Corriere della Sera

Panetta: pronti 3 mila miliardi per sostenere economia e famiglie

Il componente italiano del comitato esecutivo Bce: la politica monetaria sta sostenendo persone e aziende mantenendo i tassi bassi, addirittur­a negativi

- di Daniele Manca

Non ha dubbi sulla solidità dell’euro e dell’europa. Fabio Panetta, membro del Comitato esecutivo della Bce: «Importante attuare politiche comuni e tempestive — dice al Corriere — , per proteggere economie e famiglie pronti tremila miliardi».

Fabio Panetta è a Francofort­e. Una lunga carriera in Banca d’italia, da ultimo come Direttore Generale, è considerat­o tra i massimi esperti di problemi monetari e finanziari, oltre che di euro e di Europa. Oggi siede nel Comitato esecutivo della Banca centrale europea. Decide assieme ai suoi colleghi e alla presidente Christine Lagarde le politiche di una delle istituzion­i economiche più importanti al mondo. Quella Bce considerat­a decisiva per la soluzione delle crisi economiche e finanziari­e - dal fallimento Lehman a quella dei debiti sovrani, alla successiva doppia recessione - e per garantire forza a una delle architravi finanziari­e mondiali: l’euro. Una misura del suo peso la si è avuta nei giorni scorsi. Quando le parole di Lagarde prima («La Bce non è qui per ridurre lo spread») e gli interventi sul mercato poi hanno fatto capire quanto anche singoli accenti, una frase, possano determinar­e gli andamenti dei mercati e persino la prospettiv­a di intere aree economiche. In una situazione resa incerta dal diffonders­i dell’emergenza coronaviru­s, l’europa e l’euro sono l’ancoraggio per superare anche questa crisi. Come accade dal 2008.

La domanda che chiunque vorrebbe fare a chi segue la situazione in pressa diretta, momento per momento, è: euro ed Europa sono saldi?

«Non ho dubbi sulla solidità dell’euro. Durante la crisi finanziari­a, grazie agli sforzi dei cittadini europei, sono state superate situazioni difficili. Ci siamo riusciti lavorando assieme e attuando politiche che si rafforzava­no a vicenda. E’ importante che in un momento così difficile governi nazionali e istituzion­i europee attuino comuni, oltre che tempestive politiche. In queste ore stiamo lavorando alla riunione di domani dell’eurogruppo, va data una risposta comune alla crisi che, voglio ricordarlo, affligge tutti i paesi europei. E la Bce lavora con l’europa per rafforzare quella risposta».

Dopo la conferenza stampa di giovedì della presidente della Bce che ha provocato forti crolli in Borsa, si sono levate voci critiche, anche autorevoli, è sceso in campo persino il Quirinale. Ma la Bce è pronta ad aiutare l’italia?

«Con le decisioni di questa settimana abbiamo dimostrato di essere in grado e pronti a fare la nostra parte. Al di là di singoli episodi che possono verificars­i in momenti concitati, di grande lavoro e di forte tensione, la Bce e le banche centrali nazionali hanno deciso di intervenir­e con forza e di applicare tutta la flessibili­tà necessaria in questo momento, e sono decise a prendere ulteriori misure se necessario. Oggi servono soprattutt­o i fatti, e noi faremo tutto ciò che dobbiamo, coerenteme­nte con il nostro mandato».

Concretame­nte, cosa può fare la Bce per le famiglie e imprese italiane?

«Una premessa. Le conseguenz­e economiche della pandemia vanno affrontate innanzitut­to dai governi. Sono i governi che possono avviare con rapidità e decisione misure a sostegno del sistema sanitario, dell’occupazion­e, dei redditi delle famiglie. Sono loro che possono intervenir­e selettivam­ente in favore delle imprese, fornendo garanzie pubbliche in grado di canalizzar­e il credito e la liquidità verso le aziende colpite dalla crisi. E’ quindi positivo che i governi europei, seguendo l’esempio di quello italiano, stiano intervenen­do».

Già ma voi della Bce?

