggi­o così pieno di sorprese. Mi sono impegnata molto: ho studiato, letto, fatto ricerca, ho incontrato tante vere agenti della Cia». Il suo è

Protagonis­ta bipolare Su Youtube ho cercato le testimonia­nze dirette delle persone afflitte da questa sindrome

stato uno studio su due fronti: da una parte le questioni geopolitic­he legate al terrorismo, dall’altra quelle psicologic­he, perché Carrie è bipolare: «La cosa più importante è stata guardare su Youtube le testimonia­nze dirette di persone afflitte da questa sindrome. Gente che si sveglia nel cuore della notte, piena di energia, che vuole qualcuno con cui parlare. Me li sono guardati per ore».

Alla fine trova anche dei punti di contatto tra la donna che interpreta nella vita e quella a cui dà il volto sullo schermo: «Ci sono paralleli tra noi due, un’affinità, non c’è dubbio. Siamo entrambe timide e introverse eppure vere profession­iste... Provo sentimenti contrastan­ti all’idea della fine, ho iniziato che mi ero appena sposata e ora ho due figli. Sono cresciuta, non solo profession­almente, con Carrie e sono sicura che mi mancherà». A lei, ma non solo.

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In Afghanista­n Una scena di «Homeland», che quest’anno è ambientata in Afghanista­n
 ??  ?? Complici Mandy Patinkin (67 anni) e Claire Danes (40) in una scena dell’ottava stagione di «Homeland», al via da lunedì 9 su Fox. Lui interpreta Saul Berenson, mentore della protagonis­ta e ora consulente per la Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti; lei è l’agente speciale della Cia Carrie Mathison
Complici Mandy Patinkin (67 anni) e Claire Danes (40) in una scena dell’ottava stagione di «Homeland», al via da lunedì 9 su Fox. Lui interpreta Saul Berenson, mentore della protagonis­ta e ora consulente per la Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti; lei è l’agente speciale della Cia Carrie Mathison

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