Addio a Valoti, lo storico sindaco che portò la Lega in Val Seriana
Il primo cittadino di Cene fino a lunedì scorso telefonava in municipio per mandare avanti il lavoro Salvini e Calderoli: «Una vita per la sua comunità»
● Era stato ricoverato una settimana fa per problemi ai polmoni, è morto venerdì 13 marzo
BERGAMO Anche alle ultime elezioni, a maggio, aveva assicurato alla Lega la sua roccaforte: Cene, primo paese ad avere un sindaco leghista quando il movimento era agli albori e forse nessuno avrebbe scommesso su un Bossi senatore, figuriamoci sugli scenari presenti. Nel suo piccolo, Giorgio Valoti ha attraversato tutte le ere del partito e ieri anche Matteo Salvini ha pianto la sua morte. Più che la politica, a lui interessava la Val Seriana, oggi tramortita da questa epidemia che sta cancellando una generazione. E che non lo ha risparmiato.
Cene è a due passi da Nembro e i suoi numeri scioccanti: 70 defunti in 12 giorni, in tutto il 2019 erano stati 120. Valoti, 70 anni, sindaco al quarto mandato e nei 5 anni di mezzo consigliere provinciale, era malato da novembre, ma si è aggravato per la febbre e il respiro che mancava. Il ricovero una settimana fa, quando il suo telefonino non smetteva di squillare e lui non poteva più rispondere come faceva, senza mai farlo pesare. L’ultima chiamata l’ha fatta lunedì in Comune, preoccupato per alcune pratiche. Poi se ne è andato solo, come tanti in queste ore. «Appena aveva iniziato a stare male — spiega il figlio Alessandro, 35 anni, musicista, attivo anche lui nella Lega — abbiamo chiesto che gli facessero il tampone, ma ci dicevano che non era coronavirus. Poi ci hanno comunicato che era positivo. La cosa peggiore è non averlo qui, non sappiamo nemmeno quando ce lo lasceranno portare a casa». Il ricordo più tenero, le litigate per Facebook: «Non gliene fregava niente, a lui piaceva il contatto con la gente». Valoti teneva molto alla moglie Giovanna, alle nipotine, alla sua famiglia.
Aveva lavorato da responsabile dell’ufficio vendite della Radici Group. La passione per la politica l’aveva ereditata dal nonno sindaco e dal papà socialdemocratico. Negli anni ‘90 si era innamorato della Lega. Era uno che riusciva a portare il prete a fare da testimone alle nozze in Comune, che affrontava tutti con schiettezza, come quella volta che la prefettura gli aveva mandato un gruppo di profughi senza preavviso o quando una preside non gli aveva fatto benedire la scuola. Si era speso per la casa di riposo, l’asilo nido, per le aziende e la superstrada realizzata tra il 2004 e il 2007. L’ex presidente del Copasir Giacomo Stucchi allora era commissario per Anas: «Ha avuto un grande merito in quell’opera».
Oggi strappa omaggi anche nel Pd, ma per restare tra i leghisti il deputato Daniele Belotti lo ricorda commosso: «Non aveva un carattere facile, ma i problemi li risolveva sempre. Persona onestissima e tifoso dell’atalanta». Il vice presidente del Senato Roberto Calderoli: «Un ottimo amministratore, presente a tutti i banchetti della Lega». E Salvini: «Una vita spesa per la propria comunità, fino all’ultimo si è occupato di proteggere i suoi cittadini».
In ospedale Settant’anni, si era aggravato ed era stato ricoverato una settimana fa