Trump: «Ho fatto il tampone» E blocca i voli anche da Londra
La decisione di sottoporsi all’esame dopo i casi dei positivi a Mar-a-lago. Esteso a Regno Unito e Irlanda il bando ai viaggi dai Paesi Schengen
Donald Trump ha fatto il test per il coronavirus: «L’ho deciso dopo la conferenza stampa di ieri (venerdì ndr), altrimenti voi giornalisti sareste impazziti». Il presidente si è presentato sabato mattina nella saletta «briefing» della Casa Bianca, in tenuta sportiva e con un cappellino da baseball con la scritta «Usa». Quanto tempo ci vorrà per i risultati? «Credo uno o due giorni, hanno mandato il campione in laboratorio», ha risposto Trump.
L’esame si è reso necessario dopo che sono stati trovati positivi al Covid-19 tre partecipanti alla cena nel resort di Mar-a-lago, in Florida, sabato 7 marzo. In quell’occasione Trump aveva ospitato il leader brasiliano, Jair Bolsonaro, (negativo al virus) e la sua delegazione.
Il vice presidente Mike Pence ha detto di essersi sottoposto anche lui agli accertamenti e subito dopo ha annunciato un’altra stretta sui viaggi. Dalla mezzanotte di domani, lunedì 16 marzo, non potranno entrare negli Stati Uniti neanche i passeggeri in arrivo da Regno Unito e Irlanda. I due
Paesi erano sfuggiti al bando nei confronti dei 26 Stati della zona Schengen (tra i quali c’è l’italia), che è scattato alle 23 e 59 di venerdì 13 marzo. Trump aveva voluto concedere l’esenzione ai britannici, in nome della «relazione preferenziale». Ma gli scienziati lo hanno avvertito che il coronavirus non fa distinzioni di alcun tipo.
Pence ha anche cercato di
Screening online La sperimentazione non sarà pronta oggi e riguarderà solo San Francisco
chiarire la confusione che si è creata sui test virtuali. Trump aveva enfatizzato la collaborazione con «i 1.700 ingegneri di Google che stanno lavorando sullo screening di massa». Sarebbe un questionario online per una prima valutazione dei sintomi. In caso di rischio il portale sarebbe in grado di localizzare la struttura sanitaria più vicina dove fare il tampone. «Il modello sarà pronto per domenica», aveva assicurato il presidente. Ieri mattina, però, Verily, una società di Alphabet (cui fa capo Google) ha fatto sapere con un comunicato che la sperimentazione inizialmente toccherà solo la Baia di San Francisco. Davanti alle telecamere, Pence ha ammesso: «Si partirà dalla Baia di San Francisco e poi progressivamente si arriverà su tutto il territorio».
Gli Stati Uniti si preparano ad applicare una formula inedita. La Casa Bianca ha coinvolto nell’operazione 10 aziende private. L’obiettivo, condiviso anche dai democratici come ha sottolineato la Speaker della Camera Nancy Pelosi, è procedere «con analisi a tappeto».
Finora il sistema sanitario non è stato capace di mettere a disposizione i kit per i test. Trump ha rilanciato: «Ne avremo cinque milioni entro aprile». Il governo federale ha di fatto decentrato il compito di procurare i tamponi ai gruppi della grande distribuzione privata: Walmart, la catena più capillare, con 5.335 punti vendita sparsi su tutti i 50 Stati e Target, 1.868 «shop». Poi ci sono le reti specializzate in prodotti farmaceutici e con presidi medici: Cvc, 6.200 negozi; Walgreens, guidata da Stefano Pessina, con 9.277. Produzione e assemblaggio saranno affidati alle aziende di Big Pharma e della strumentazione diagnostica: Becton, Dickinson and Company; Quest Diagnostics; Roche Diagnostics; Signify Health; Thermo Fischer Scientific; Lch Group.
L’amministrazione ha ora in mano anche 50 miliardi di dollari per adeguare il sistema sanitario. C’è molto da fare. Negli Stati Uniti la carenza di letti negli ospedali è cronica. Il rapporto è di 2,8 posti letto per ogni mille abitanti; in Cina è di 4,3; in Italia di 3,2.
Intanto il contagio avanza con ritmo regolare: i casi sono 2.195, con 49 morti.