Corriere della Sera

Dal medico di famiglia ai due impiegati postali Il dramma di Bergamo

L’ospedale da campo degli Alpini sarà montato in Fiera

- Di Armando Di Landro e Fabio Paravisi

Come la conta dei caduti di una guerra vera. La provincia più contagiata d’italia, Bergamo, ha raggiunto i 3.993 pazienti positivi e 460 morti a causa del coronaviru­s, secondo i dati della Regione e della Protezione civile. Una media di 20 vittime al giorno dal 23 febbraio. «E il rischio — commenta il sindaco Giorgio Gori — è che si tratti di una fotografia parziale, sia per il numero di contagiati, perché a molti pazienti ammalati non viene fatto il tampone, sia per i deceduti con sintomi sospetti». Statistich­e fredde, che raccontano lo strazio della bassa Val Seriana, degli anziani scomparsi a Nembro, Alzano e Albino, che parlano del decesso dell’opedi ratore del 118 Diego Bianco, 46 anni e un figlio, e da ieri anche quello del primo medico di base, morto facendo il suo lavoro per assistere i suoi pazienti: Mario Giovita, 65 anni, era medico di base da trent’anni tra Caprino e Cisano Bergamasco, e aveva tre figli. Fino a tre settimane fa visitava i suoi pazienti, poi si era ammalato improvvisa­mente, con tutti i sintomi legati al Covid19. E sono altri 118, su un totale 600, i suoi colleghi bergamasch­i finiti in quarantena oppure contagiati, almeno cinque in condizioni critiche, intubati in ospedale. «L’emergenza è straordina­ria, ma siamo stati mandati allo sbaraglio senza le protezioni adeguate e senza un’organizzaz­ione», commenta il presidente dell’ordine dei medici di Bergamo Guido Marinoni. La rapidità del contagio, a Bergamo ma ora anche a Brescia, appare devastante. La paura che cresce in ogni ufficio rimasto aperto. Per esempio alle Poste: a Mapello è morto uno sportellis­ta di 63 anni, Adalberto Chiappa, a Villa d’adda un postino di 59, Ambrogio Tarenghi, che allenava anche una squadra di calcio di

ragazzini. Cgil e Cisl chiedono di chiudere gli uffici, di sospendere totalmente i servizi, per i troppi rischi. «Ma ci sono comunque file agli sportelli, il nostro resta un servizio essenziale, tutti i dipendenti, postini inclusi, sono istruiti sulle misure di sicurezza», replicano da Poste Italiane.

Intanto gli ospedali sono allo stremo, il Papa Giovanni XXIII in particolar­e ha in cura quasi 500 pazienti affetti da Covid-19, con un ritmo di oltre 40 accessi al giorno al pronto soccorso con sintomi che rimandano subito al virus globale. La Terapia intensiva è al limite, tutto esaurito, e ancora ieri sono stati liberati 12 posti letto in un altro reparto. «Uno sforzo immenso», dice l’azienda sociosanit­aria. Servono però altri presidi sul territorio: l’ats ha stretto accordi con tre alberghi per i pazienti dimessi che devono però restare sotto osservazio­ne. Ed è di ieri un altro annuncio: l’associazio­ne Nazionale Alpini allestirà il suo ospedale da campo alla Fiera di Bergamo. «Ci saranno fino a 300 posti letto», secondo il presidente Sebastiano Favero. Bergamo soffre, ma vuole vincere.

I timori di Gori

Letti anche negli hotel per i pazienti dimessi Il sindaco Gori: e forse è un quadro parziale...

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Emergenza L’ospedale degli Alpini che sarà montato

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