«Giorgio era l’esempio del buon governo Lavorava per la gente non per le poltrone»
Maroni: il suo Comune, un luogo del cuore
● Roberto Maroni, nato a Varese, 65 anni compiuti oggi, esponente della Lega, è stato segretario federale della Lega Nord dal luglio 2012 al dicembre 2013
● Presidente della Regione Lombardia dal 2013 al 2018, è stato anche ministro dell’interno nei governi Berlusconi I e Berlusconi IV, ministro del lavoro e delle politiche sociali nei governi Berlusconi II e Berlusconi III
MILANO Anche se oggi è il suo compleanno, Roberto Maroni ha pochissima voglia di festeggiare i suoi 65 anni. Il virus si è portato via Giorgio Valoti, il sindaco leghista di Cene: «È stato il prototipo dei nostri sindaci. Tutto amministrazione, fare e fare bene. Senza pensare ad andare in Regione o in Parlamento».
Cene peraltro è stato il primo comune italiano ad avere un sindaco leghista...
«Per noi è un luogo del cuore. E Valoti è stato speciale, i sindaci leghisti hanno imparato da lui, dalla sua attenzione totale al territorio. Mai sfruttato la sua posizione per far carriera. Per un leghista fare il sindaco dovrebbe essere la massima ambizione. Per lui, era così. La sua figura resta un punto di riferimento».
La Lombardia è in polemica con la Protezione civile, che ha mandato mascherine inadeguate. È d’accordo?
«Mi dicono che le mascherine arrivate siano quelle per fare le pulizie in casa. Quelle per fare la polvere. Che devo dire? Rimpiango Bertolaso».
Il governatore Fontana l’ha richiamato in servizio in Lombardia.
«È un’ottima scelta. Ma è una persona che farebbe comodo anche a Roma. Quello che è accaduto con le mascherine è un episodio gravissimo».
L’emergenza è senza precedenti. Ieri hanno dovuto spostare con volo militare due pazienti da Bergamo a Palermo.
«Questa dovrebbe essere una lezione per l’europa. C’è, o almeno c’era, la libera circolazione delle merci e delle persone. Non dei malati».
Il premier Conte? Ha saputo giocarsela bene, con coraggio
Come giudica l’impegno del governo nel fronteggiare l’emergenza?
«All’inizio la risposta è stata titubante. È vero: nessuno si aspettava una cosa del genere, ma se si fosse dato ascolto ai governatori Fontana e Zaia forse l’evoluzione sarebbe stata meno drammatica. Forse a Roma avranno pensato che i due presidenti la stessero buttando in politica. E poi la maggioranza era