Volkswagen e Ford, le fabbriche ferme Trump: assegni a casa
Crescono i timori di recessione mondiale
Soldi direttamente nelle tasche dei cittadini, per far fronte all’emergenza coronavirus. Con una spettacolare inversione a U sulla gravità della situazione, il presidente americano, Donald Trump, si prepara a diventare «helicopter money»: già entro le prossime due settimane manderà assegni a casa degli americani per 250 miliardi di dollari, una parte del nuovo pacchetto di stimolo all’economia che la Casa Bianca ora stima «intorno ai mille miliardi di dollari». «Sarà grande e sarà audace», ha spiegato Trump. «Vogliamo essere sicuri che gli americani ricevano il denaro nelle loro tasche velocemente e che i proprietari di piccole imprese abbiano accesso ai fondi. Gli americani hanno bisogno di cash e ne hanno bisogno ora», ha aggiunto il segretario del Tesoro, Steven Mnuchin. Oltre al rinvio del pagamento delle tasse per milioni di persone e aziende, le misure includono 50 miliardi per le compagnie aeree, «alle prese con una crisi peggiore di quella dell’11 settembre», secondo Mnuchin, e sull’orlo del fallimento, e aiuti per Boeing, il costruttore aeronautico già in difficoltà dopo l’incidente del 737 Max. La prospettiva è tale che Trump, per la prima volta, ha ammesso che l’intera economia americana potrebbe fermarsi.
«La recessione globale è qui e ora», scrive nel suo ultimo report Standard & Poor’s, stimando una crescita del Pil mondiale non più dell’1 - 1,5% nel 2020 (per l’eurozona è prevista una contrazione dello 0,5- 1%), a causa del collasso della domanda, che secondo l’agenzia manderà in bancarotta oltre il 10% delle imprese Usa e quasi altrettante in Europa giorni il tempo che i sindacati Usa hanno dato a Ford, Fca e General Motors per definire piani a tutela dei lavoratori
nei prossimi 12 mesi. È tutto il settore manifatturiero a fare i conti con l’emergenza coronavirus. Ieri la tedesca Volkswagen, primo gruppo automobilistico mondiale con quasi 11 milioni di veicoli nel 2019, ha deciso di chiudere per due settimane la maggior parte delle fabbriche europee per l’incertezza sulla domanda di auto e sulla fornitura di componenti (molto del suo indotto è in Italia). Una scelta anticipata da Fca, Ferrari, Ducati, Lamborghini, Psa, Renault e Daimler. In America è invece il potente sindacato dei metalmeccanici Uaw a sollecitare Fca, Gm e Ford di fermare gli stabilimenti per due settimane. Per ora le tre case automobilistiche di Detroit fanno resistenza e hanno chiesto 48 ore per mettere a punto piani per la sicurezza dei dipendenti.
● Trapela la paura dei lavoratori, migliaia di richieste di malattia. Le aziende hanno parzialmente bloccato gli impianti per sanificarli