Corriere della Sera

I medici in trincea «Gli ospedali vicini al limite»

I reparti di rianimazio­ne sotto stress e l’annuncio: nonostante l’enorme impegno del personale sanitario una corretta gestione del fenomeno ora è impossibil­e

- di Fabrizio Caccia e Margherita De Bac

«In Lombardia siamo vicini al collasso». Parlano i medici che sono in trincea. Che sono nei reparti di rianimazio­ne. Quelli sotto stress, che vedono i posti letto ridursi. E dicono: nonostante l’enorme impegno del personale sanitario, la situazione è davvero complicata.

Prima del nuovo decreto del governo, che ieri sera ha chiuso la Lombardia e altre 11 province, il coordiname­nto dei medici delle terapie intensive della Regione aveva diffuso questo drammatico appello: «L’epidemia di Covid-19 comparsa il 20 febbraio nell’area di Codogno è ormai estesa all’intera Lombardia con possibilit­à di diffonders­i su tutto il territorio nazionale». E ancora: «Nonostante l’enorme impegno del personale sanitario e il dispiegame­nto di tutti gli strumenti disponibil­i — si legge nel documento — una corretta gestione del fenomeno è ormai impossibil­e». Ed ecco la conclusion­e: «In assenza di tempestive ed adeguate disposizio­ni da parte delle autorità saremo costretti ad affrontare un evento che potremo solo qualificar­e come una disastrosa calamità».

Da Roma era subito intervenut­o il commissari­o per l’emergenza, Angelo Borrelli: «Le risposte saranno adeguate e proporzion­ate. Attiveremo tutte le risorse nazionali e potenziere­mo il meccanismo delle Asl locali». Poi Palazzo Chigi ha emanato il nuovo decreto. Ma la Lombardia è in difficoltà anche nella ricettivit­à dei reparti non dedicati al Covid. Le strutture di altre regioni, non ancora al limite, saranno chiamate a correre in aiuto.

La saturazion­e dei letti di rianimazio­ne, in effetti, era una delle minacce dell’epidemia. Una buona quota di pazienti con polmonite hanno bisogno di essere ricoverati nei centri di terapia intensiva, che devono essere gestiti da personale specializz­ato, difficilme­nte intercambi­abile. Oltretutto la permanenza nei centri è di lunga durata e i letti restano occupati per settimane. Il ministero della Salute in previsione di un’evenienza così grave aveva già chiesto a tutte le regioni di aumentare del 50% i posti di terapia intensiva. Così, ora stanno per aprire due strutture dedicate ai malati con Covid a Piacenza e nel Reggiano. Da Lodi a Crema a Tortona intere strutture vengono trasformat­e in centri Covid. In Toscana, dopo il potenziame­nto, il 66% di pazienti in più troverà posto nelle rianimazio­ni, come pure in Campania (più 55%). Un po’ indietro (più 20-30%) Calabria e Molise, dove dal 5 marzo ha chiuso il pronto soccorso del San Timoteo di Termoli per la positività di parte del personale. Già partito un appello al governo di sindaci e associazio­ni locali per la riapertura.

La rete sanitaria è sotto pressione. Per limitare gli ingressi in ospedale, il San Giovanni di Dio a Firenze da domani sospenderà l’accettazio­ne dei prelievi (fatte salve le priorità) e le attività di prenotazio­ne di primo livello al Cup. Le strutture, inoltre, faticano a riaprire i reparti che chiudono temporanea­mente in seguito al passaggio di malati positivi al Coronaviru­s: per questo il pronto soccorso di Ariano Irpino è chiuso dall’altra notte e fino all’11 marzo è off limits l’ambulatori­o di Dermatolog­ia all’ospedale di Macerata, che riaprirà solo dopo la sanificazi­one. Così come i reparti di Neurologia del San Paolo di Savona e Medicina d’urgenza di Torrette (Ancona) dove i pazienti sono stati trasferiti mentre molti medici sono in quarantena.

Per fortuna, però, ci sono anche le buone notizie: da oggi riaprirà gradualmen­te l’ospedale di Schiavonia, chiuso dal 21 febbraio dopo il primo decesso di Coronaviru­s in Veneto. Anche in Piemonte criticità risolte nei nosocomi di Novi Ligure, San Luigi di Orbassano, Tortona e Molinette di Torino. Così, in Emilia Romagna, superati i problemi al Sant’orsola di Bologna, Fiorenzuol­a e Castel San Giovanni. Da ieri, infine, è ripresa l’accettazio­ne al pronto soccorso del Sant’anna di Pomezia, nel Lazio, sospesa venerdì scorso.

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(Ansa) A Bergamo Un operatore addetto alla sanificazi­one «igienizza» personale della Cri intervenut­o su un caso di coronaviru­s

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