«C’è una terza via: diluire l’epidemia nel tempo»
PARIGI Tra il Regno Unito che punta all’immunità di gregge e l’italia che per prima al mondo dichiara zona rossa tutto il Paese, è corretto dire che la Francia ha provato a seguire una terza via?
«È vero che le autorità francesi hanno scelto di prendere misure graduali, senza un blocco completo come ha fatto l’italia, ma senza neanche stare a guardare come sembra avere deciso la Gran Bretagna». Jean-stéphane Dhersin, professore all’università di Paris 13, è un matematico del Cnrs (il Cnr francese) specializzato nello studio dei modelli di epidemie.
Come si può definire la strategia francese?
«Dilazionare il contagio, senza interromperlo brutalmente. Il governo punta ad abbassare il tasso di riproduzione di base del virus, stimato a 2,5 (ogni positivo contagia da due a tre persone, ndr), in tre modi: ritardare il picco, distribuire i positivi nel tempo, limitare almeno un po’ i casi. È un sistema che allunga considerevolmente il decorso dell’epidemia, ma ha alcuni vantaggi».
Quali?
«Se funziona, i casi gravi vengono curati adeguatamente negli ospedali. E quando questo avviene la mortalità è piuttosto bassa».
Perché il governo francese ha esitato a prendere misure più radicali e, per esempio, mantiene le elezioni?
«Sono un matematico, non un politico. Come cittadino, posso dire che trovo inspiegabile il mantenimento delle elezioni municipali. Ogni misura ha un impatto sul decorso dell’epidemia. Fare le elezioni è contraddittorio. In questa situazione, penso che i francesi avrebbero accettato un rinvio».
Ma, elezioni a parte, c’è anche la volontà di non frenare di colpo l’epidemia?
«È vero che se l’epidemia viene interrotta in modo repentino, come tenta di fare l’italia e come ha fatto la Cina nella regione di Wuhan, e poi restano focolai altrove, in Francia o in Gran Bretagna o in Cina, la popolazione non è immunizzata. Passata la prima emergenza e allentate le misure restrittive, il virus rischia di tornare».