Trump minimizza ma l’america no
Donald Trump continua a minimizzare mentre le reti televisive informano ossessivamente non solo sulla diffusione del coronavirus in Italia e nel mondo ma anche sui pochissimi test condotti negli Stati Uniti che, quindi, potrebbero essere molto più contagiati di quanto ufficialmente dichiarato. La politica cerca di contenere l’allarme, ma intanto il sistema economico si prepara a gestire un periodo prolungato di emergenza. I cali di Borsa seguiti da momentanei recuperi riflettono il nervosismo dei mercati, ma guardando un po’ più in profondità nei numeri si scopre non solo l’ovvio — le uniche società con le quotazioni in aumento sono quelle che producono disinfettanti a tutto ciò che viene usato per contenere epidemie — ma anche che i titoli meno colpiti sono quelli di imprese che producono beni e servizi adatti a una lunga permanenza tra le mura domestiche: dai cibi conservati alle cyclette e i tapis roulant, ai sistemi di comunicazione digitale come le videoconferenze di Zoom o la telemedicina di Teladoc. Ma il segnale più forte viene dalle banche che stanno studiando la possibilità di trasferire online non solo il lavoro d’ufficio, ma anche il trading e il rapporto coi clienti. I maggiori istituti — Citigroup, Jpmorgan Chase, Goldman Sachs e Morgan Stanley — hanno chiesto a centinaia di dipendenti di lavorare da casa a partire da lunedì e per almeno due settimane: testeranno la capacità di gestire in remoto gran parte dell’attività degli sportelli. La Jpmorgan si è mossa prima effettuando già sperimentazioni di questo tipo nelle sue filiali di Londra, nel quartiere di Brooklyn a New York e in New Jersey. Ci si sta, insomma, preparando a un prolungato periodo in cui — per reale emergenza o per precauzione — la gente cambierà radicalmente le sue abitudini riducendo al minimo la presenza in luoghi affollati e anche i contatti interpersonali. Al di là delle conseguenze economiche — basta pensare alle aviolinee che stanno mettendo molti aerei a terra per il calo del traffico e alle conseguenze per il turismo — c’è da chiedersi quanto tutto ciò altererà permanentemente lo stile di vita dei cittadini anche dopo la fine dell’epidemia accentuando spinte negative già in atto, almeno negli Usa: soprattutto la crescita del consumo di cibi conservati rispetto a quelli freschi e la tendenza a svolgere la propria vita sociale sui canali digitali, riducendo l’aspetto umano delle relazioni.