E i nazisti uccisero Achille
Romanzi di formazione Solferino pubblica il volume dell’autore ellenico, naturalizzato svedese, ispirato alla sua infanzia Nella Grecia occupata la guerra non è quella degli eroi: Theodor Kallifatides ricorda
Mancano pochi mesi alla fine della guerra. I tedeschi che occupano ancora il Peloponneso si preparano alla ritirata mentre le incursioni degli aerei inglesi si moltiplicano e le campagne sono ormai in mano alla Resistenza. Il villaggio in cui si ambienta il romanzo L’assedio di Troia (Solferino) forse è lo stesso Molaoi, il piccolo paese della Laconia non lontano da Monemvasia dove è nato e cresciuto l’autore, Theodor Kallifatides.
Altri dettagli del racconto sono evidentemente autobiografici: il padre del ragazzo che racconta la storia in prima persona è un insegnante fatto prigioniero dai tedeschi durante una rappresaglia, gli abitanti sono costretti ad assistere in piazza all’esecuzione di un partigiano. Da tempo la scuola è chiusa, ma un giorno arriva la nuova professoressa, la Signorina, e le lezioni riprendono. Lei è giovane, bella, vestita di nero, polsi sottili e la pelle del collo chiarissima: il ragazzo subito se ne innamora. Facendo ingelosire la compagna di scuola Dimitra, che guarda la nuova venuta come una strega. Un giorno, durante un attacco aereo, i ragazzi e l’insegnante si rifugiano in una grotta. E la Signorina comincia a raccontare ai suoi scolari l’iliade di Omero.
Dopo un rapido riassunto dell’antefatto (Paride, il principe troiano, ha rapito Elena, moglie di Menelao) si comincia con l’ira funesta di Achille. È il nono anno di guerra, nessuno dei due eserciti sembra veramente prevalere. Gli Achei cominciano a desiderare il ritorno a casa. Agamennone, re di Micene e comandante supremo degli Achei, temendo la maledizione di Apollo, ha dovuto consegnare la sua schiava Criseide al padre, sacerdote del dio. Chiede però un’altra donna, e vuole Briseide, schiava di Achille. Costretto a ubbidire, Achille decide per protesta di non partecipare più alle battaglie. E per l’esercito degli Achei la situazione diventa pericolosa, con i Troiani guidati da Ettore che arrivano vicino alle navi e ne incendiano alcune.
Affascinato dal racconto di quell’antichissima guerra, il ragazzo fatica un po’ a trovare gli equivalenti fra i combattenti di allora e l’occupazione tedesca. I tedeschi, del resto, sembrano fraternizzare con i paesani, il sindaco siede al caffè con i due ufficiali e la Signorina guarda i due militari con occhi innamorati. Ma questo equilibrio si rompe quando un maggiore della Wehrmacht viene ucciso da un commando partigiano. I responsabili vengono trovati e uccisi, ma scatta la rappresaglia, con la decimazione dei maschi del paese, scelti da un collaborazionista con il volto mascherato. Anche il ragazzo viene costretto a mettersi in fila per la selezione, ma si salva. Intanto il racconto di Omero procede, con Achille che vuol vendicare l’amico Patroclo ucciso da Ettore, e sfogherà la sua rabbia e il suo dolore trascinando il corpo dell’eroe troiano intorno alle mura. Un gesto crudele che lascia sgomenti i ragazzi, e Dimitra confessa di odiare Achille. Ma più in generale sono le atrocità di quella guerra, il sangue, lo scempio dei cadaveri a turbarli, una guerra in cui — è la scelta di Kallifatides — non ci sono più gli dei omerici che intervengono, ma solo uomini che seminano morte e distruzione in un conflitto che ormai appare inutile e insensato.
Emigrato in Svezia nel 1964, Thodoros Kallifatides è diventato scrittore nella lingua del suo nuovo paese, ottenendo premi e riconoscimenti. I suoi libri sono tradotti in America e nei Paesi di lingua spagnola (l’edizione italiana di Solferino è tradotta dalla versione in inglese).
Kallifatides porta con sé i ricordi della sua terra natale negli anni tragici dell’occupazione e della guerra civile, e soffre nel vedere come ancora oggi la Grecia sia sottoposta a nuove, dolorose prove.
Certo, l’iliade che la Signorina racconta a puntate non è propriamente un racconto per ragazzi: ci sono i corpi nudi dei guerrieri che si bagnano in mare, le schiave che vivono nelle tende dei capi degli Achei sono le loro concubine, non si omette nessun dettaglio delle ferite, dei ventri squarciati, delle teste fracassate a colpi d’ascia. Cadaveri e sangue dappertutto, macabri disastri di una guerra di fronte alla quale non ha più molto senso la distinzione fra il generoso amor di patria di Ettore e la furia invincibile di Achille. Un tempo, ce lo dicono antichi ricordi di scuola, ci si divideva fra Greci e Troiani, così come fra cowboys e indiani. Ora, sembra suggerire Kallifatides, prevale solo l’immagine di una dissennata distruzione da cui nessuno uscirà illeso. Achille morirà trafitto da una freccia nell’unico punto vulnerabile del suo corpo, Agamennone tornato a Micene verrà massacrato dalla moglie Clitennestra che non gli ha perdonato il sacrificio della figlia Ifigenia. Ma questo l’iliade non ce lo dice, il poema si chiude con il vecchio Priamo che chiede in ginocchio ad Achille di restituirgli il corpo di Ettore.
Un tempo, è vero, le figure degli eroi venivano idealizzate, come quando l’imperatrice Sissi intitolava Achilleion la sua dimora a Corfù. E Achille come eroe della resistenza compare nel bellissimo romanzo di Alki Zei tradotto anni fa da Crocetti: il giovane capo partigiano che ha combattuto i tedeschi, alla fine della guerra civile troverà rifugio in una sperduta repubblica sovietica, a Tashkent. E la donna che ama, proprio perché è La fidanzata di Achille (era il titolo del libro), dovrà seguirlo, purtroppo per constatare con immensa amarezza le macerie degli ideali di un tempo. Poi, nel film dei fratelli Taviani La notte di San Lorenzo la fantasia dei giovani scolari trasformava le battaglie del 1944 in Toscana in una replica della guerra di Troia, con tanto di lance, corazze ed elmi chiomati.
Fascino dell’epica, richiamo del mito: tutto questo è forse finito, l’età eroica forse non tornerà più. Né per i Greci, né per noi tutti.
Nel villaggio
Arriva un’insegnante che si mette a raccontare l’«iliade» ai ragazzi. Ma la realtà è tutta un’altra cosa
I tempi di Troia
Il protagonista fatica a trovare gli equivalenti fra i combattenti di allora e l’occupazione tedesca