Cartier-bresson su «la Lettura» con l’occhio di Wim Wenders
Il regista (e altri) sul fotografo. Un testo di Piperno, dialogo Gramellini-trevi sui padri
Con la sua macchina fotografica ha narrato il Novecento attraverso un «occhio» in bianco e nero. Al gigante della fotografia Henri Cartier-bresson (1908-2004) è dedicata una grande mostra a Palazzo Grassi a Venezia, Henri-cartierbresson. Le Grand Jeu (6 aprile-10 gennaio 2021, in base alle disposizioni governative contro l’epidemia di Covid19). Aprono il nuovo numero de «la Lettura», il #433 in edicola e nell’app nel weekend e per tutta la settimana, quattro fotografie dell’artista francese, scelte e commentate dai cinque curatori della mostra (con un articolo di Stefano Bucci): Sylvie Aubenas (direttrice del dipartimento di Fotografia della Bibliothèque nationale de France), lo scrittore Javier Cercas, la fotografa Annie Leibovitz, il collezionistamecenate François Pinault e il regista Wim Wenders. Il cineasta tedesco sceglie una foto di strada, scattata tra gli anni Venti e i Trenta: «Due uomini condividono, quasi clandestinamente, l’atto di guardare qualcosa — scrive Wenders — e un terzo, invisibile, si inserisce nel loro gioco». Si tratta del fotografo, che sembra mostrare com’è il mondo dal suo punto di vista. Stessa foto selezionata da Javier Cercas, che la definisce «un’immagine uscita da un sogno», quasi sospesa.
Nel nuovo numero dell’inserto c’è spazio per articoli su altri maestri. Alessandro Piperno recensisce il secondo romanzo di Kent Haruf (19432014), non ancora tradotto. Si tratta de La strada di casa (traduzione di Fabio Cremonesi per NN: l’arrivo in libreria, previsto per il 16 marzo, è rimandato per l’emergenza sanitaria), con cui si chiude il cerchio di Holt, il villaggio immaginario del Colorado in cui sono ambientati i suoi sei libri. E — scrive Piperno — per la narrativa periferica, essenziale, e per il fatto che «non c’è romanzo di Haruf che non si configuri come apologo morale», l’autore ricorda tanto Clint Eastwood.
È entrato nella leggenda l’uomo che intervista Emilio Cozzi: il comandante Jim Lovell, 92 anni, che l’11 aprile del 1970 veniva lanciato nello spazio con i piloti Fred Haise e Jack Swigert. L’apollo 13, terza missione statunitense che avrebbe dovuto arrivare sulla Luna, passò invece alla storia come un «fallimento di successo», a causa di un’avaria che riportò gli astronauti sulla Terra. Nell’inserto Lovell racconta quei tragici momenti.
Tra le altre conversazioni del numero, Antonio Carioti coordina un dialogo tra gli storici Catherine Brice e David Forgacs, che descrivono l’italia, e le sue peculiarità, vista da fuori: il dualismo Nord/ Sud, l’effetto di fenomeni come fascismo, eurocomunismo, populismo… Mentre a una scoperta di archeologia è dedicata la conversazione del filosofo Mauro Bonazzi con Janric van Rookhuijzen, storico e archeologo olandese. Lo studioso ha dimostrato che il nome del grande tempio conosciuto come Partenone, nell’acropoli di Atene, va attribuito in realtà a un edificio sacro più piccolo, l’eretteo.
Emanuele Trevi e Massimo Gramellini sono i protagonisti di un particolare scambio epistolare (via mail). Alla vigilia della festa del papà, giovedì 19, e in coincidenza con lo stato di fragilità in cui siamo caduti per l’esplosione del coronavirus, gli scrittori tessono una doppia riflessione sulla paternità: quella voluta, da Gramellini, e raccontata in Prima che tu venga al mondo (Solferino) e il punto di vista di chi sceglie di non avere figli (quello di Trevi). Nella corrispondenza emerge la figura di un padre universale, Geppetto, simbolo di un «amore purissimo e incondizionato». E gli scrittori si chiedono come si sarebbe comportato il papà di Pinocchio ai tempi del Covid-19.
«La Lettura» omaggia infine l’arrivo della primavera. Il 21 marzo è alle porte e ancora oggi sancisce un passaggio simbolico, di rinascita. Helmut Failoni illustra le interpretazioni musicali della stagione (da Vivaldi a Cocciante), mentre Giancristiano Desiderio, Annachiara Sacchi e Giulia Ziino rileggono il tempo del risveglio attraverso tre libri «fioriti».