«Tagadà doc», la vita di Cavour e l’ironia della storia
Ah, se al governo ci fosse Camillo Benso conte di Cavour! In meno di dieci anni — secondo molti storici — Cavour riuscì a costruire giorno per giorno lo Stato parlamentare e liberale, a difenderlo dagli attacchi e a imporlo sulla ribalta internazionale. L’unione di passione, intelligenza e abilità, le eccezionali doti di sensibilità, temperamento e carattere, fecero di lui uno dei più grandi statisti che l’europa ebbe nell’ottocento e l’italia in tutta la sua storia.
Anche per sfuggire a una programmazione stolidamente ansiogena, ho seguito con molto piacere Tagadà doc di Tiziana Panella dedicata appunto a uno dei grandi protagonisti del Risorgimento italiano (La7, giornaliero, ore 17). Giocatore incallito, non insensibile al fascino femminile, grande stratega, Cavour è ricordato per la sua capacità di mediare fra destra, sinistra, monarchia e forze risorgimentali, e per la sua abilità in politica estera. E per le straordinarie riforme sulle infrastrutture e sull’agricoltura. Ah, se ora al governo ci fosse Camillo Benso conte di Cavour!
Personalmente, fra le altre imprese, lo ricordo anche per aver dato il via nelle tenute reali di Fontanafredda (con la marchesa Juliette Colber e l’enologo francese conte Oudart) alla produzione e all’affinamento di un rosso da molti considerato il re dei vini, il Barolo. Mentre le immagini di Tagadà scorrono, fa capolino con un sorriso beffardo la famosa Ironia della Storia. Nel momento più drammatico della storia d’italia, dal dopoguerra a oggi, a capo del governo c’è un premier quasi per caso (che, onestamente, non si sta comportando male) e mezzo governo scelto su Youtube al grido di «vaffa!». E sapete come è morto Cavour? Tre mesi dopo la nascita del Regno d’italia, il 6 giugno del 1861 a causa della malaria, malattia contagiosa (la zanzara è il vettore con cui la malattia si propaga) che lo tormentava sin dalla giovinezza.