«Ogni cinque giorni i malati quadruplicano Dovevamo fare subito come in Cina»
Parisi, presidente dell’accademia dei Lincei
peggiori?
«Si, è così. Tuttavia non bastano per poter affermare che la curva esponenziale dei contagi sta rallentando. Non si possono dare notizie altalenanti all’opinione pubblica».
Che velocità ha questa curva esponenziale?
«Ha una velocità di raddoppio di 2,5 giorni».
Ovvero?
«I contagi raddoppiano ogni 2,5 giorni. Quadruplicano ogni cinque».
È molto veloce? Di questo passo dove arriviamo?
«Non ragioniamo in linea teorica, a lungo termine. Prima o poi la crescita rallenterà. E mi auguro con tutto il cuore di vedere tra qualche giorno deviazioni significative».
Medici della Croce Rossa in tenuta antivirus
● Dal settembre del 2018 è presidente dell’accademia Nazionale dei Lincei
E a breve termine?
«Guardando la curva dei malati in terapia intensiva e applicando la velocità di raddoppio...».
Cosa otteniamo?
«Stiamo per esaurire tutti i posti della terapia intensiva».
Ha qualche segnale per immaginare un rallentamento della curva esponenziale?
«Confido nelle misure di contenimento che sono state prese. E poi l’epidemia si trova allo stesso punto in cui in Cina, 37 giorni fa, la curva esponenziale ha cominciato a rallentare».
Ci fa sperare il parallelo?
«No. Le misure governative italiane sono all’acqua di rose rispetto a quelle cinesi. Sarebbero state necessarie misure molto più drastiche, ma per motivi che trovo irragionevoli si esita e si perde tempo».
È stato bene chiudere le scuole?
«Sì, ma anche qui avremmo dovuto fare come in Cina e obbligare un genitore a rimanere a casa con i figli piccoli. Altrimenti il carico va per lo più sui nonni, che sono i più contagiabili e sono loro che si muovono per raggiungere i nipoti, non viceversa».
Ma la funzione esponenziale è l’unica curva di distribuzione di un’epidemia?
«No no, affatto».
È la più «cattiva»?
«Sì, poi dipende dalla velocità di raddoppio».
E perché a noi è toccata in sorte un’esponenziale così veloce? È forse colpa del «paziente uno», il trentottenne di Codogno che non è stato fermo un attimo?
«Non è più veloce di quella degli altri Paesi. Il “paziente uno” non è il primo, con un’analisi ad albero filogenetico del virus si è stimato che l’epidemia in Italia è cominciata tra il 3 e il 21 gennaio».
E non ce ne siamo accorti?
«Il 9 gennaio ci arrivavano vaghe notizie di contagi nel mercato del pesce di Wuhan. Chi ci poteva pensare?».