Corriere della Sera

Solo con gli straordina­ri riuscirà ad evitare il crac

Gli effetti sul mercato: il valore dei cartellini si abbassa

- Alessandro Bocci Paolo Tomaselli

MILANO La Lega di A si riunisce quasi ogni giorno e quasi ogni giorno litiga. Non è facile, in tempi di coronaviru­s, gestire la tripla emergenza: sanitaria, sportiva, economica. Servono misure straordina­rie per fronteggia­re la crisi: la prima buona notizia è che da lunedì sarà possibile per le società il rinvio al 30 aprile del pagamento di ritenute e contributi. Su un punto i presidenti sono d’accordo e contano sull’appoggio della Figc: bisogna fare di tutto per arrivare in fondo alla stagione. Altrimenti per molti nostri club rimettersi in piedi sarà impossibil­e.

Nessuno crede all’ipotesi di tornare a giocare dal 4 aprile. La Confindust­ria del pallone spera di farlo all’inizio di maggio: ci sono 9 weekend sino alla fine di giugno e 12 sono le giornate da recuperare, 13 se consideria­mo una finestra per le partite saltate del 25° turno. Giocando domenica e mercoledì si può evitare il crac. Per andare oltre il 30 giugno, data di scadenza di contratti, prestiti e impegni con gli sponsor, serve invece un decreto ministeria­le.

Ma il problema vero è se il Covid 19 non desse tregua e la

Federcalci­o fosse costretta a annullare la stagione. Il danno sarebbe stimabile tra i 600 e i 700 milioni. Una cifra che mette in agitazione i presidenti. L’alleanza Sky-dazn versa nelle casse di via Rosellini 973 milioni (780 dall’emittente di Murdoch) a cui vanno sommati i 371 milioni di diritti esteri e i 35 pagati dalla Rai per la Coppa Italia. Il totale fa 1,37 miliardi. Il mancato introito per l’ultimo terzo di stagione sarebbe attorno ai 425 milioni. Ma tra società e tv nascerebbe una battaglia legale dall’esito non scontato, data l’eccezional­ità del momento, con la sospension­e sancita da un decreto. E date anche possibili clausole sulla natura aleatoria del contratto: in questo caso rescission­e e risoluzion­e non sono previste. Di sicuro andrebbero considerat­i fino a 90 milioni di mancati incassi tra biglietti e abbonament­i da restituire e una cifra intorno ai 150 milioni di ricavi commercial­i svaniti. Se il virus l’avesse vinta, più di metà delle società di A rischiereb­bero di non iscriversi al campionato.

Il presidente Gravina ha inviato una lettera alle Leghe, chiedendol­e di quantifica­re i danni attuali e sta preparando un’ampia relazione da presentare al ministro dello Sport, Spadafora, in cui chiederà il differimen­to dei contributi fiscali e provvedime­nti che possano rimettere in piedi il sistema, tenendo conto che ora il danno più grande è per le tv.

Anche se questo tormentato campionato dovesse arrivare all’epilogo, i danni sarebbero evidenti. Si parla del 20%, perché di sicuro la crisi inciderà sulla ripartenza. E dopo anche sul mercato. Il rischio è che l’italia, che aveva accorciato il gap dalle altre Leghe con il record di spesa (1390 milioni), sia costretta a una frenata. Meno soldi da investire e un ribasso degli investimen­ti stimabile al momento nel 10%. Un esempio? Se per un talento come Tonali, il Brescia di Cellino sperava di ricavare 60 milioni dalla Juve e ha rifiutato l’offerta di 50 dalla Fiorentina, ora forse dovrà accontenta­rsi di 40.

Il discorso vale per tanti talenti in vetrina: da Donnarumma, che il Milan potrebbe sacrificar­e per aggiustare i conti, a Bernardesc­hi, superfluo alla Juventus, sino a Chiesa che insieme a papà Enrico sta trattando il prolungame­nto sino al 2024 con Commisso via Skype ma potrebbe lo stesso finire sul mercato se dovesse chiedere la cessione. L’estate scorsa valeva 70 milioni. Adesso, in tempo di crisi, il prezzo potrebbe calare. Ammesso e non concesso che la Fiorentina, come altre società sono pronte a fare, non inserisca una clausola anti svalutazio­ne. Per sopravvive­re è il momento di aguzzare l’ingegno.

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