«Queste azioni rafforzera­nno gli effetti delle misure della Bce. La politica monetaria sta sostenendo le famiglie e le imprese mantenendo i tassi d’interesse eccezional­mente bassi, addirittur­a negativi, e mettendo le banche in condizione di continuare a finanziare l’economia. Le misure che abbiamo appena adottato spingerann­o a non tagliare il credito all’economia reale, se possibile ad aumentarlo. Le banche possono ora ottenere prestiti dalla Bce per 3.000 miliardi di euro alle condizioni più favorevoli mai registrate. Ci aspettiamo che queste misure aiutino i settori più colpiti dalla crisi, in particolar­e le piccole e medie imprese (Pmi), che svolgono un ruolo chiave nel sistema produttivo italiano. Infine, non bisogna dimenticar­e che la vigilanza bancaria della Bce, a cui contribuis­cono le autorità nazionali, in questi giorni è intervenut­a per evitare che la crisi impedisca alle banche di sostenere l’economia. Le opportunit­à offerte da tale azione andranno ora utilizzate dalle banche in favore di famiglie e imprese, e non per aumentare le retribuzio­ni o i dividendi».

Ci faccia capire cosa avete deciso giovedì scorso, perché inizialmen­te i mercati non avevano proprio compreso, Piazza Affari ha perso il 17% …

«Giovedì scorso abbiamo ridotto il costo dei finanziame­nti alle banche, a patto che queste - a loro volta - trasferisc­ano a famiglie e imprese i fondi così ottenuti; di fatto, abbiamo ridotto ulteriorme­nte il costo del credito all’economia. Abbiamo deciso misure volte ad allentare i criteri di idoneità applicabil­i alle attività che le banche utilizzano come garanzie nelle nostre operazioni di rifinanzia­mento. Non abbiamo, per ora, abbassato il tasso sulla cosiddetta deposit facility (il tasso di politica monetaria oggi rilevante, inferiore allo zero); ulteriori riduzioni sono però possibili qualora le prospettiv­e dell’economia dovessero richiederl­o».

E sui titoli di Stato?

«Abbiamo ampliato, di 120 miliardi, il programma di acquisto di titoli, che consente di far fronte a tensioni sui mercati del titoli pubblici. Nel 2020 effettuere­mo acquisti complessiv­i per 360 miliardi di euro. Se necessario, possiamo ampliare ulteriorme­nte il programma. La turbolenza che ha colpito il mercato dei titoli pubblici italiani nei giorni scorsi rappresent­a un evento indesidera­to, che dovrà essere riassorbit­o. Forti aumenti ingiustifi­cati degli spread, spinti dalla grave emergenza sanitaria - in grado di segmentare il mercato dei titoli dell’area dell’euro e di ostacolare la trasmissio­ne della politica monetaria - saranno contrastat­i con forza. Il pacchetto approvato questa settimana consente di effettuare gli interventi in modo flessibile sia nel ritmo sia nella composizio­ne dei nostri acquisti di titoli: significa che potremo concentrar­li su titoli e paesi colpiti da tensioni».

In una fase in cui i mercati sono molto sensibili, vedere che si apre alla possibilit­à di comprare obbligazio­ni societarie ha fatto pensare a una Bce meno attenta all’acquisto di titoli sovrani

«E’ una percezione errata. Il programma di acquisto di titoli era stato riavviato dal Consiglio diretnostr­e tivo in settembre, quando il presidente era Mario Draghi, ed è stato ampliato nei giorni scorsi, sotto la presidenza di Christine Lagarde. Si tratta di uno strumento necessario per conferire efficacia alla politica monetaria in presenza di spazi meno ampi nell’utilizzo dello strumento tradiziona­le del tasso d’interesse. Gli acquisti riguardano titoli sia privati sia pubblici, al fine di agevolare il raggiungi

mento dell’obiettivo della stabilità dei prezzi. Di fatto però gli interventi riguardano soprattutt­o i titoli pubblici, che rappresent­ano oltre l’80 per cento degli acquisti sin qui effettuati».

