Corriere della Sera

Quante cose stiamo imparando

- Di Beppe Severgnini

Quante cose stiamo imparando. Le persone cui teniamo, e quelle che tengono a noi. La generosità di molti, e l’egoismo spaventato di qualcuno. L’importanza di alcune profession­i, che troppi davano per scontate. Medici e infermieri, ovviamente; ma anche tanti altri che mandano avanti l’italia. Penso a quanti stanno alle casse dei supermerca­ti: ringraziam­oli, almeno. Mia moglie lo ha fatto, ieri: le è stato risposto che era stata la prima. Ma il sorriso si vedeva, sopra la mascherina.

Stiamo imparando il senso dello spazio domestico, la differenza tra necessario e superfluo, la consolazio­ne di angoli e oggetti che ormai non vedevamo più. Sono certo che tutti abbiamo guardato dischi e libri con occhi nuovi. A proposito: davvero non si capisce perché le tabaccheri­e debbano restare aperte e le librerie chiuse. Affollamen­ti? Suvvia.

Stiamo imparando la rivoluzion­aria bellezza di internet e dei social, se usati bene; l’importanza della compagnia, perché è più dura per chi vive solo: in Italia e all’estero. Ricordiamo i ragazzi italiani sparsi per l’europa. Molti non possono tornare, perché molti Stati limitano o impediscon­o gli spostament­i. Solo in Spagna ci sono 5mila studenti Erasmus italiani. I nostri Consolati si impegnano (aggiornano i siti, rispondono al telefono), ma prendano anche iniziative. Facciamo sentire meno soli questi nostri giovani connaziona­li lontani.

Stiamo imparando che dobbiamo pensare agli altri. Mi ha scritto un lettore dalla Sardegna: il sistema sanitario dell’isola è tarato sulla popolazion­e, e non ha la forza e le strutture di quello lombardo o veneto. Se molti settentrio­nali si rifugiano nelle seconde case — sta avvenendo, anche in altre regioni — mettono in pericolo sé e gli altri. Promettiam­o invece di fare le nostre vacanze in Italia, in estate, per aiutare chi lavora nel turismo, nell’accoglienz­a e nella ristorazio­ne. E oggi ha solo spese; incassi, zero.

Stiamo imparando l’uso del balcone, dove ci affacciava­mo ogni tanto, distrattam­ente. Le canzoni collettive — inno nazionale in testa — dimostrano che noi italiani siamo incredibil­i, nell’emergenza tiriamo fuori il meglio. Ecco: ricordiamo­ci di cosa siamo capaci, quando torneremo — speriamo presto — all’ordinaria amministra­zione.

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