Le regole per chi lavora
Lite con la Protezione civile, Fontana nomina Bertolaso. Chiuse Francia e Spagna
Emergenza coronavirus, Trovato l'accordo sulla sicurezza nelle fabbriche. È un protocollo in 13 punti e 12 pagine quello che è stato firmato ieri mattina da sindacati e parti sociali, con la mediazione del governo. Dalla sanificazione ai fornitori. Una trattativa durata 18 ore. Il ministro Catalfo: adesso ci sono più garanzie. La Ferrari chiude fino al 27 marzo. Scontro tra Protezione civile e Lombardia. L’assessore Gallera: dalla Protezione civile mascherine che equivalgono a carta igienica. La replica: polemiche senza fondamento. Il governatore Fontana arruola Bertolaso come consulente. L’emergenza si allarga in tutta Europa: chiuse anche Francia e Spagna.
È un protocollo in 13 punti e 12 pagine quello che è stato firmato ieri mattina da sindacati e parti sociali, con la mediazione del governo. La trattativa — durata 18 ore — si è svolta a distanza. Skype al posto della sala verde di Palazzo Chigi: il coronavirus ha cambiato anche i rituali sindacali.
L’intesa definisce modalità di comportamento per chi nell’emergenza continuerà a lavorare. Prima questione: chi chiuderà e chi terrà aperto? La scelta è lasciata alle imprese. I 13 punti danno linee d’indirizzo più che prescrizioni «senza se e senza ma». Del resto la realtà è già oltre. Alle aziende che si sono fermate si sono aggiunte ieri Ferrari e Ansaldo energia. Ma c’è anche chi continua a produrre a pieno regime come Abb. Il decreto legge che il governo si appresta a varare con misure per il mondo produttivo, a partire da nuovi ammortizzatori, dovrebbe contenere un riferimento al protocollo stesso. Facendo diventare così le norme negoziate ieri un punto di riferimento per le aziende.
Ma vediamo le principali prescrizioni. Non può entrare in uffici e reparti chi ha la febbre (oltre 37.5°) o altri sintomi influenzali. Non può entrare in azienda nemmeno chi negli ultimi 14 giorni ha avuto contatti con soggetti positivi o provenga da zone a rischio. Se la temperatura sale mentre si è già al lavoro, va immediatamente segnalato. All’arrivo
Mascherina Un’operaia al lavoro. Sindacati e parti sociali hanno firmato un protocollo sulla sicurezza sul lavoro il personale potrà essere sottoposto al controllo della temperatura. Di fatto si sancisce che in questa fase di emergenza la tutela della salute viene prima della privacy.
Le aziende dovranno mettere in campo speciali interventi di sanificazione. Se per questo dovranno interrompere la produzione, potranno contare sugli ammortizzatori. Le mascherine vanno usate quando si hanno contatti sotto il metro di distanza. Ma non sono obbligatorie per tutti gli altri, decisione che appare legata anche alla loro scarsità. Favorita la preparazione da parte dell’azienda del liquido detergente secondo le indicazioni dell’oms. In caso una persona scoprisse di avere la febbre una volta già in azienda, dovrà farlo presente subito all’ufficio del personale. Quindi sarà isolata e fornita di mascherina. E l’azienda procederà ad avvertire l’autorità sanitaria.
Soddisfatti del protocollo tutti i firmatari, dal presidente di Confindustria Vincenzo Boccia ai segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, fino ad arrivare a Confapi e all’alleanza delle cooperative. Alla trattativa per il governo, oltre al premier Giuseppe Conte, hanno partecipato diversi ministri, da Roberto Speranza (Salute), a Stefano Patuanelli (Attività produttive), alla ministra del Lavoro Nunzia Catalfo. «Così le aziende, anche facendo ricorso agli ammortizzatori sociali, potranno garantire ai lavoratori più sicurezza», ha commentato la ministra.
Basterà il protocollo a evitare lunedì la ripartenza di scioperi spontanei nelle fabbriche? I sindacati dei metalmeccanici hanno dato un giudizio positivo alle nuove regole. Ma non hanno ritirato la mobilitazione unitaria dichiarata ieri e in corso fino al 22 marzo per l’attuazione delle prassi di sicurezza nelle fabbriche. Intanto la grande distribuzione — da Federdistribuzione a Ancc-coop e Ancd-conad — ha chiesto certezza sugli approvvigionamenti di mascherine per chi lavora nei supermercati a contatto con il pubblico. Molte insegne hanno già dotato i loro dipendenti di questi presìdi, che però sarebbero sempre più difficili da trovare sul mercato. Si attende una risposta dalla Protezione civile.