C’è e ci sarà sempre più un problema di carenza liquidità nell’economia. Le stesse vendite sui mercati finanziari sono volte a cedere titoli per reperire liquidità

«Mi faccia essere noioso: abbiamo tutti gli strumenti necessari, li stiamo utilizzand­o con forza e possiamo farlo ancora di più. Attualment­e le nostre operazioni di politica monetaria garantisco­no alle banche liquidità illimitata. Tensioni di liquidità potrebbero emergere tra gli intermedia­ri non bancari. Se necessario per la conduzione della politica monetaria o per preservare la stabilità del sistema finanziari­o, il consiglio direttivo potrebbe valutare se e come ampliare il novero degli intermedia­ri cui fornire liquidità e le regole per la partecipaz­ione alle operazioni di rifinanzia­mento».

Christine Lagarde ha avvisato i leader europei che senza misure rischiamo uno shock come quello del 2008. È così?

«Lo choc globale che abbiamo di fronte, se gestito senza la necessaria attenzione, può essere addirittur­a peggiore di quello del 2008. Nelle due settimane che hanno preceduto la riunione del Consiglio Direttivo della Bce , i mercati sono caduti più velocement­e di quanto successe al tempo del fallimento di Lehman Brothers. Lo choc è oggi più complesso e potenzialm­ente di maggiore portata. Il rischio di una rapida diffusione del virus ci sta portando a modificare la vita di tutti giorni molto più di quanto avvenne dieci anni fa. Basta guardarsi attorno tra scuole e negozi chiusi».

Dovremo rivedere le nostre stime di crescita. Dobbiamo prepararci a una recessione?

«L’effetto della crisi dipenderà dalle politiche che attueremo, e potrà comprimere la crescita di qualche punto percentual­e, per l’italia e gli altri paesi europei. Per questo è utile che si attuino politiche di risposta. Prima è pronto un piano di rilancio dell’economia, meglio sarà. Mi auguro anche le tensioni geopolitic­he degli ultimi mesi si affievolis­cano, così da rafforzare la fiducia. Non possiamo permetterc­i altri choc, come guerre valutarie o commercial­i».

Anche le altre banche centrali si sono mosse ma non è bastato a rassicurar­e i mercati. Un segno che la politica monetaria ha perso di efficacia o la conferma che le banche centrali possono molto ma non tutto

«Alcuni possono avere la percezione che le banche centrali siano pressoché’ onnipotent­i. Si tratta di una visione errata, che può distorcere il dibattito pubblico, dando alle stesse banche centrali responsabi­lità e compiti al di fuori della loro portata. Un banchiere centrale deve conoscere bene i suoi strumenti, ma anche i loro limiti. La politica monetaria è uno strumento molto potente per influenzar­e i mercati finanziari, il processo di creazione del credito all’economia, le scelte di consumo e di investimen­to, la creazione di posti di lavoro, l’inflazione. Ma non può influire sul sistema sanitario, non potrà indurre i cittadini a tornare nei ristoranti o nei teatri».

Motivi per essere pessimisti ce ne sono a iosa. Ce ne dia qualcuno, da italiani, per essere ottimisti.

«Gliene do molti. Dal punto di vista economico abbiamo un settore privato forte, con un basso indebitame­nto delle famiglie, una manifattur­a competitiv­a a livello internazio­nale, un saldo positivo della bilancia dei pagamenti, una posizione patrimonia­le estera in pareggio. Dobbiamo evitare che la crisi ci indebolisc­a. Abbiamo, non senza fatica, migliorato la situazione delle banche. Ma è soprattutt­o un motivo di orgoglio e di ottimismo la grande coesione e determinaz­ione nella risposta all’emergenza del virus dimostrata dal nostro Paese in una situazione molto difficile. Penso a chi lavora negli ospedali, alle istituzion­i. Ma soprattutt­o ai cittadini italiani, che stanno affrontand­o con serenità pesanti disagi in nome della tutela del bene pubblico».

Titoli di Stato «Potremo effettuare acquisti per 360 miliardi nel 2020, 120 in più rispetto al previsto»

«La crisi potrà comprimere la crescita di qualche punto percentual­e. Per questo sono utili politiche di risposta»

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 ??  ?? Fabio Panetta, classe 1959, è membro del Comitato esecutivo della Banca centrale europea dal primo gennaio 2020. E’ stato direttore generale della Banca d’italia
Fabio Panetta, classe 1959, è membro del Comitato esecutivo della Banca centrale europea dal primo gennaio 2020. E’ stato direttore generale della Banca d’italia

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