Corriere della Sera

Autoscontr­o in Formula 1 Ferrari e Fia sotto assedio

Sette squadre contro l’accordo segreto sui motori, è guerra aperta

- Daniele Sparisci

Attacco programmat­o, ieri mattina alle 11 la Formula 1 è piombata in uno stato di guerra dichiarata. A dieci giorni dal Gp inaugurale di Melbourne. La campagna di Toto Wolff ha raccolto il 100% dei consensi: comunicati fotocopia, durissimi contro la Federazion­e e la Ferrari, per l’accordo che ha chiuso le indagini sul motore del Cavallino del 2019, sospettato dagli avversari di aver eluso le regole. Sei righe diffuse il 28 febbraio, nell’ultimo giorno di test a Barcellona un’ora prima della chiusura, quando l’attenzione era concentrat­a su bilanci e pronostici. In quel documento, di enorme vaghezza, la Fia diceva che i dettagli rimarranno fra le due parti aggiungend­o che la Scuderia avrebbe contribuit­o ad aiutare i tecnici nel controllo delle future power unit e nella ricerca sui carburanti alternativ­i. In questi passaggi la maggior parte della F1 ha letto un compromess­o per uscire da una situazione imbarazzan­te.

Così la Mercedes ha coordinato la plateale e insolita protesta trascinand­osi dietro i suoi team clienti Williams e Racing Point, ma anche Red Bull, Alpha Tauri, Mclaren e Renault. Sette su dieci, mancano quelli della galassia rossa (Alfa e Haas).

Sono «scioccati», vogliono che l’accordo confidenzi­ale venga divulgato «per garantire che il nostro sport tratti tutti in modo equo». Non solo.

 L’appello dei team Sorpresi e scioccati dalle parole della Fia sulla conclusion­e delle indagini sulla power unit Ferrari. Siamo contrari all’accordo riservato, vogliamo che venga divulgato per rispetto dello sport e dei tifosi. Inoltre, ci riserviamo il diritto di chiedere risarcimen­ti dinanzi ai tribunali competenti

Minacciano azioni legali. In ballo ci sono potere politico e soldi: quelli di ieri sarà molto difficile recuperarl­i (tocca agli accusatori dimostrare che il campionato 2019 è stato falsato), mentre quelli di domani sono nel nuovo Patto della Concordia che deve essere ancora firmato.

La Ferrari ha concordato privilegi economici importanti legati alla sua storia, e ha anche appoggiato una clausola che blocca il passaggio immediato di un team principal a un ruolo di vertice all’interno della F1. Wolff, che voleva quel posto, non ha dimenticat­o lo «sgarro» e ha aumentato la pressione sul gruppo di Binotto. Dentro questa storia c’è di tutto, anche l’ombra di una talpa che avrebbe svelato agli avversari segreti tecnici. Anche le prestazion­i della Rossa hanno fatto discutere: l’avvio difficilis­simo, le sei pole di fila dopo l’estate (3 vittorie) e ancora un calo dopo l’introduzio­ne di nuove direttive sui consumi. L’operazione assedio è continuata, il bersaglio non è solo Maranello ma anche il presidente della Fia Jean Todt, accusato di essere stato troppo morbido nei confronti della sua ex squadra. Dall’emilia «no comment», la risposta ai sette è attesa a breve da Parigi. Il patto «segreto», secondo alcune interpreta­zioni, è una procedura inusuale ma prevista dal Codice. Ma il fuoco di fila continuerà, la prossima mossa dei sette sarà inviare una serie di domande dettagliat­e, forse già oggi alla vigilia del Consiglio Mondiale del Motorsport. Per alzare ancora di più il polverone. Con il rischio, da non sottovalut­are, di essere chiamati a loro volta a rispondere di infrazione delle regole. «Per danni alla reputazion­e dello sport e dei suoi organi decisional­i». Altro che le scintille in pista.

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