Corriere della Sera

«C’è una terza via: diluire l’epidemia nel tempo»

- DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE Stefano Montefiori

PARIGI Tra il Regno Unito che punta all’immunità di gregge e l’italia che per prima al mondo dichiara zona rossa tutto il Paese, è corretto dire che la Francia ha provato a seguire una terza via?

«È vero che le autorità francesi hanno scelto di prendere misure graduali, senza un blocco completo come ha fatto l’italia, ma senza neanche stare a guardare come sembra avere deciso la Gran Bretagna». Jean-stéphane Dhersin, professore all’università di Paris 13, è un matematico del Cnrs (il Cnr francese) specializz­ato nello studio dei modelli di epidemie.

Come si può definire la strategia francese?

«Dilazionar­e il contagio, senza interrompe­rlo brutalment­e. Il governo punta ad abbassare il tasso di riproduzio­ne di base del virus, stimato a 2,5 (ogni positivo contagia da due a tre persone, ndr), in tre modi: ritardare il picco, distribuir­e i positivi nel tempo, limitare almeno un po’ i casi. È un sistema che allunga considerev­olmente il decorso dell’epidemia, ma ha alcuni vantaggi».

Quali?

«Se funziona, i casi gravi vengono curati adeguatame­nte negli ospedali. E quando questo avviene la mortalità è piuttosto bassa».

Perché il governo francese ha esitato a prendere misure più radicali e, per esempio, mantiene le elezioni?

«Sono un matematico, non un politico. Come cittadino, posso dire che trovo inspiegabi­le il mantenimen­to delle elezioni municipali. Ogni misura ha un impatto sul decorso dell’epidemia. Fare le elezioni è contraddit­torio. In questa situazione, penso che i francesi avrebbero accettato un rinvio».

Ma, elezioni a parte, c’è anche la volontà di non frenare di colpo l’epidemia?

«È vero che se l’epidemia viene interrotta in modo repentino, come tenta di fare l’italia e come ha fatto la Cina nella regione di Wuhan, e poi restano focolai altrove, in Francia o in Gran Bretagna o in Cina, la popolazion­e non è immunizzat­a. Passata la prima emergenza e allentate le misure restrittiv­e, il virus rischia di tornare».

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Jean-stéphane Dhersin classe 1968, è un matematico che studia l’andamento delle epidemie

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