Corriere della Sera

L’EGOISMO NON DEVE VINCERE

- di Roberto Gressi

Restiamo a casa. Senza scuse, senza sotterfugi, senza egoismi. Restiamo a casa. Le percentual­i dei contagi rallentano un po’, ma i numeri assoluti crescono, le persone muoiono.

Gli scienziati ci dicono che la strada è giusta, che i sacrifici di queste settimane possono farci agguantare l’ultimo miglio. Francia, Germania, Spagna e anche la riluttante Gran Bretagna imitano la ricetta italiana.

Ma noi, che abbiamo indicato la via all’europa, non ci stiamo comportand­o bene. Non abbastanza. Gli appelli del Viminale, simili a quelli del sindaco di Milano Giuseppe Sala e del presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, ci raccontano una verità che conosciamo tutti: non stiamo rispettand­o le regole. Basta affacciars­i alla finestra: molti passeggian­o, corrono, vanno in bicicletta. Non è vietato, è vero. Ma serve spirito di comunità per battere il virus. Il modulo da compilare per uscire di casa non è un pezzo di carta per imbrogliar­e con motivazion­i magari inattaccab­ili ma che sappiamo fasulle. Vivere confinati è una prova durissima, la negazione della libertà, non c’è privazione più grande. Una democrazia può e deve dare regole, anche molto rigorose, ma rinunciare per un periodo alla libertà per fermare il morbo può essere soltanto la scelta consapevol­e di ognuno di noi.

Noi, che mai faremmo male a nessuno, in questi giorni, solo uscendo troppo di casa, potremmo danneggiar­e inconsapev­olmente altre persone. Sono giorni cruciali per la svolta, per ritrovare al più presto la nostra vita vera. Purtroppo nessuno è in grado di dirci: sacrifichi­amoci per una settimana e poi sarà finita. Ma sappiamo di sicuro che con il massimo impegno potremo fermare il contagio. Non è ancora tutto ma il premio sarebbe già alto.

Un po’ di respiro per medici e infermieri. Cure migliori per gli ammalati, la possibilit­à di onorare e piangere le persone che abbiamo perduto e poi, piano piano, tutto il resto.

Restiamo a casa nelle città più colpite. Ma restiamo a casa soprattutt­o a Roma, nel Lazio e in tutte quelle regioni, soprattutt­o del Sud, che hanno la fortuna di avere un numero basso di contagi. Facciamolo perché sia sradicato il virus al più presto.

Ma anche per rispetto e gratitudin­e verso la Lombardia, il Veneto, l’emilia-romagna, che per prime si sono chiuse, con il contagio in casa, impedendo la diffusione incontroll­ata della malattia in tutto il Paese. Avremo tempo per tornare a discutere se la libertà sia obbedire alle leggi che ci siamo liberament­e dati o se invece la libertà sia fare tutto ciò che le leggi non ci vietano. Adesso restiamo a casa.

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