Il cortocircuito di Macron: chiusi negozi e ristoranti Resta il voto (ma è scontro)
In tre giorni i casi confermati sono raddoppiati fino ad arrivare a 4.500, dei quali 300 in rianimazione: così il presidente francese ha «corretto» la strategia
Edouard Philippe delle regioni Occitania, Corsica, Normandia e Provenza -Costa Azzurra ancora chiedono il rinvio, a poche ore dall’apertura dei seggi.
Con un’apparizione a sorpresa, e parole che rappresentano una svolta rispetto al discorso pur solenne di Macron giovedì sera, alle 19:30 il premier Edouard Philippe si è rivolto ai francesi: «In questi giorni abbiamo visto troppa gente nei caffè, nei ristoranti. È la Francia che amiamo, ma non è questo quel che dobbiamo fare». Dopo la chiusura di scuole e università, è un passo successivo che allinea la Francia all’italia, anche se manca ancora il confinamento obbligatorio nelle case. Siamo ufficialmente nella «fase 3», quella in cui non si cerca più di frenare il virus dilagante, ma ci si occupa di rallentarne la progressione in modo da consentire agli ospedali di curare i casi più gravi.
Per settimane le autorità hanno preparato la popolazione, una gradualità che potrebbe essere stato un errore di comunicazione: nei fatti la fase 3 è già scattata da tempo, ma i cittadini si sono abituati all’idea, senza trarne le conseguenze. Così la partita di Champions League Psg-borussia Dortmund si è giocata a porte chiuse ma con migliaia di tifosi assiepati appena fuori dello stadio; e ancora ieri pomeriggio centinaia di gilet gialli si sono radunati in corteo a Parigi scontrandosi ritualmente
In questi giorni abbiamo visto troppa gente nei caffè, nei ristoranti. È la Francia che amiamo, ma non è quel che dobbiamo fare.
premier francese
Alle urne
È il giorno delle elezioni municipali: gli elettori invitati a portare la penna da casa
con le forze dell’ordine, come un anno fa, e come se nel frattempo il mondo non stesse vivendo quella che Emmanuel Macron ha chiamato «la crisi sanitaria più grave da un secolo».
«Non allarmare e non minimizzare», è stata finora la linea del governo. Ora il timore di allarmare è messo da parte. Il premier Philippe sostanzialmente ha rimproverato i francesi: non ci siamo capiti, dovete restare a casa. Eppure oggi dovrebbero tenersi le elezioni più surreali della storia, con gli elettori invitati a portarsi la penna da casa per evitare il contagio. Gli astenuti furono il 36% nel 2014, chissà quanti saranno nel 2020.