Milan e vecchi veleni, botta e risposta Mirabelli-maldini
«Paolo è come un medico che non ha fatto le elementari». «Fossi in lui, eviterei riferimenti alle scuole»
MILANO Mentre il destino di Zvonimir Boban è ormai segnato, col comunicato del Milan che sancirà la rottura attesa non più a giorni ma a ore, quello di Paolo Maldini è ancora tutto da decidere. Resta o non resta? Quelli di Elliott sono stati chiarissimi: la decisione spetta a lui, può rimanere, ma solo se accetterà di allinearsi alla filosofia gestionale della proprietà. Paolo, combattuto tra la lealtà all’amico Boban e quella al Milan, sta riflettendo: una decisione non l’ha ancora presa, ma chi gli sta vicino assicura che i dubbi sono molti e forti. Troppi gli screzi, troppe le polemiche,
Mirabelli Maldini come dirigente? È come un medico che non ha fatto la prima elementare
in questo ultimo anno di difficile convivenza.
Nell’attesa di schiarirsi le idee, il d.t. rossonero ieri ha rotto il silenzio. Ma non per entrare nel merito del caos societario, bensì per regolare i conti con Massimiliano Mirabelli, che qualche giorno fa aveva sparato a zero accusandolo di inesperienza: «È come un medico che non ha fatto la scuola elementare», l’accusa dell’ex ds. Altrettanto tagliente la replica di Maldini all’ansa: «A parte il fatto che ogni suo commento negativo su di me lo considero un grande complimento, ma, sentendolo parlare, fossi in lui, eviterei riferimenti a qualsiasi livello di istruzione scolastica».
Giorni caotici al Milan. Anche per questo Pioli ieri ha dato a tutti un giorno libero, in attesa della partita crocevia col Genoa di domenica. Comunque vada, il suo futuro sembra segnato. La stima di Gazidis nei suoi confronti è reale, ma la verità è che l’ad e i suoi ormai sempre più stretti referenti dell’area tecnica, i manager Almstadt e Moncada, hanno già scelto: per giugno vogliono Rangnick. Il quale, oltre all’italiano, sta studiando lo staff e la squadra che verrà. Ibrahimovic, assicurano dalla Germania, non è in cima alla sue idee. Troppo ingombrante, per l’attuale responsabile delle squadre del gruppo Red Bull, evidentemente non così convinto di mettere un quasi 39enne al centro di un progetto che sarà almeno triennale. Il dossier Ibra però è più complesso. Per due ragioni. La prima è che Elliott e Gazidis sono invece dell’idea di prolungargli il contratto che scade a giugno. La seconda è che Zlatan invece convinto non lo è per nulla, ora che Boban se ne andrà. Per restare, chiede garanzie. Senza, saluterà.
Maldini Sentendolo parlare, fossi in lui eviterei riferimenti a qualsiasi livello di istruzione scolastica