Corriere della Sera

Anche i processi per direttissi­ma in videoconfe­renza

Le chiese riaperte dopo l’omelia del Papa «Confortare i fedeli»

- Ester Palma Luigi Ferrarella lferrarell­a@corriere.it

Che la decisione del cardinal vicario Angelo De Donatis di chiudere le chiese romane anche alla preghiera dei fedeli non fosse gradita in Vaticano lo si è visto quando l’elemosinie­re del Papa, il cardinal Konrad Krajewski, è andato a far aprire la «sua» Santa Maria Immacolata all’esquilino, la chiesa romana di cui ha la diaconia.

A fare il resto le parole di Francesco nell’omelia della quinta messa in streaming da

Santa Marta, nel settimo anniversar­io della sua elezione: «Le misure drastiche non sempre sono buone, preghiamo perché lo Spirito Santo dia ai pastori la capacità e il discernime­nto pastorale affinché provvedano misure che non lascino da solo il santo popolo fedele di Dio, che si senta accompagna­to dai pastori e dal conforto della Parola di Dio, dei sacramenti e della preghiera». Il Vicario ha fatto retromarci­a, spiegando che «un confronto ulteriore con il Papa, stamattina, ci ha spinto a considerar­e un’altra esigenza: che dalla chiusura delle chiese altri “piccoli” non trovino motivo di disorienta­mento e di confusione. Il rischio per le persone è di sentirsi ancora più isolate». Anche se ha confermato di aver consultato il Papa prima di emettere il decreto di giovedì «con una decisione senza precedenti». Col nuovo restano «aperte le sole parrocchie e le sedi di missioni con cura d’anime e equiparate». Ma, aggiunge: «Non ci ha spinto una paura irrazional­e o peggio un pragmatism­o privo di speranza evangelica, ma l’obbedienza alla volontà di Dio, manifestat­a attraverso la realtà che viviamo».

La Milano giudiziari­a sotto emergenza Covid-19 fa da battistrad­a d’italia e da lunedì mette a regime per la prima volta un tipo di udienza non solo in videoconfe­renza, ma soprattutt­o delocalizz­ata per tutte le parti processual­i nelle convalide di arresti e nei processi per direttissi­ma: il giudice in Tribunale con il cancellier­e, l’arrestato (con l’interprete se straniero) collegato dalla camera di sicurezza delle forze dell’ordine che l’hanno fermato, l’avvocato nel proprio studio legale (o se preferisce a fianco dell’arrestato o in Tribunale) ma sempre con colloquio riservato in conference-call prima e durante e dopo, il pm (togato o vice procurator­e onorario) in ufficio in Procura, e gli atti scambiati in diretta tra le parti via mail o in una chat sulla piattaform­a Microsoft Teams aperta alle parti.

Tre giorni di riuscite simulazion­i nell’autogestit­o lavoro tra avvocati dell’ordine (Ernesto Sarno, Paola Boccardi, Ettore Traini) e della Camera Penale (Andrea Soliani), pm della Procura di Francesco Greco (Laura Pedio, Elio Ramondini e Adriano Scudieri) e giudici del Tribunale (Paolo Guidi, Marco Tremolada, Beatrice Crosti, Mauro Gallina), puntano a ridurre i rischi nelle poche udienze che per legge vanno celebrate, ma che comportere­bbero il concentrar­si in aula di arrestati, scorte, giudici, cancellier­i, pm, avvocati, interpreti, agenti e testi, tutto moltiplica­to per i 20/30 arresti di un turno medio. Un tentativo anti-contagio proprio mentre un quarto magistrato milanese, stavolta una gip, è ricoverata in ospedale.

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