Un’ora di tv in più al giorno: effetto «quarantena nazionale»
Un’ora di televisione in più al giorno e gli schermi di casa sempre accesi: è questo l’effetto della «quarantena nazionale» che, per limitare la propagazione del corona-virus, ha richiesto ai cittadini la permanenza domestica. Dall’analisi dei dati (che stiamo raccontando in queste settimane) emerge il ruolo essenziale della tv sia nell’informare che nel tenere compagnia agli italiani.
Il dato di consumo medio giornaliero è quello più clamoroso: in tutte le fasce d’età è in crescita, e mediamente si guarda il piccolo schermo un’ora di più rispetto al periodo pre-coronavirus (l’inizio dell’anno, dal 1 gennaio fino al 21 febbraio). Crescono anche complessivamente gli schermi tv accesi: un dato costantemente in aumento, in particolare nelle famiglie più numerose, quelle composte da quattro o più componenti (nelle quali si supera la soglia dell’1,1 televisore acceso in media). L’incremento di consumi televisivi si verifica in qualunque fascia della giornata (molto rilevante all’ora di pranzo) e pressoché per qualunque coorte d’età, ma sono i dati della prima serata quelli più d’impatto. La platea media nel prime time supera ormai costantemente i trenta milioni di spettatori, e da martedì ha passato la barriera dei 31 milioni (in particolare fra le 20.30 e le 22.00). Il messaggio del premier Giuseppe
Conte è seguito in particolare attraverso l’edizione Straordinaria del Tg1 (momento più visto della settimana, con 10.780.000 spettatori).
Gli spettatori sono polarizzati: da un lato ricercano informazione e approfondimento (record per 8 e ½ con 2.766.000 spettatori venerdì, per Speciale Tg1 con 5.610.000 spettatori, per Stasera Italia Speciale con 2.342.000 spettatori, per Di Martedì, Cartabianca e Piazzapulita), dall’altro lato evasione (su tutti: Il Commissario Montalbano, 9.377.000 spettatori, 39,1% di share). (a.g.)
In collaborazione con Massimo Scaglioni, elaborazione CERTA, Geca Italia, su dati Auditel