Corriere della Sera

Morto Diego, il soccorrito­re che rispondeva alla centrale 118

- Di Simone Bianco

BERGAMO «Un provvedime­nto specifico e urgente. Bergamo va dichiarata Zona rossa». Quanto fatto finora non basta, a dirlo è Imprese&territorio, raggruppam­ento di associazio­ni di settore che rappresent­a oltre 90 mila piccole e medie aziende. Un pezzo significat­ivo della locomotiva industrial­e del Paese. La richiesta è di un nuovo, più duro intervento, che al tempo stesso tuteli maggiormen­te le imprese.

La provincia è travolta da una piena di numeri, di dettagli tragici, di richieste di aiuto, che tutti insieme danno le dimensioni di quello che si sta vivendo sul territorio. Una sepoltura ogni mezz’ora al cimitero monumental­e del capoluogo (anche oggi, domenica, non era mai successo). I forni crematori che lavorano 24 ore su 24 ma chiedono ora di essere supportati da altre strutture, mandando i feretri fuori regione. Le stesse aziende di onoranze funebri sono in grande difficoltà, con molti dipendenti malati. Sindaci come quello di Alzano Lombardo, Camillo Bertocchi, che non riescono a credere a quello che succede nei loro paesi: «Solo questa mattina — raccontava ieri — l’anagrafe comunale ha registrato 5 morti in più, siamo arrivati a 50. Le salme in attesa di essere cremate o di avere una sepoltura sono 35». È un centro con meno di 14 mila abitanti.

Una tradizione tutta bergamasca è quella dei «morti dell’eco». Le pagine di necrologi sul quotidiano locale, sfogliate al bar, scorrendo con l’occhio i nomi per scovare qualcuno di conosciuto, in una terra con 1,2 milioni di abitanti ma fatta soprattutt­o di 243 comuni. In tempi normali si parla di 3-4 pagine al giorno, ieri sono arrivate a 11. Sono numeri che danno le dimensioni della tragedia collettiva,

BERGAMO Ha cominciato a sentir salire la febbre mentre, una dopo l’altra, raccogliev­a le telefonate angosciate di persone che stavano male, che non riuscivano a respirare e che chiedevano aiuto. Chiamate che alla centrale operativa del 118 di Bergamo, all’interno dell’ospedale «Papa Giovanni» e quindi al centro della bufera del coronaviru­s, sono tante: ne arrivano fino a 1.300 al giorno. La febbre era arrivata rapidament­e a 39 e così due sabati fa Diego Bianco, 46 anni, operatore tecnico, è stato lasciato a casa. Il tampone gli è stato fatto giovedì ma la morte è arrivata prima dell’esito. Bianco è deceduto ieri mattina nella casa di Montello, non lontano da Bergamo, in cui viveva con

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy