I Giochi (non proibiti) di Zaza la pongista
A 11 anni si qualifica per l’olimpiade di Tokyo ma non batte il record di precocità
Nell’olimpiade in bilico (meno 137 giorni ma il coronavirus avanza minaccioso alla faccia delle rassicurazioni del numero uno del Cio Thomas Bach), la più giovane sarà una bambina. Giochi non proibiti per Hend Zaza, pongista nata in Siria — se i documenti in possesso della Federazione internazionale di tennis tavolo non mentono — il primo gennaio 2009. A Tokyo il baby fenomeno, che batte il record di Sky Brown, giovanissima stella britannica dello skateboard al debutto sul monte di Olimpia (12 anni il prossimo 12 luglio), avrà 11 anni e sette mesi.
Sempre più precoce, sconcertante ed estremo, lo sport trova in Giordania, ad Amman, sede del torneo olimpico asiatico di qualificazione, la favola grazie a cui ripescare dal passato l’esempio-pilota di Dimitrios Loundras, ginnasta greco, più giovane medagliato nella storia dei Giochi: bronzo nelle parallele a squadre a Atene 1896 quando aveva 10 anni e 218 giorni. Zaza ha vinto il torneo battendo in finale 4-3 la libanese Mariana Sahakian, 42 anni, e a Tokyo ne avrà 45 in meno dell’atleta più anziana in gara nel tennis tavolo: Ni Xia Lian, 56 primavere. Tutto è possibile in una disciplina che non ha restrizioni di età.
«Congratulazioni alla nostra campionessa Hend che andrà a Tokyo» si felicita via social il Comitato olimpico siriano, che sta pensando alla sua mini atleta per il ruolo di portabandiera alla cerimonia d’inaugurazione del 24 luglio. Dal giorno successivo, data d’inizio del torneo di ping pong, Zaza, numero 155 del ranking mondiale, diventerà la più giovane partecipante negli ultimi 52 anni di storia olimpica: a Grenoble 1968, X Giochi invernali, l’11enne rumena Beatrice Hustiu si piazzò 29esima nel pattinaggio di figura. Ma le prime volte non finiscono qui: Hend sarà anche la prima pongista della Siria, uomo o donna, a partecipare ai Giochi.
In un mondo in cui l’effetto domino delle cancellazioni delle qualificazioni olimpiche pare inarrestabile, le lacrime di gioia di Zaza ad Amman con il trofeo in mano sono sembrate un minuscolo atto di giustizia nei confronti di questa abitante di Hama, tra le città siriane martoriate dalla guerra, coda di cavallo nera al vento (nessun hijab) e pantaloni lunghi, determinata ad inseguire il suo sogno fino in fondo. L’ottimismo di prammatica con cui il presidente del Cio Thomas Bach difende Tokyo 2020 («Nessun dubbio, l’olimpiade si farà») poggia su una certezza — gli impianti giapponesi sono tutti ultimati nonostante i rallentamenti provocati dal diffondersi dell’epidemia — e una speranza: che la bella stagione, con il caldo, si porti via il coronavirus. Tra i mille ottimi motivi per cui è bene augurarsi che l’olimpiade parta puntuale, da oggi c’è anche la storia di Hend Zaza.