La tragedia di una città Via alle sepolture anche di domenica
che riguarda gli anziani prima degli altri (ma non solo, è di ieri la scomparsa di un operatore del 118 di 46 anni), meglio delle cifre ufficiali: la Regione Lombardia ha certificato 261 morti dall’inizio dell’epidemia, 2.864 i contagiati.
Nelle case i malati sono probabilmente molti di più e
Bergamo oggi è un posto in cui ognuno conosce qualcuno che è morto negli ultimi giorni. Ma è anche una provincia in cui si serrano le fila. Gli ospedali sono pieni di malati di Covid, tanto che, spiega l’assessore lombardo alla Sanità, Giulio Gallera, alcuni pazienti sono stati trasferiti in
Toscana, addirittura in Puglia e Sicilia. Intorno agli ospedali si muove la macchina della solidarietà: le donazioni delle aziende (come Italcementi, 100 mila euro), centinaia di cittadini che si offrono come volontari per aiutare gli anziani chiusi in casa e le onlus.
Corriere.it Sull’emergenza coronavirus leggi tutte le notizie in tempo reale su www.corriere.it la moglie e il figlio di 8 anni. La morte ha interrotto una vita trascorsa a correre in soccorso degli altri: come conducente di ambulanze e automediche alla Casa di riposo di Bergamo e agli ospedali di Seriate e Treviglio prima di arrivare al 118, e come capo della Protezione civile del suo Comune. Ogni tanto usciva ancora sul campo. Non era stato l’unico ad essere mandato a casa: al Servizio regionale emergenza urgenza Alpina di Bergamo sono malate altre 18 persone tra operatori tecnici, medici e infermieri. Tanto che nella notte tra martedì e mercoledì il servizio è stato trasferito a Milano in modo da poter sanificare la sede. Ogni operatore riceve fino a ottanta chiamate per turno e le settanta ambulanze a disposizione non bastano più, tanto che ne sono state fatte arrivare altre quaranta da altre province. «Qui tanti restano oltre l’orario o saltano i giorni di riposo senza bisogno che lo chieda, non ho più parole per ringraziarli — spiega il responsabile del 118 bergamasco Raniero Frizzini —. Per tutti noi è una fatica molto più psicologica che fisica, e alla fine della giornata l’angoscia è davvero tanta».