Anche i processi per direttissima in videoconferenza
Le chiese riaperte dopo l’omelia del Papa «Confortare i fedeli»
Che la decisione del cardinal vicario Angelo De Donatis di chiudere le chiese romane anche alla preghiera dei fedeli non fosse gradita in Vaticano lo si è visto quando l’elemosiniere del Papa, il cardinal Konrad Krajewski, è andato a far aprire la «sua» Santa Maria Immacolata all’esquilino, la chiesa romana di cui ha la diaconia.
A fare il resto le parole di Francesco nell’omelia della quinta messa in streaming da
Santa Marta, nel settimo anniversario della sua elezione: «Le misure drastiche non sempre sono buone, preghiamo perché lo Spirito Santo dia ai pastori la capacità e il discernimento pastorale affinché provvedano misure che non lascino da solo il santo popolo fedele di Dio, che si senta accompagnato dai pastori e dal conforto della Parola di Dio, dei sacramenti e della preghiera». Il Vicario ha fatto retromarcia, spiegando che «un confronto ulteriore con il Papa, stamattina, ci ha spinto a considerare un’altra esigenza: che dalla chiusura delle chiese altri “piccoli” non trovino motivo di disorientamento e di confusione. Il rischio per le persone è di sentirsi ancora più isolate». Anche se ha confermato di aver consultato il Papa prima di emettere il decreto di giovedì «con una decisione senza precedenti». Col nuovo restano «aperte le sole parrocchie e le sedi di missioni con cura d’anime e equiparate». Ma, aggiunge: «Non ci ha spinto una paura irrazionale o peggio un pragmatismo privo di speranza evangelica, ma l’obbedienza alla volontà di Dio, manifestata attraverso la realtà che viviamo».
La Milano giudiziaria sotto emergenza Covid-19 fa da battistrada d’italia e da lunedì mette a regime per la prima volta un tipo di udienza non solo in videoconferenza, ma soprattutto delocalizzata per tutte le parti processuali nelle convalide di arresti e nei processi per direttissima: il giudice in Tribunale con il cancelliere, l’arrestato (con l’interprete se straniero) collegato dalla camera di sicurezza delle forze dell’ordine che l’hanno fermato, l’avvocato nel proprio studio legale (o se preferisce a fianco dell’arrestato o in Tribunale) ma sempre con colloquio riservato in conference-call prima e durante e dopo, il pm (togato o vice procuratore onorario) in ufficio in Procura, e gli atti scambiati in diretta tra le parti via mail o in una chat sulla piattaforma Microsoft Teams aperta alle parti.
Tre giorni di riuscite simulazioni nell’autogestito lavoro tra avvocati dell’ordine (Ernesto Sarno, Paola Boccardi, Ettore Traini) e della Camera Penale (Andrea Soliani), pm della Procura di Francesco Greco (Laura Pedio, Elio Ramondini e Adriano Scudieri) e giudici del Tribunale (Paolo Guidi, Marco Tremolada, Beatrice Crosti, Mauro Gallina), puntano a ridurre i rischi nelle poche udienze che per legge vanno celebrate, ma che comporterebbero il concentrarsi in aula di arrestati, scorte, giudici, cancellieri, pm, avvocati, interpreti, agenti e testi, tutto moltiplicato per i 20/30 arresti di un turno medio. Un tentativo anti-contagio proprio mentre un quarto magistrato milanese, stavolta una gip, è ricoverata in ospedale.